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Redwood Materials una nuova startup che si occupa del riciclo delle batterie in Nevada. Una creazione che porta il nome di Jeffrey Brian Straubel, cofondatore di Tesla.
Straubel, che fino alla scorsa estate ha ricoperto il ruolo di CTO in Tesla, si è progressivamente defilato. Ufficialmente è passato dall’essere direttore tecnico a consulente, ma secondo alcuni la mossa sarebbe stata sfumata per evitare che una figura chiave lasciasse la compagnia dall’oggi al domani.
Affascinato dalle opportunità offerte dal mercato, ha iniziato a fine 2019 con un progetto pilota che puntava al riciclo di circa 200 kg di scarti provenienti dalla Gigafactory Nevada ma ad oggi ha già trattato più di 2 tonnellate di materiale. Grazie agli accordi con Amazon e Panasonic gode di finanziamenti per una cifra di 700 milioni di dollari.
L’obiettivo di questa nuova miniera d’oro? Recuperare i materiali più pregiati della mobilità elettrica.
Definirla startup, è riduttivo, così come per altre compagnie legate al mondo delle batterie come Northvolt ormai valutata 11 miliardi di dollari.
Straubel a differenza non intende costruire batterie dalla a alla z come la Northvolt, si concentra solo sul loro recupero e riciclo, specie per quanto riguarda i materiali più pregiati che le compongono cominciando dal litio. “So che potrebbe suonare iperbolico, ma ho la certezza che se non riusciamo nell’impresa, se non saremo in grado di raggiungere i nostri obiettivi, l’industria americana dell’automobile potrebbe perdere l’intero settore dei trasporti”, ha dichiarato lo stesso Straubel.
Che la scarsità di batterie sia uno dei maggiori freni all’affermazione dei mezzi elettrici Elon Musk lo va ripetendo da mesi. Aziende del calibro della Mercedes hanno dovuto ridimensionare la propria idea di passare totalmente all’elettrico per questo problema e allo stato attuale, la valutazione è del Dipartimento dell’energia statunitense, solo il cinque per cento delle batterie viene riciclato.
Nel frattempo la Cina, secondo il centro di ricerca Bloomberg Nef, controllerebbe l'80 per cento della raffinazione mondiale delle materie prime legate a questo segmento, il 77 per cento della capacità di produrre celle per batterie e il 60 della produzione di componenti. Ecco perché Straubel parlava del futuro statunitense del settore legandolo alla capacità di essere autosufficiente recuperando la quasi totalità dei materiali.
Paolo Cerruti, ex manager di Tesla e co-fondatore di Northvolt spiega: “Siamo i primi ad avere un approccio integrato: puntando alla sostenibilità più elevata nel male necessario delle miniere, intendiamo riciclare completamente quel che produciamo così da doverne estrarre il mendo possibile ed abbattere allo stesso tempo la volatilità dei materiali”,
Essendo più specifici ,il nuovo impianto produttivo della Redwood Materials sorgerà presso il Tahoe Reno Industrial Center, un’immensa area industriale in Nevada dove hanno sede gli impianti di un centinaio di multinazionali e dove si trova anche la prima Gigafactory di Tesla, dove si sfornano batterie con la collaborazione di Panasonic. Straubel del resto, laureatosi a Stanford, è stato a lungo chief technical officer di Tesla guidando fra le altre cose la progettazione delle celle delle batterie, gestendo la catena di approvvigionamento e in ultimo la costruzione della stessa prima Gigafactory del Nevada.
La Redwood Materials di JB Straubel, già CTO della Casa e consulente di Musk, ha già iniziato a lavorare con la Gigafactory in Nevada
I benefici di questo tipo di attività sono di due tipi. Prima di tutto, riutilizzando gli scarti della produzione delle celle agli ioni di litio si riduce l’impatto che la stessa ha sull’ambiente. Sia in termini di rifiuti generati sia in termini estrattivi.
E poi, si riducono sensibilmente anche i costi dei processi industriali. Addirittura, Straubel è convinto che si possa arrivare a dimezzare l’impatto economico dell’acquisto delle materie prime in 10 anni. Questo per via di una maggiore efficienza e per l’accorciamento della filiera.
Come se non bastasse, molti degli attuali 50 dipendenti (ma entro fine anno saranno addirittura 200) provengono proprio dallo stabilimento Tesla.