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L'Italia si classifica in dodicesima posizione nella nuova analisi di EY, EV (Electric Vehicle) Country Readiness Index, che classifica i 14 mercati chiave dell'automotive mondiale nell'ambito della mobilità elettrica considerando tre fattori principali: l’offerta del mercato, la domanda da parte dei consumatori e la regolamentazione in vigore negli Stati presi in esame. L’obiettivo è quello di fornire una panoramica esaustiva per ogni Paese circa l’effettiva maturità e prontezza rispetto alla mobilità elettrica. Secondo i dati raccolti nel primo semestre 2022, la Cina mantiene la prima posizione per quanto riguarda i progressi realizzati in termini di veicoli elettrici dove, sia a livello manifatturiero che infrastrutturale, consolida saldamente la propria leadership assecondata anche da un mercato interno in cui oltre il 51% dei consumatori intervistati è intenzionato ad acquistare un veicolo elettrico come prossima vettura.
In seconda posizione si trova la Norvegia, da sempre pioniera nel campo dell’e-mobility con un sistema maturo a livello di infrastrutture e mercato che sconta però un settore manifatturiero poco sviluppato nel Paese. Seguono Svezia, Germania e Regno Unito, nazioni in cui si osserva un impegno significativo per colmare il gap infrastrutturale ma anche manifatturiero spinto dagli investimenti dei più importanti OEM (produttori di apparecchiature originali) con, per esempio, oltre 10 stabilimenti per la produzione di batterie in cantiere.
L’Italia occupa nel ranking il 12° posto, seguita da Giappone, Canada e India. Sono diversi i fattori ancora in fase di sviluppo che separano l’Italia dai Paesi leader nel settore dove è presente una filiera industriale già in stadio avanzato di conversione all’elettrico oltre a un sistema solido di infrastrutture e mercato. Per quanto riguarda il nostro paese, il 45% degli intervistati in Italia è intenzionato ad acquistare un veicolo elettrico. Entro il 2026 saranno lanciati sul mercato più del 65% di veicoli elettrici, ma solo il 18% sarà prodotto sul territorio nazionale. Sulla posizione in classifica dell'Italia pesano la bilancia energetica - con circa il 15% di import di energia elettrica - e una scarsa presenza di colonnine “fast-DC”. A differenza di quanto accade per altri paesi, però, solo il 24% degli intervistati considera la difficoltà della ricarica un detrattore al passaggio all’elettrico.
Gli italiani, più propensi di altri all'acquisto di vetture elettriche - il nostro paese si colloca al secondo posto in classifica per quanto riguarda questo aspetto - sono però frenati dal prezzo dei veicoli di fascia premium, la più nutrita al momento per le auto green. Il trend è anche confermato dai dati di vendita degli ultimi mesi dove dominano le auto di segmento A e B a discapito dei segmenti premium con un impatto diretto quindi sulla quota complessiva di vendite dei veicoli elettrici BEV e PHEV che nel 2021 si è fermata a circa il 9%. Rispetto alle infrastrutture e al sistema produttivo nazionale, dove l’Italia sconta il peggiore scoring seconda solo all’India e Olanda, emerge un ritardo nella produzione in-house sia per quanto concerne l’indotto che la produzione di veicoli elettrici (con una sola fabbrica ad oggi attiva e due Giga-Factory in fase di costruzione).
Il contesto regolatorio vede l’Italia allineata alla maggior parte delle nazioni per quanto concerne il sistema di incentivi all’acquisto, gli impegni relativi al bando dei motori a combustione (2035) e l’obiettivo net zero per il 2050. Il Paese, infatti, si colloca complessivamente al nono posto in questo ambito. Rimangono però alcune aree di miglioramento nella normativa volte a favorire in primo luogo lo snellimento delle procedure, come già accaduto in nazioni come la Norvegia, la Cina e la Germania. Guardando all’ecosistema dell’e-mobility in generale, come già in parte visto nella precedente rilevazione, questo è ancora in una fase di maturazione. Stanno incrementando gli accordi di collaborazione e acquisizioni tra player in un’ottica di consolidamento del mercato passando dalla pletora di piccoli player a pochi brand guidati dalle grandi società energetiche.
Questo progressivo consolidamento contribuisce alla spinta verso la servitization, cioè il passaggio dalla vendita di un prodotto alla fornitura anche di servizi ad esso collegati ampliando l'offerta verso il consumatore finale. Un esempio riguarda le offerte “a pacchetti” con taglie differenti di ricarica che a distanza di meno di un anno tutti i principali player di mercato hanno adottato, con risparmi che possono arrivare anche alla metà dell'equivalente costo di ricarica "a consumo". Un altro esempio è rappresentato anche dalla creazione di pacchetti di servizio compresi all’interno dei contratti per luce/gas domestici.