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1 agosto 1976, ore 14:31. Si sta correndo il Gran Premio di Germania, sul circuito del Nürburgring, decimo appuntamento stagionale del Mondiale di Formula 1. A sole sei gare dal termine della stagione, Niki Lauda arriva al "Ring" come leader della classifica iridata.
Prima della gara comincia a piovere e il tracciato, con i suoi 22.835 Km già di per sé insidiosi, diventa ancora più pericoloso. Lo stesso Lauda, nel pre-gara, propone alla direzione di annullare il Gran Premio ritenendo troppo pericoloso correre in quelle condizioni. La maggior parte degli altri piloti però non concorda, si corre comunque.
Ironia della sorte, proprio il pilota austriaco perde il controllo della propria Ferrari 312 T2 ed esce di strada al Bergwerk, per poi essere colpita dalle vetture di Vertl e Lunger che sopraggiungevano pochi secondi dopo. La monoposto di Lauda in pochi istanti si trasforma in una palla di fuoco e Arturo Merzario protetto da Ertl accorre per prestare soccorso al pilota.
Estratto ancora cosciente, Lauda chiese: «Arturo il mio viso com’è?». Viene trasportato in elicottero all'ospedale di Adenau, dove viene ricoverato, ma subito dopo viene trasferito a Ludwigshafen dove sono più attrezzati per le ustioni. Non basta, ecco il terzo trasferimento, questa volta all'ospedale di Mannheim. In questi vari passaggi gli vengono diagnosticati uno zigomo fratturato, ustioni di primo grado alle mani e di terzo grado al volto, ma una volta giunto a Mannheim sono le esalazioni inalate dal pilota a preoccupare i medici.
Mentre la moglie affermò «Se Niki sopravviverà gli chiederò di non correre più», i medici paventarono la possibilità che l'austriaco non potesse nemmeno avere la possibilità di tornare a correre. Il 12 settembre 1976, ovvero 42 giorni dopo l'incidente pauroso, Lauda risalì a bordo di una monoposto e arrivò quarto al Gp di Monza. L'anno successivo vinse poi il secondo dei suoi tre Mondiali.