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Con l’aumento della diffusione degli EV, diventano sempre più urgenti le questioni legate al maggior rischio di incendio per questa tipologia di propulsione.
Affrontiamo il tema con una miniserie di tre articoli: quella che segue è un’analisi sulle tecnologie e sui rischi connessi, ma anche un appello alle istituzioni e alle Case costruttrici affinché si impegnino a predisporre le misure necessario a evitare che ci si debba ritrovare a leggere le cronache di un disastro annunciato.
Ci sarà poi un secondo approfondimento in cui daremo voce ai Vigili del Fuoco per capire in concreto quali sono gli interventi da mettere in atto nella malaugurata ipotesi che si verifichi un incendio, e infine riporteremo il punto di vista dell’altra metà della questione, quella che cioè riguarda i vettori: pensiamo, per esempio, nel contesto di una ripartenza del turismo estivo, che cosa potrebbe accadere se dovesse bruciare un'auto elettrica nella "pancia" di un traghetto pieno di turisti...
Una premessa è d’obbligo: al momento gli incendi di EV sono ancora numericamente limitati, visto che stiamo parlando di un circolante inferiore all'1%. Tuttavia, mentre per i mezzi a motore endotermico si tratta di incendi in massima parte derivanti da incidenti o da cause esterne (a parte quelli provocati da difetti ai tubi del carburante, individuabili ed eliminabili), quelli che riguardano l'"elettrico" sono generati quasi sempre da cause interne. Infatti, si tratta in maggioranza di autocombustione innescata senza un segnale premonitore. Ad aggravare la situazione rileviamo che sono incendi non estinguibili con sistemi tradizionali e soprattutto in grado di perdurare per molto tempo.
Ma perché si possono verificare i casi di “incendio spontaneo”? Ciò avviene perché nei veicoli elettrici - quando sono parcheggiati - abbiamo una batteria dormiente, che tuttavia ha al suo interno tensioni molto elevate, che vanno da 380 a 700 volt. Finchè l’isolamento è perfetto, non avviene alcun passaggio di corrente, ma se la temperatura, la tensione, o altre ragioni chimiche alterano la conduttività fra le celle, possono svilupparsi flussi di corrente veramente enormi, paragonabili a quelli che permettono a una saldatrice elettrica di funzionare.
In pratica, si possono verificare dei surriscaldamenti tra i connettori delle celle di cui è composto il pacco batterie dando luogo a passaggi di corrente anomali, da centinaia di àmpere, con conseguenti sbalzi termici. Se la gestione delle temperatura nell’accumulatore, a questo punto, dovesse andare fuori controllo, anche e soprattutto quando il veicolo è fermo e parcheggiato, si potrebbero scatenare quindi degli incendi. Peraltro, lo ribadiamo, assai difficili da domare.
Il problema, in questa sede, non è certamente quello di individuare la frequenza degli incendi di veicoli elettrici rispetto a quelli che si verificano tra quelli spinti da motori endotermici, ma prendere atto che quando si sviluppano le fiamme su un mezzo a batteria difficilmente si potranno estinguere e gestire con metodi tradizionali.
Ricordiamo l’incendio sviluppatosi nei primi anni Novanta, di notte, su una BMW “E1”, una delle prime auto a batteria (sodio-zolfo) della casa di Monaco. L’incendio fu così violento che distrusse la vettura e l’intero stabilimento ove era custodita.
Considerato questo aspetto imprescindibile dei veicoli elettrici, crediamo che sia necessario - anzi: urgente - sviluppare un programma normativo ben preciso per stabilire come vadano parcheggiate le auto e le moto a batteria in determinati ambienti, potenzialmente molto pericolosi.
Parcheggi multipiano, treni, traghetti e tunnel sono tutti ambienti dove l’eventuale incendio di un veicolo EV potrebbe portare ad eventi catastrofici, con fiamme difficili da controllare e che quindi potrebbero rapidamente propagarsi agli altri veicoli parcheggiati nelle vicinanze.
Non spetta a noi giornalisti elaborare la normativa. Il nostro è un grido di allarme affinché ci si possa trovare pronti qualora dovessero verificarsi episodi di questo tipo, in ambienti così potenzialmente pericolosi. Le istituzioni, quindi, dovrebbero occuparsi quanto prima della questione, in modo da sviluppare delle norme severe e rigorose sul parcheggio di veicoli elettrici che, come abbiamo visto, possono essere colpiti da episodi, seppur sporadici, di incendio spontaneo.
Ma anche i costruttori automobilistici dovrebbero informare il più possibile e nella maniera più chiara e accessibile i consumatori sulle norme da tenere nel caso in cui si debba parcheggiare un veicolo a batteria in ambienti così delicati. Certi della comprensione di tale problema, non esiteremo a pubblicare le eventuali risposte che giungeranno in redazione da parte delle Istituzioni o delle Case automobilistiche.