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Chi lavora in Stellantis nel 2021 ha ben presente quali “grandi opere” sono state messe in piedi, per mettere a regime il grande gruppo automobilistico a capo di lunghe tradizioni, eterogenee, di auto europee. I primi segni di vitalità e il percorso anticipato parzialmente sembrano molto buoni. Almeno a sensazione e per come comunicati, accettati dagli attori coinvolti.
Il capo, Tavares, è uno che in tanti apprezzano e in parte anche temono, ma su una cosa si è concordi: dal punto di vista delle gestione industriale, dei processi e, soprattutto, delle HR ovvero risorse umane, ci saranno esempi da manuale. I libri di economia che negli anni Novanta citavano grandi manager della GE capaci di creare una vera “macchina per creare valore" (= fare soldi) in edizione anni Trenta potrebbero citare proprio Tavares e in parte il suo presidente Elkann, a noi caro perché tiene viva la percezione tricolore.
Staremo a vedere quali numeri esibirà il gruppo, in Europa e nel resto del mondo, durante il decennio. Resterà sano e redditivo per gli tutti investitori ma anche soddisfacente per la forza lavoro con le parti sociali? Metterà il sorriso compiaciuto ai clienti smaliziati dei vari marchi senza snaturarli e renderli omologhi? I nuovi servizi coccoleranno e fidelizzeranno come mai prima un nuovo automobilista, che si sentirà “stellato” anche se non possessore di modello premium?
Intanto, oltre la buona predisposizione vista nei confronti dei marchi italiani, Alfa e Lancia in particolare, arriva l’ultima indiscrezione. Non sarà certo vera, ma se dovesse essere, potremmo dire che Tavares “ha vinto tutto” surclassando i manager a capo di colossi americani, asiatici e tedeschi o anche francesi. Qualora Stellantis prendesse accordi per fare la vettura elettrica connessa di Apple, beffando Foxconn, Geely, Nissan o Magna (date come papabili in questi giorni): ci sarebbe solo da applaudire e lo farebbe forse anche Marchionne, dall’aldilà.