Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Cambia molto in fretta la modalità si spostarsi all’interno delle città e tra una città e l’altra: una recente indagine dell’Osservatorio “Audimob” di Isfort conferma che due italiani su tre conoscono il carsharing o ne hanno sentito parlare e sono disposti ad utilizzarlo in alternativa agli spostamenti con l’auto di proprietà (54,5%).
A Roma è andata in scena la seconda Conferenza Nazionale sulla Sharing Mobility, organizzata dall’Osservatorio Nazionale (nato su iniziativa del Ministero dell’Ambiente e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e che comprende 80 membri, fra cui tutti gli operatori di sharing), in partnership con Deloitte e Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane: un evento significativo ad iniziare dalla location, la Stazione Termini, a testimoniare come le stazioni ferroviarie possano divenire “hub” della mobilità integrata e condivisa.
L’evento è servito per fare il punto sulla sharing mobility in Italia, alla luce delle indicazioni presenti nel Secondo Rapporto Nazionale sulla mobilità condivisa.
Considerando che nel triennio 2015-2017, i principali strumenti di mobilità condivisa sono aumentati del 50% in Italia, i servizi che hanno avuto maggiore diffusione nell’ultimo anno sono bikesharing e carsharing, ma hanno evidenziano performance positive anche il carpooling, lo scootersharing e il bus sharing, mentre emerge prepotente il fenomeno delle App che in un’unica piattaforma permettono di prenotare e acquistare tutta la sharing mobility a disposizione nelle città italiane.
Questo successo è confermato anche dai numeri che negli ultimi anni sono lievitati, arrivando a circa 40.000 bici disponibili come servizio di bikesharing in 265 Comuni, circa 8.000 auto in carsharing per 1.077.589 utenti, nelle due formule free floating (l’auto che si preleva e si lascia ovunque) e station-based (si preleva e lascia in appositi spazi) e a circa 2,5 milioni di utenti per il carpooling extraurbano.
Continua inoltre a crescere il numero di veicoli a zero emissioni: è elettrico infatti il 27% degli scooter e delle auto condivise.
Dal punto di vista territoriale, le regioni del sud hanno registrato una crescita più forte, con un più 57% nel triennio, mentre Milano si conferma leader per sharing mobility.
Ma quello che emerge forte è il cambiamento “culturale“ in atto nei confronti dell’automobile: nella sua relazione, Luigi Onorato, partner di Deloitte, conferma come i giovani preferiscano la sharing alla proprietà dei mezzi.
Il tasso di motorizzazione (numero di auto su 100 persone) degli italiani tra i 18 e i 45 anni è passato dal 53% del 2005 al 37% del 2016 e a ciò ha contribuito anche la diffusione del carpooling e del carsharing.
La sharing mobility e il trasporto pubblico sono alleati per la sostenibilità ambientale delle città: se cresceranno insieme nei prossimi anni, permetteranno di ridurre drasticamente l’uso dell’auto privata e delle emissioni inquinanti.
L’OCSE ha realizzato una simulazione sulla città di Lisbona illuminante: se si usassero solo veicoli condivisi e trasporto pubblico in città, si potrebbe realizzare lo stesso numero totale di spostamenti giornalieri, ma con una riduzione sino al 90% del numero di auto, con imponenti vantaggi per la qualità dell’aria e per le emissioni di CO2, ed un risparmio di spazio enorme.
Viceversa, se la diffusione dei veicoli elettrici e a guida autonoma prevista per i prossimi anni non fosse accompagnata alla sharing e al forte utilizzo del trasporto pubblico e all’elettrificazione, gli effetti sarebbero devastanti: i km percorsi ogni giorno dai veicoli in circolazione potrebbero aumentare anche del doppio, con conseguente danno sanitario e ambientale.
«La mobilità condivisa - ha affermato il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti - è uno dei comparti trainanti della rivoluzione della sostenibilità dei trasporti urbani che è essenziale per assicurare standard qualità dell’ambiente e della vita nelle città. I trasporti incidono infatti in maniera significativa sull’inquinamento atmosferico urbano che, soprattutto nella pianura padana, segna ancora ripetuti superamenti delle soglie imposte dalle norme nazionali ed europee. Ma il traffico è anche uno dei principali fattori di stress della vita in città. Condividere mezzi, tragitti, viaggi, spostamenti casa-lavoro è un modo concreto e anche “sociale” per aiutare le città ad essere più a misura di essere umano. Il ministero in questi anni ha finanziato progetti di 573 interventi per 625 milioni in favore di 169 enti locali in materia di mobilità sostenibile e nell’ultimo anno ha promosso e finanziato oltre 80 progetti per gli spostamenti casa-lavoro e casa-scuola presentati dai comuni italiani. E’ questa la direzione giusta per un’Italia migliore e più green».
Ecco una sintesi delle indicazioni presentata dal Rapporto nazionale sulla mobilità condivisa in Italia.
Quello italiano è il primo in Europa con circa 40.000 bici condivise in 265 comuni: nell’ultimo anno il bikesharing è cresciuto del 147% e la crescita delle flotte a disposizione ha permesso ad un numero maggiore di italiani di avvicinarsi all’uso della bicicletta, rivelando al contempo come sia improrogabile l’ampliamento dello spazio a disposizione per l’uso della bici nelle città.
La grande novità dell’ultimo anno nei servizi di bikesharing è l’avvento del “free floating”, realizzato da operatori a livello mondiale come Mobike, Ofo e Obike che negli ultimi mesi hanno attivato il servizio in città medio-grandi del centro-nord, come Milano, Firenze, Roma e Torino, con 22.800 bici condivise.
Le principali aziende che forniscono sistemi di Bikesharing “dock-station” in Italia sono Bicincittà, operativo in 121 comuni per un totale di 7.056 biciclette e 1.535 stazioni; Clear Channel presente su Milano e Verona con 4.900 biciclette e 305 stazioni; Ecospazio, operativo in 89 comuni con 1.034 biciclette e 135 stazioni; TMR, che nel 2016 ha istallato il sistema di Palermo e di altri 16 comuni con 659 biciclette.
Più di due terzi del totale delle biciclette in condivisione circola però sulle strade di sole quattro città: Milano (44%), Torino(13%), Firenze (8%), Roma (5%).
Nel 2017 è stato superato il milione di iscritti in Italia, con 7.679 veicoli e 35 città interessate: nel 2016 sono stati fatti circa 8 milioni di noleggi con percorrenza di 62 milioni di km.
Il numero di veicoli condivisi tra il 2013 e il 2017 è quintuplicato, mentre gli iscritti ed i noleggi sono cresciuti di diciotto e trentasette volte.
In particolare, negli ultimi 12 mesi si riscontra un aumento non solo del numero di auto condivise, ma anche del numero di noleggi giornalieri per auto, che consente al servizio di guadagnare in redditività ed efficienza.
Ad esempio, oggi un’auto in carsharing a Milano viene noleggiata in media 5 volte al giorno, il doppio dei valori medi del 2013.
La diffusione dei due operatori storici (car2go e Enjoy) si stabilizza ma con l’ingresso a Milano di uno dei più grandi operatori a livello mondiale (DriveNow) e l’aumento della diffusione delle auto elettriche condivise (grazie a Sharen’Go, E-Vai e Blue-Torino) il carsharing italiano ha innestato un’altra marcia, anche dal punto di vista della riduzione delle emissioni.
Un servizio in evoluzione: dallo scorso 20 marzo, è partito il vehicle sharing di Eni, primo nel mondo, con un servizio sperimentale dedicato al trasporto condiviso di “cose”, in partnership commerciale con Fiat, che vedrà circolare 50 Doblò Cargo rossi, a benzina e bi-fuel (benzina e metano), dapprima a Milano, Roma e Torino.
Nota dolente: i servizi di carsharing in Italia sono ancora concentrati in poche aree urbane: dei 7.679 veicoli censiti a fine 2017, il 43% è infatti attivo nella sola Milano, seguita da Roma con il 24% dei veicoli, Torino con 15% e Firenze con l’8%.
Milano resta quindi leader per mobilità condivisa con quasi 3.400 auto, 16.650 bici e più di 100 scooter elettrici; a breve sarà attivo il servizio di car pooling con sosta gratuita in alcune aree sperimentali, e tutta l’offerta dei mezzi pubblici, taxi, car sharing, bike sharing, scooter sharing sarà fruibile a breve in un’unica App.
Si tratta di un servizio che consente di condividere con altre persone uno spostamento in auto, quasi come l’evoluzione tecnologica dell’autostop.
In Italia continua a crescere il Carpooling su media e lunga distanza, come quello offerto da BlaBla Car, che ha raggiunto nel 2017 2,5 milioni di iscritti.
Ma la novità è nel servizio dedicato agli spostamenti casa-lavoro ed altri spostamenti urbani, con numerosi operatori: Clacsoon, Zego, Moovit, Scooterino, Jojob, UP2GO e Bepooler registrano iscritti in forte crescita nel triennio 2015-2017, passando dai 72 mila circa del 2015 ai 265 mila registrati alla fine dello scorso anno, con una crescita del 350%.
Una novità importante dell’ultimo anno è rappresentata dalla rapida diffusione dello scootersharing elettrico, con gli operatori Ecooltra e Mimoto, che hanno iniziato il servizio nel 2017 a Roma e Milano guidando la penetrazione della motorizzazione elettrica anche per il mondo delle due ruote.
Totalmente assenti nel 2016, gli scooter elettrici rappresentano invece a dicembre 2017 ben il 68% della flotta complessiva.
Segue lo stesso trend di crescita anche il numero di noleggi: nel 2017 sono stati circa 250 mila, aumentati dell’11% rispetto all’anno precedente.
Cresce il numero di App dedicate all’aggregazione e journey planning dei principali servizi della mobilità condivisa urbana. Free2Move è l’ultimo operatore sbarcato sul mercato, aggiungendosi a Urbi, operativa dal 2016, e a Moovit, presente dal 2013, mentre Omoove, leader in Europa per l’offerta di soluzioni tecnologiche end-to-end per la mobilità condivisa, offre agli operatori un’applicazione personalizzabile, in grado di gestire insieme il carsharing free floating e quello station based.
Cresce dunque il numero di applicazioni, così come anche il numero di città dove è possibile trovare soluzioni di servizi integrati e pianificazione degli spostamenti.
Sono 43 le città e gli ambiti territoriali dove è possibile scaricare una app e accedere a questi servizi, cresciuti dal 2013 con una percentuale annua media dell’80%.
Le App aiutano anche i servizi di trasporto pubblico tradizionale a migliorare l’offerta: l’App “Mytaxi”, disponibile in 70 città di 13 paesi con 11 milioni di utenti nel mondo è stata lanciata in Italia da due anni e vede già 3.000 tassisti affiliati, di cui 850 a Milano, 2.000 a Roma e 150 a Torino.
«La mobilità dei passeggeri - ha sottolineato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile - è soprattutto un fenomeno urbano. E proprio in città ci sono le maggiori opportunità perché il modello di mobilità individuale sia messo in discussione da quello basato sui servizi condivisi e pubblici. Perché ciò accada serve che la mobilità condivisa conquisti spazio e lo tolga all’uso dell’auto privata».