Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
La storia dei motori, quelli che spingono auto da corsa, non si cancella. Competizioni sportive ce ne sono, anche di auto elettriche, ma il massimo resta la F.1. Un pubblico appassionato di “motori” e auto sportive di massimo rango, non può non continuare ad associare la F.1 a un costruttore di massimo livello. Accade soprattutto finché vale il viceversa. Ecco allora la conferma di oggi, per cui a tentare l’avventura in F.1, grazie alla nuova fase tecnico-regolamentare che apre possibilità nella seconda metà di decennio, arrivano i tedeschi del Gruppo VW.
Un momento unico e raro, dicono dal Gruppo VW, per dare spazio a Porsche e Audi nel Circus che altrimenti resterebbe feudo di chi ha già sviluppato auto e motori in precedenza.
Bella mossa, per il Circus. Meno per la F.E dove non solo queste Case ma anche altre hanno speso il nome senza ottenere particolari riconoscimenti popolari. Eppure, si dice che la gamma in vendita tende, anche per le Case sportive pure, ad avere la spina e pensionare molti, quasi tutti, i cilindri. Non sarà allora tutto allineato perfettamente con la F.1, se i programmi dei nuovi entranti, a caccia di glorie massime battendo Ferrari e Mercedes titolate, partono dal 2026.
Per durare qualche anno, proprio mentre i programmi di vendita sul mercato auto pensioneranno sempre più cilindri. Magari non sappiamo qualcosa, che in alto conoscono bene. Magari basta il gran valore della F.1 di un decennio, super-mediatica, come simbolo ed elemento che si tocca, senza guidare, a rinvigorire chi contrariamente alla Ferrari in F.1 non ci è restato sempre (perché la Rossa ha realmente nel proprio DNA le monoposto da gara).
Di certo sorridono quelli che hanno piacere di sentire dire come, necessariamente, almeno per le masime gare, si continuerà a sviluppare il massimo possibile per motori termici, elettrificati. Da sperare che cotanto impegno non sfoci in sole poche auto da milionario, one-off o serie speciali, per solo uso in pista e collezionismo.
Preparatevi a rivedere citate, magari riproposte in formato digitale o replica fisica di qualche uso (gadget e show), le monoposto di massima formula legate al passato Audi e Porsche. Soprattutto la Casa dei quattro anelli ha bisogno di costruirsi qualcosa che non ha, di un certo spessore nel Motorsport, contrariamente ai Cavallini (sia tedesco sia emigrato a Modena).
Ecco allora le auto da gara del passato che saranno, forse, rinverdite quali antenate delle nuove monoposto ibride alimentate a carburante sostenibile motorizzate Audi e Porsche.
Auto Union tipo A, Auto Union Tipo B, Auto Union Tipo C e Auto Union Tipo D per Audi. Sono vetture che vinsero gare e campionato negli anni Trenta, prima della guerra. Alla tecnica di base iniziale, lavorò nientemeno che l’ingegner Porsche.
718/RSK, 787 e 804, sono le vetture che a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta hanno visto Porsche impegnata direttamente in gara. Senza però vantare titoli, pur con buoni risultati di Dan Gurney. Gli allori sono invece arrivati grazie alle McLaren, motorizzate TAG-Porsche (turbo) di metà anni Ottanta.