Arabia, Qatar, F.1 e calcio: i passi avanti e gli investimenti non solo per lo sport

Arabia, Qatar, F.1 e calcio: i passi avanti e gli investimenti non solo per lo sport
Pubblicità
Dal nostro inviato al Mondiale F1, un'inchiesta che evidenzia i passi avanti fatti di recente in quel mondo lontano dall'Europa, ma che pare un po' più vicino: grazie a volontà sportive e finanziare, con alcune giovani donne testimonial
7 dicembre 2021

Dal disgelo USA Cina attraverso il ping pong di cinquant'anni fa, alla diplomazia della F.1 nel mondo arabo per la difesa dei diritti delle donne e delle minoranze. Nel corso degli anni lo sport ha svolto una funzione importante e mezzo secolo dopo lo storico incontro fra il segretario di Stato Kissinger col leader cinese Mao, alla storica prima volta nel mondiale F.1 di Qatar e Arabia Saudita, che portano a quattro le gare nella regione dopo Bahrain e Abu Dhabi.

Qatar e Araba, due nazioni in cui in tema di diritti umani e delle donne si discute da tempo e che, grazie allo sport, sembrano aver preso una strada importante, anche se Lewis Hamilton, alla caccia di Max Verstappen nella lotta iridata, si è espresso senza mezzi termini: "Non capisco cosa ci facciamo qua in Arabia - ha detto in maniera ironica - ma il tema dell'uguaglianza è fondamentale per me e continuerò a lottare perché avvenga ovunque" con Sebastian Vettel, ex Ferrari e alla Aston Martin adesso, che ha organizzato una gara di kart riservata alle donne proprio vicino al nuovo circuito di Jeddah.

Non è un caso, quindi, che per promuovere una nuova visione e una apertura ai diritti delle donne, sia stata scelta come testimonial Reema Juffail, 21 anni, la prima donna pilota araba (corre nel campionato inglese di F.3) che si è esibita (poco a dire il vero) al volante della Williams campione del mondo del 1980, la prima monoposto che ha corso con sponsor interamente arabi e nel verde nazionale: "Per me è un sogno che si avvera e sono contenta di come stanno andando le cose, visto che molte più donne vengono assunte in posti di rilievo in Arabia Saudita".

A dimostrazione, lo staff di accoglienza del circo F.1 composto in maggioranza da ragazze: "Siamo tutte orgogliose di partecipare a questo evento - dice Noor, 22 anni e due figli, la più piccola Yara di appena 6 mesi - ci hanno chiesto di collaborare e le ragazze delle famiglie più in vista hanno accettato con gioia. Amo l'Italia e ho visitato Firenze e sono felice che molta gente scopra il mio paese".

L'investimento del circuito e delle strutture adiacenti fa parte di un piano di spesa di circa 7 miliardi di euro (su un totale di 30 miliardi di investimenti, di cui 5 nel progetto del PIF, Public Investiment Fund) per rilanciare la zona e i rapporti internazionali. E come biglietto da visita una donna pilota, nel giorno del circus iridato al debutto, è il miglior modo per lanciare questo messaggio. Ma tutta la zona è in fermento.

Ad Abu Dhabi, ad esempio, le eroine locali sono due sorelle: Hamda e Amna Al Qubaisi, 19 e 21 anni, figlie dell'ex pilota campione di velocità con la Porsche Khaled Al Qubaisi: corrono in F.4 e la prima ha conquistato il primo podio assoluto in Italia lo scorso giugno, con la vittoria in alcune gare del campionato locale.

Team tricolore: la squadra vicentina della PreMa Racing, che segue la filiera dei piloti Ferrari del domani. E per giunta le due ragazze sono anche testimonial della campagna pubblicitaria della Ethiad, la compagnia di bandiera degli Emirati di Abu Dhabi.

L'attivismo del mondo arabo nei motori è sancito anche dalla candidatura a presidente della FIA, in successione di Jean Todt, di Mohamed ben Sulayem, 14 volte campione regionale rally. Sarebbe il primo non europeo e il prossimo 17 dicembre se la vedrà contro l'avvocato inglese Graham Stoker. "La F.1 in Arabia Saudita è il nostro miglior biglietto da visita per invogliare i turisti e gli investitori nel nostro paese" ha detto Khalid bin Sultan al-Faisal, presidente della locale federazione Motorsport.

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

E che gli investimenti locali siano di ampia portata lo dimostrano anche due grandi sponsor della F.1. La compagnia petrolifera Aramco, sponsor principale di molte gare, nonché della Emirates che da qualche anno segue il mondiale. Fra le voci di uno sviluppo futuro c'è anche la offerta di rilevare il pacchetto che comprende Liberty Media e quindi il gestore della F.1 in materia di diritti TV e commerciali.

In Qatar, invece, si è svolto il primo GP di F.1, ma è stato più uno spot promozionale per i prossimi mondiali di calcio, con investimenti stimati in 500 milioni di dollari a settimana, la realizzazione di 8 nuovi stadi, linee metropolitane con fermate che portano direttamente in tribuna e la vetrina della F.1, il mondo arabo presenta il suo biglietto da visita per il futuro. Quanta sostanza c'è dietro l'apparenza, lo si scoprirà in futuro. Nel frattempo spendono soldi per avere il circuito cittadino più veloce del mondo e non fa niente se le critiche alla sicurezza siano state generali (coi piloti dotati di...museruola federale), non fa niente se l'apparente apertura contrasta poi con una realtà dove il turismo è sconosciuto e non si hanno idee di come aprirsi totalmente.

Che la libertà di espressione sia un optional. Il primo passo è stato compiuto e la F.1, coi prossimi mondiali di calcio, sposta il proprio baricentro nella regione dove hanno soldi da investire, fame di novità e voglia di aprirsi al mondo perché, finalmente, hanno capito che continuare a restare chiusi in se stessi non porterà da nessuna parte e quindi, chiudendo gli occhi, tappandosi il naso (secondo i loro standard) meglio cominciare a mostrare le tante opportunità possibili in un mondo occidentale alle prese con crisi di lavoro, cambiamenti climatici e discussioni politiche.

In questa parte del mondo si sa chi comanda, come e in che modo, non ci sono dubbi. Come non ce ne sono sui soldi che non sanno come spendere per far girare le loro economie una volta basate solo sul petrolio...

Pubblicità