Calendario di F1 a "lunga scadenza": ecco la linea assunta da Liberty Media

Calendario di F1 a "lunga scadenza": ecco la linea assunta da Liberty Media
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La politica d'azione di Liberty Media per definire il prossimo calendario? Scopriamola insieme a Paolo Ciccarone
28 luglio 2023

Il recente rinnovo del GP d’Ungheria fino al 2032 fa capire la politica di azione di Liberty Media.

Infatti, la maggior parte dei contratti firmati finora sono a lunga scadenza: Bahrain fino al 2036, Australia 2035, Baku 2034 tanto per citare alcuni esempi recenti. Da questo elenco mancano Monza e Imola in quanto hanno scadenze a breve, leggi 2025. Il totale degli incassi di Liberty Media pagati dagli organizzatori, garantiscono introiti per oltre 700 milioni di euro all’anno e l’Ungheria si distingue come il GP europeo più costoso coi suoi 40 milioni all’anno. A Budapest dovranno mettere mano al portafoglio anche per rinnovare il paddock, le tribune e le strutture e quindi, con un accordo a lunga scadenza (ripetiamo: 2032 invece che 2027 già firmato) potranno ammortizzare gli investimenti.

Parlando di investimenti anche il Belgio ha messo mano al portafoglio, ma qui la situazione appare più complessa, tanto che a partire dal 2025 è ipotizzata l’alternanza con Zandvoort con una sorta di GP del Benelux (anni fa il GP Lussemburgo si corse al Nurburgring…). In ogni caso sono cominciati i lavori per le nuove tribune, il disboscamento della zona retrostante al tratto che porta all’Eau Rouge e anche qui si parla di nuovi paddock e strutture più moderne. Il rinnovamento della F.1, quindi, passa anche per gli investimenti che sapranno fare gli autodromi.

La lista delle gare in scadenza è lunga: Montecarlo è quella più a rischio in quanto è il GP che paga meno di tutti (20 milioni) e il rinnovo dovrebbe avvenire su una base di un aumento di 10 milioni all’anno più una percentuale sulla tassa di soggiorno dei presenti in tribuna. Un meccanismo non ancora definito ma che fa capire come non ci siano più zone privilegiate: “il mio tavolo è pieno di richieste di GP – dice Stefano Domenicali, presidente Liberty Media – e coordinare le varie richieste con la fame che c’è di F.1 in giro per il mondo è doveroso”. Un messaggio per dire che se qualcuno non si adegua, c’è la fila per la sostituzione.

E questo vale soprattutto per l’Italia, coi due GP (unico esempio al mondo ad esclusione degli USA) in cui gli investimenti necessari vanno a rilento: “Organizzare un GP è una impresa che prevede supporti da parte di aziende e istituzioni – ha ricordato il presidente ACI, Sticchi Damiani – senza investimenti non potremo garantire la presenza dei GP in Italia”. In fondo, Francia e Germania, nazioni che hanno una tradizione motoristica e una produzione industriale simile alla nostra, non hanno un GP mentre noi ne abbiamo due, e questo dovrebbe far capire che questa situazione non potrà durare a lungo a meno di investimenti, come fanno dappertutto.

In Europa è corsa al prolungamento: l’Austria ha rinnovato fino al 2030, Baku fino al 2034, la Spagna ha un contratto in scadenza 2026, ma da Barcellona la gara potrebbe spostarsi a Madrid. E in Oriente i promoters stanno fermando i contratti con scadenze decennali o quasi. Senza contare la lista d’attesa, che va dal Sudafrica al Vietnam. Tutto questo fa capire anche la strategia di Liberty Media: avere contratti a lungo termine, con introiti garantiti e sostanziosi, rende il pacchetto F.1 molto appetibile e fa crescere il valore della struttura. Con un portafoglio del genere, chiunque voglia investire nel circus iridato, si trova con sostanza e progettualità a lungo termine. L’ideale per chi deve programmare investimenti e, magari, decidere una offerta per rilevare tutto il pacchetto.

Alcuni criticano le scelte sportive e mediatiche di Liberty Media, che per inciso negli USA partecipa all’organizzazione di Miami e Las Vegas, ovvero paga lei per pubblicizzare la F.1 sul suolo americano, ma negli ultimi due anni Liberty Media è cresciuta. La capitalizzazione è passata a 26,58 miliardi e il titolo viaggia sempre oltre i 71,5 dollari con un aumento del 7,43 per cento da inizio anno. E’ questo che ha insegnato il rinnovo del GP d’Ungheria della scorsa settimana e fra le righe non ci vuole molto a capire quale sarà il futuro della categoria e delle nazioni che dovranno ospitare una gara.

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