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Tesla sospenderà la produzione nella propria fabbrica di Fremont, in California, a partire dal 24 marzo. Si arriva così al capolinea di un braccio di ferro che ha visto contrapposti Elon Musk da un lato, e le autorità locali dall'altro. Anche nello stato americano sono scattate delle misure stringenti per evitare l'espansione dei contagi di Coronavirus, ma Musk si era detto contrario alla chiusura del proprio stabilimento, asserendo che quello di Tesla fosse un «servizio essenziale» e quindi non rientrasse nell'ambito d'azione dei provvedimenti.
Nella giornata di giovedì, il governatore della California, Gavin Newsom, ha esortato i propri cittadini a stare a casa e muoversi solo in caso di necessità impellenti. «Nonostante siano state messe in atto tutte le dovute precauzioni sanitarie, l'attività produttiva in alcuni impianti ha causato problemi ai nostri impiegati, alle loro famiglie e ai nostri fornitori», si legge nella nota diffusa alla stampa da Tesla. Il titolo della casa di Palo Alto ha perso l'8% nelle contrattazioni after-hours dopo la notizia della chiusura della fabbrica di Fremont.
La Gigafactory di Tesla a Shanghai, invece, è operativa: un portavoce della casa di Palo Alto ha fatto sapere a Reuters che i livelli produttivi sono superiori ai valori pre-Coronavirus e che il 6 marzo il 91% dei dipendenti era tornato al lavoro. Al momento nella fabbrica cinese è prodotta la compatta Model 3, ma dal 2021 sarà assemblata anche la Model Y. Il crossover di Tesla ora viene prodotto proprio a Fremont. In ogni caso, Tesla ha fatto sapere di avere sufficiente liquidità per gestire il periodo di forte incertezza causato dalla pandemia di COVID-19.