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In attesa che la commissione di inchiesta della FIA accerti se c’è stata fuga di notizie in merito alle presunte rivelazioni sullo sfioramento del budget cap e la netta presa di posizione dei team e di Liberty Media, nel dire che nessuno ha esposto reclamo e tantomeno essere stati informati del comunicato (leggi FOM…), si fa sempre più larga l’ipotesi (che già avevamo scritto su queste colonne da tempo immemore) di un campionato alternativo di F.1. La storiella gira da anni, dal 2009 quando Montezemolo riuscì a raccogliere attorno alla Ferrari l’interesse dei team dei Costruttori, ipotesi rilanciata poi nel 2011, quando si stava per definire il nuovo patto della Concordia e che avrebbe dato alle squadre più soldi rispetto a prima. E infatti appena Ecclestone ha allargato i cordoni della borsa, del gruppo ribelle dei costruttori non se ne fece più niente.
Anzi, qualcuno sparì pure dalla scena del mondiale, questo per dire che certe prese di posizione lasciano il tempo che trovano. A quel tempo Montezemolo vedeva un campionato F.1 in stile NBA e dal 2021, guarda caso, è proprio Liberty Media che cura anche questo campionato di professionisti del basket, al di fuori delle regole della federazione. Ma organizzare un campionato parallelo senza l’egida della FIA, è possibile? Vediamo i vari aspetti per capire se le ipotesi che circolano sono reali o meno.
Liberty Media controlla direttamente alcune piste (Las Vegas, Miami ad esempio) mentre altre sono ancora in mano a Bernie Ecclestone. Questo però non è un problema, per la semplice ragione che da anni, ormai, esiste un accordo tale che quando il circo di F.1 arriva in un autodromo, di fatto il promotore “noleggia” tutto l’impianto per il periodo interessato, versando anche una cifra simbolica. Ad esempio, qualche anno fa Bernie Ecclestone dava a Monza 1,8 milioni per l’affitto dell’impianto, salvo pretenderne una quindicina per disputare la gara. Ovvero, la F.1 arriva in pista e gli autodromi forniscono i servizi richiesti. Quindi, partendo da questo principio, se Liberty Media volesse organizzare un campionato sui circuiti attuali, non ci sarebbero problemi per la sede, i problemi potrebbero nascere da altro.
Ovvero, i servizi forniti dagli impianti, commissari e strutture di servizio antincendio etc etc, di solito hanno una licenza di abilitazione rilasciata dall’autorità sportiva nazionale. Prendendo sempre Monza e Imola ad esempio, tutti i commissari presenti in circuito sono licenziati ACI Sport FIA. La loro opera è ammessa soltanto nelle competizioni marchiate FIA, ma se un privato volesse noleggiare il loro operato, potrebbe farlo? A questo punto dipende da cosa farebbe la federazione: ovvero potrebbe vietare la presenza di personale licenziato FIA e quindi, di fatto, far mancare il supporto organizzativo. Liberty Media, in questa ipotesi, potrebbe ovviare reclutando personale (magari fisso) da altre parti. In Italia abbiamo il precedente delle gare UISP (esempio la F.Junior e la F.X) che corrono in autodromi con licenza ACI Sport ma disputano gare di altre federazioni. Potrebbe accadere anche per la F.1, ma di sicuro sarebbe un ostacolo a un campionato alternativo.
I team di F.1 sono entità separate dalla normale attività delle Case auto. Ad esempio, Mercedes AMG F1 Team ha una partecipazione di Mercedes, ma Toto Wolff detiene il 33 per cento della squadra, stessa cosa per Red Bull, McLaren o Haas: si tratta di strutture private, quindi non avrebbero problemi a correre nel campionato parallelo. Il problema potrebbe nascere, invece, per le Case che sono impegnate in altri campionati. Ad esempio la Ferrari, che pure ha una attività F.1 che adesso fa capo alla Casa madre, fino a qualche anno fa aveva la sede legale in Svizzera (Lugano, nella sede dell’avvocato Henry Peter). La ritorsione della federazione non colpirebbe la F.1, in quanto entità autonoma, ma potrebbe creare problemi alle altre serie internazioni e nazionali in cui la Ferrari (sempre per fare un esempio) è impegnata. Ovvero, la federazione potrebbe rifiutare la presenza nel WEC perché la Casa partecipa a una serie non riconosciuta dalla FIA, oppure creare problemi al Challenge o alle gare GT in cui sono presenti vetture del marchio. Si aprirebbe un conflitto in cui la F.1 andrebbe per conto proprio, mentre le altre serie sarebbero a rischio ritorsione. Idem per Mercedes o Alpine Renault, ad esempio, che corrono in altre categorie FIA.
Per accedere alla F.1 i piloti devono avere raggiunto un punteggio minimo che comprende vittorie e risultati nelle serie inferiori, tipo F.2 e F.3, poi per correre in F.1 devono avere la superlicenza che viene pagata a peso d’oro: in base ai punti conquistati, si paga la tassa di iscrizione. A inizio 2023 era aumentata l’iscrizione: oltre ai 10.400 euro di quota fissa, bisogna aggiungere 2.100 euro per ogni punto conquistato, come dire che Verstappen per il mondiale 2024 dovrà pagare 1,207 milioni di euro più 10.400 di tassa fissa. Nel caso Liberty Media dovesse organizzare un campionato alternativo, potrebbe anche cadere questa norma e, magari, far arrivare piloti dal mercato USA che, ad esempio, quest’anno sono stati rifiutati perché non avevano la superlicenza FIA. Resta inteso che la federazione, per ritorsione, potrebbe squalificare a vita o per un certo periodo di tempo, tutti i piloti che corressero nel mondiale F.1 alternativo e quindi, prendendo ad esempio un Grosjean che è passato alla Indy e al WEC, vedersi chiuse le porte per mancanza dei requisiti base.
Visto che Liberty Media si occupa della promozione del campionato, doverlo fare per conto proprio non creerebbe nessun problema, anzi verrebbero semplificate molte cose, visto che farebbe fronte personalmente all’organizzazione delle gare e quindi oltre a non dover versare alla FIA i 90 milioni annui che versa adesso per il supporto dei commissari e del personale, alla fine potrebbe anche risparmiare investendo di più nella promozione delle gare. Resta sempre la tegola della ritorsione della federazione. Ovvero, mettiamo il caso che si corra a Monza e Imola con una gara alternativa, la federazione potrebbe fare ritorsione verso l’Italia togliendo le altre gare (WEC, GT, Rally etc) mettendo di fatto ACI Sport nella situazione di doversi inventare qualcosa per impedire le gare di F.1, anche se poi (come detto) da privato che affitta i circuiti e rispetta le norme di sicurezza, Liberty Media potrebbe farlo tranquillamente.
Bella l’idea di separare la F.1 da tutto il resto e mettere in secondo piano la FIA, ma alla fine un conflitto si sa dove comincia ma non si sa come finisce e potrebbero rimetterci tutti quanti, per cui la soluzione più probabile è che si venga a un accordo e che la FIA stabilisca che l’indagine interna non ha portato nessun risultato e che tutti si sono comportati in maniera professionale e rispettosa delle norme, con tanto di messaggi d’amore per i due “indagati”, Liberty Media potrebbe avere le mani più libere e trovare un accordo che oggi, coi 10 team a fianco, diventa più facile e possibile. In fondo, Stefano Domenicali era chiamato il “democristiano” quando era alla Ferrari perché ha sempre saputo coniugare le esigenze di tutti, sintetizzando accordi che rendevano tutti felici e contenti.