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Per la serie anche i ricchi colossi tedeschi sbagliano, o quantomeno devono correggere il tiro, ecco l’ultimo aggiornamento sullo sharing dei pezzi grossi sul mercato. Car2Go, divenuto ShareNow, ovvero joint venture tra le due case automobilistiche tedesche, si appresta dopo breve a terminare le operazioni in USA e Canada. Varie le motivazioni per la scelta di fermare delle attività relativamente giovani su cui si era investito. Tra queste una fase instabile, le complessità infrastrutturali e, soprattutto, i costi.
Non sono però solo città oltreoceano come Austin, Calgary, Chicago, Denver o Portland a interrompere le attività di ShareNow. Anche in Europa si fermano capoluoghi e capitali, come Firenze, Londra e Bruxelles.
Ora si potrebbe aprire un serio confronto sul tema: è vero che lo sharing auto fatto ad alti livelli di penetrazione, come possibile ai colossi, genera benefici per traffico, aree di sosta, ambiente e mobilità in genere? Se sì, potrebbe valere la pena regolarlo e valutarlo non solo per aspetti di guadagno o di immagine aziendale. Il nome Car2Go soprattutto, vanta milioni di utenti sia nel Nord America sia nel mondo, Italia compresa.
Nella sua breve storia lo sharing auto gestibile tramite App ha già visto nascere inediti competitor: non solo i servizi Uber ma soprattutto quelli di micromobilità a costo ridotto per gli utenti finali (eBile e Monopattini, eScooter). I passaggi futuri saranno dettati da regole locali e globali, oltre che dalla tecnologia disponibile.
Non è certo la terra dei cachi di Elio, quella che i due colossi dell’auto misurano nel decidere quanto e quanto ancora proporre i propri servizi di noleggio a breve. Per adesso continueremo a vedere e a usare le varie Smart, BMW o Mini in città ormai abituate allo sharing. Si tratta soprattutto di Milano, Roma e Torino. Soprattutto Milano è oggettivamente tra le città che genera più volume a livello europeo, per questo servizio, seconda solo a Berlino.