Addio Niki Lauda, Merzario: «Una grave perdita anche per la Mercedes»

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Arturo Merzario, che nel 1976 al Nürburgring salvò la vita a Niki Lauda, ricorda il tre volte campione del mondo di F1, scomparso a 70 anni
21 maggio 2019

«Non voglio rimarcare il fatto di aver dato una seconda vita ad un amico-nemico: dico così perché nelle competizioni sportive i tuoi amici sono sempre nemici. Dopo gli eventi a Nürburgring è stato più amico che nemico, fermo restando che come concorrente è rimasto un avversario. È sempre così nelle competizioni sportive». A parlare di Niki Lauda, scomparso ieri sera a 70 anni, è Arturo Merzario, figura legata profondamente a quella del tre volte campione del mondo di Formula 1: fu lui a salvargli la vita nel 1976 dopo il terribile incidente in Germania. Proprio a Merzario, Lauda rilasciò le sue ultime dichiarazioni pubbliche, a Paddock TV.

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Parliamo del pilota Lauda: tu che eri suo avversario in pista che pregi e difetti gli riconoscevi?

«Di Niki se ne sono sempre dette di ogni. Dal mio punto di vista, però, il Niki che ho conosciuto io a fine anni Sessanta, quando lui si cimentava nelle formule cadette, nelle sport prototipo, era un giovane emergente che arrivava a rompere le palle a quelli già affermati. Era un pilota determinato, valido sotto tutti i punti di vista. Non era super veloce, ma la sua intelligenza e il saper andare più lentamente degli avversari ha fatto sì che vincesse la guerra, pur perdendo alcune battaglie».

Quindi Lauda era una persona che dell’intelligenza aveva fatto la sua cifra distintiva, pur non essendo il più veloce…

«Lauda è stato colui che ha continuato la mentalità di Jackie Stewart, diventando un ragioniere dell’automobilismo, senza utilizzare solo l’istinto e le capacità del piede, ma leggendo bene determinate situazioni».  

Penso che la sua scomparsa possa influire negativamente sulla Mercedes. Al di là delle sue quote nel team, ricopriva un ruolo rappresentativo, con la sua immagine, il suo carisma e con tutto ciò che ne conseguiva

A distanza di anni vi siete poi ritrovati. Vi siete confessati qualcosa che magari all’epoca, quando eravate avversari in pista, non vi eravate mai detti?

«In occasione dei trent’anni dall’incidente al Nürburgring, nel 2006, grazie a Bernie Ecclestone, grande patron che manca molto nella direzione della F1, ci siamo riuniti. Dopo questo incontro, è nato un altro rapporto».

Che cosa significa una perdita del genere per la Mercedes, di cui Lauda era direttore non esecutivo e deteneva il 10% delle quote?

«Viene a mancare una figura determinante: penso che la sua scomparsa possa influire negativamente sulla Mercedes. Al di là delle sue quote nel team, ricopriva un ruolo rappresentativo, con la sua immagine, il suo carisma e con tutto ciò che ne conseguiva».

Da Moto.it

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