Auguri Kimi Raikkonen: l'algido, irresistibile Iceman compie 41 anni

Auguri Kimi Raikkonen: l'algido, irresistibile Iceman compie 41 anni
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Kimi Raikkonen spegne 41 candeline, ma è ancora lo stesso di sempre. Laconico quanto onesto, irresistibile nella sua schiettezza. Iceman di nome e di fatto, si scioglie solo parlando della sua famiglia
16 ottobre 2020

Gran Premio della Malesia, anno 2009. Meteo da lupi, pioggia torrenziale. Tanto da bloccare la corsa. Bandiera rossa, e piloti richiamati sulla griglia ad aspettare tempi atmosferici migliori. Dopo un po’, cominciò a farsi largo una certa insofferenza. Felipe Massa si lamentò con il suo ingegnere di pista, il pazientissimo Rob Smedley, perché voleva, anzi, esigeva, una visiera chiara. Il suo compagno di squadra, invece, prese la situazione in mano. Scese dalla monoposto, si tolse la tuta, si mise in borghese e andò a prendersi un gelato. Tutto questo, ovviamente, senza sapere se la corsa sarebbe ripartita: poco importava, per lui era già finita. E Kimi-Matias Raikkonen da Espoo, Finlandia, 41 anni il 17 ottobre, aveva ragione, la gara si era conclusa lì.

Raikkonen è così, preferisce decisamente i fatti alle parole. E infatti parla pochissimo. Le sue interviste sono laconiche fino al tragicomico, sin dagli albori della sua carriera. Il primo capolavoro di sintesi del giovane Kimi risale al debutto in F1 con la Sauber, nel 2001 in Australia. «Avresti preferito avere più tempo per girare in pista?», chiese il giornalista. «Certo, ma c’è un tempo prestabilito, e finisce lì». E aggiunse: «Non so se sia il circuito migliore per esordire in F1. Non importa che pista sia, dopotutto». Sono queste risposte lapalissiane, risicatissime, ad aver reso Kimi uno dei piloti più apprezzati dai fan. Amatissimo perché autentico, star senza volerlo essere, con quel piglio da pilota di vecchi tempi.

A fare breccia nel cuore dei fan è stato quel Kimi un po’ James Hunt degli anni Duemila. Quello che arrivava in hangover ai weekend di gara dopo settimane di eccessi. Quello che, dopo il ritiro a Montecarlo nel 2006, decise di non sottoporsi nemmeno alla tortura delle interviste di rito e andò direttamente a sfondarsi di champagne su uno yacht. Quello che si travestiva da scimmione ai party. Negli anni, Kimi si è addolcito, grazie all’amore per la sua Minttu e per gli adorabili icecubes Robin e Rianna, gli unici capaci di far sciogliere l’algido Iceman. Ma nel profondo, Raikkonen non è cambiato per nulla: va sempre dritto al punto, con la massima onestà. Ed è questo, oltre ai suoi manierismi, ad aver conquistato il pubblico.

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Kimi è uno che sa perfettamente quello che vuole e deve fare. L’indimenticabile dimostrazione di questo assunto risale al GP di Abu Dhabi del 2012. Al comando della gara, Raikkonen, per zittire il suo loquace ingegnere di pista, pronunciò la frase che diede vita a centinaia di magliette celebrative. «Leave me alone, I know what I am doing». E anche in questo caso aveva ragione, visto che vinse. Ma Raikkonen sapeva cosa faceva anche agli albori della sua carriera, dimostrando, al primo test con la Sauber nel 2000, una capacità di analisi e di risposta alle indicazioni degli ingegneri che andava ben oltre la sua scarsa esperienza con le monoposto.

Era pure veloce, tanto da attirare l’attenzione di Michael Schumacher, che bussò alla porta della Sauber per sapere chi fosse quel ragazzino in pista al Mugello sotto lo pseudonimo Eskimo. «Prendetelo, sarà veloce», sentenziò il Kaiser. Aveva ragione da vendere. Ma la forza di Raikkonen sta anche nella capacità di superare le difficoltà, di lasciarsi alle spalle le delusioni. È questo il segreto della sua longevità, con ben 323 GP all’attivo in carriera. A volte ora sembra più mellifluo, incostante in pista rispetto ai tempi d’oro del mondiale con la Ferrari, ma al momento debito Kimi tira fuori ancora il guizzo del campione che è stato, che rimane.

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, a otto anni, abbracciò mamma Paula e le disse: «Diventerò campione del mondo». Di cosa, non lo sapeva ancora. L’avrebbe capito molto più avanti, quando sarebbe stato catapultato in Formula 1 con pochissima esperienza con le monoposto. Roba da far annaspare chiunque. Ma non lui, l’impassibile Iceman, che non si scompone nemmeno quando gli ricordano che corre in F1 da quasi vent’anni. Li festeggerà nel 2021, se, come sembra, deciderà di continuare con l’Alfa Romeo. Chi l’avrebbe mai detto, vedendolo mangiare quel gelato a Sepang, che a 41 anni Raikkonen sarebbe ancora stato in F1. Forse nemmeno lui.  

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