Las Vegas, il precedente: quando la F1 corse nel parcheggio di un casinò

 Las Vegas, il precedente: quando la F1 corse nel parcheggio di un casinò
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All'inizio degli anni Ottanta, la Formula 1 corse a Las Vegas due GP risultati decisivi per l'assegnazione del titolo mondiale, in entrambi i casi grazie a un quinto posto. Ma la pista, allestita nel parcheggio del Caesars Palace, fu un fiasco
31 marzo 2022

La Formula 1 nel 2023 sbarcherà a Las Vegas, per una gara disputata di sabato. E in notturna, condizione necessaria a esaltare l'atmosfera unica della città americana. Per il Circus non sarà la prima volta in Nevada: c'è infatti un precedente, consumatosi all'inizio degli anni Ottanta. Dovendo rimpiazzare il classico teatro dei GP degli USA all'epoca, Watkins Glen, in forte difficoltà economica, si decise di imbastire un circuito nel parchegggio dell'iconico Caesars Palace. E pure la pista, a suo modo, è entrata nella storia. Ma per i motivi sbagliati. 

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La necessità di far rientrare una pista da 3,650 km in uno spazio angusto diede vita a un layout discutibile, con curve a stretto raggio, barriere di cemento e impreziosito da un tocco finale, la segnaletica orizzontale del parcheggio in cui era stato ricavato. Il circuito del GP di Las Vegas degli anni Ottanta aveva la peculiarità di essere nel contempo banale e difficile per i piloti dal punto di vista fisico. Non solo era complesso individuare punti di riferimento per la frenata, ma la pista veniva pure affrontata in senso antiorario, con un numero di curve a sinistra decisamente maggiore rispetto alla media dell'epoca. 

Caratteristica, questa, che combinata alle sospensioni parecchio rigide dell'epoca rendeva la gara di Las Vegas molto impegnativa per il collo dei piloti. A complicare le cose pensavano poi le temperature elevatissime, visto che la gara si svolgeva naturalmente di giorno. A farne le spese nel 1981 fu soprattutto Nelson Piquet, che accusò da subito un forte malessere. Vomitò già durante le prove libere, e poi incassò un ulteriore colpo dopo un massaggio al collo finito male. Piquet a Las Vegas si aggiudicò il mondiale grazie a un quinto posto, ma arrivò distrutto a fine gara. Lo dimostrano le immagini dell'epoca, che ritraggono Piquet completamente stremato dai dolori e dal caldo mentre viene estratto di peso dalla sua vettura. 

Curiosamente, il GP di Las Vegas risultò decisivo anche nel 1982, un anno travagliatissimo per la F1. Il Circus arrivò in Nevada ancora provato dalle scomparse di Gilles Villeneuve e Riccardo Paletti e dal gravissimo incidente che aveva posto fine alla carriera in F1 di Didier Pironi. Proprio Pironi era ancora in lizza per il titolo mondiale nell'ultima gara dell'anno, insieme a Keke Rosberg, arrivato in Nevada da leader, e John Watson. Esattamente come era successo un anno prima, un quinto posto fu sufficiente a Rosberg per laurearsi campione, nonostante avesse colto una sola vittoria durante una delle stagioni più drammatiche della storia della categoria. 

Gli appassionati italiani di vecchia data, però, si ricorderanno il GP del Ceasars Palace 1982 soprattutto per la vittoria di Michele Alboreto. Fu la prima per lui e la penultima per una Tyrrell sul viale del tramonto. Alboreto quella gara rischiò di non terminarla. Il contatto con Eddie Cheever nel primo giro, infatti, gli stortò il braccetto della sospensione. Miracolosamente, il successivo bacio con le barriere raddrizzò il componente, consentendo a Michele di proseguire in terza posizione, alle spalle delle Renault di Alain Prost e René Arnoux. Il primo sarebbe poi statoo ostacolato da forti vibrazioni alle gomme, il secondo fermato da problemi al motore. Alboreto, dopo aver passato Prost in pista, poté godersi il primo successo in carriera, baciato dalla fortuna e pure dalla madrina del GP, Diana Ross. Che, non paga, gli chiese anche un autografo. 

Meno successo ebbe, invece, lo stesso GP di Las Vegas. Il riscontro, a livello di presenza di pubblico e di copertura mediatica, fu inferiore alle aspettative. E così, la F1 voltò le spalle alla città per quasi quarant'anni. Fino ad oggi. La nuova gara a Las Vegas rappresenta benissimo l’idea che ha l’attuale proprietà – americana, ricordiamolo – della F1. Un contorno spettacolare, immerso nel contesto di una delle città più decadenti del mondo. Ma questa, dopotutto, è un'altra storia. Ancora tutta da raccontare.

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