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A furia di non avere farina del proprio sacco, riciclando solo o peggio copiando e mischiando male intuizioni altrui, un tempo si rischiava che arrivasse un bel 4 o un 5, al liceo. Oggi forse prendere certi voti non è un problema. E poi, grazie ai social e alla massa belante con poche attività quotidiane che ne sviluppino le menti, è facile addirittura trovare approvazione. O chi dia seguito, ad aria fritta e considerazioni delle più banali, fatte tirando fuori concetti vari ben confusi.
La pandemia ha creato mostruosità mediatiche, “fumogeni” nei discorsi di gente anche molto ascoltata, che manco quando eri all’ultimo anno di università li tiravi fuori, a un assistente che ti faceva un esame.
Un po’ di questa "fuffa" la troviamo anche nel mondo dell'auto, non tantissima come in altri per fortuna. Dopo il caso dell’altro giorno, con l’immagine “promo Audi” della bimba bionda in posa troppo “lasciva” o peggio quasi “mortale” addosso alla fiammante RS4, è il caso del manifesto monzese fascista.
Eh già perchè la SIAS, ah no, ora ci sono altri, insomma l’organizzazione multicolor (più romanocentrica e forzatamente politica che pura monzese) del GP Italia F1 2020, ha esibito il nuovo manifesto, che è ovviamente a tema Italia e monoposto. Il fatto è che lo stile scelto è simil-futurista e quindi pur se il palazzo squadrato è la Villa Reale, tanto vicina al circuito ma anche odiata dai Savoia e gli aerei in formazione sono le amate Frecce Tricolori, che sfrecciano al via di ogni GP Italia, subito qualcuno dice che tale manifesto è quasi “vietato”.
Diciamo pure che non è innovativo e nemmeno il più bello di sempre, che "quei tempi" possono certo venire in mente a chi riconosce lo stile (e non sono mediamente i giovanissimi) ma nemmeno è il peggiore, o crea chissà quali risentimenti nei tifosi che seguono la F1 oggi. Non ci sono celati sponsor, a parte quello dovuto nella titolazione scritto piccolo e un richiamo accettabile alla Ferrari. Si parla sommariamente di Italia, come è ovvio, c’è pure un “since 1950” che richiama all’inizio delle tappe iridate F1 con Monza protagonista e non certo a ideologie vissute ante-guerra.
Va saputa una cosa, se si vuole giudicare con titolo temi quali Monza Autodromo e GP Italia F1. L’impianto è sorto nel 1922, la prima gara del Mondiale ce la hanno fatta subito dopo la guerra e ‘stavolta, avvicinandosi il centenario di una delle piste più amate e storiche al mondo, con la fortuna di un contratto F1 in mano (GP Italia presente, a Monza almeno fino al 2025) nel manifestone ci hanno voluto mettere un po’ di “orgoglio italiano”. Potevano? Certo che sì.
Questi tratti saranno replicati un po’ su tutti gli stampati del GP Italia 2020, con quel taglio grafico che ricorda quello del futurismo. Ok, lo ricorda e chi lo ha approvato ne è conscio: è vietato? Visto che la gara è a porte chiuse, quante persone realmente si troveranno tra le mani o di fronte questo stile “peccaminoso”? Se l’autodromo lo hanno fatto negli anni venti, quando era all’apice la produzione di molti futuristi, come Depero e Balla, vuole dire chissà cosa di politico oggi? Soprattutto, qualcosa che l’utente medio possa ben comprendere e ponderare, o solo aria fritta per i fanatici della politica da social?
Giusto segnalare e approfondire, ma senza patemi e un consiglio, per chi lo ha scelto: quello di illustrarne ancora in trasparenza la realizzazione e le idee. Per chi invece non potrà andare al GP Italia, visto che a porte chiuse, ma ha del tempo libero e qualche risorsa: si potrebbe andare a vedere un museo o una mostra che include il futurismo italiano e farsi idee concrete, se incuriosisce.
Ovviamente scoprendo che sì, c’era un certo appoggio di Mussolini o un contrasto con altri fronti. Ma ci sono anche molte produzioni di opere, di slogan e forme anche pubblicitarie, legate alla vita di tutti i giorni e alle macchine. Volete sapere quale altro manifesto di evento internazionale automobilistico, svolto in Italia, è davvero futurista? Più d'uno ai quei tempi, per esempio quello del blasonato Concorso Internazionale d'Eleganza Automobili. Non mancano poi anche certi cartelloni promozionali del mondo auto tricolore, per aziende fiorenti il secolo scorso che tanti oggi rimpiangono senza rilevare certe connotazioni.