Motori elettrici: con le "cavità" Spinrel elimina le terre rare cinesi

Motori elettrici: con le "cavità" Spinrel elimina le terre rare cinesi
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I nuovi motori elettrici sono Made in Italy
30 luglio 2024

Si chiamano Spinrel e, secondo chi li ha realizzati, hanno tutte le carte in regola per rivoluzionare il mercato della mobilità elettrica.

Il Green Silence Group – un polo industriale composto dalle aziende lombarde Settima Meccanica, Spin, Motive e finanziato dal fondo di private equity Xenon – ha presentato alla International Vehicle Technology Expo di Colonia una nuova generazione di motori elettrici. La principale innovazione è l’eliminazione dei magneti permanenti, oggi composti fino al 30% da terre rare. Rispetto ai motori tradizionali, gli Spinrel promettono di ridurre l'inquinamento ambientale e acustico e di aumentare l'efficienza energetica.

 

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Come funzionano gli Spinrel

"Gli Spinrel non lavorano come i motori elettrici tradizionali, che utilizzano variazioni di flussi magnetici generati da magneti permanenti, ma sfruttano cavità appositamente studiate e disegnate che creano vuoti e pieni", spiega Alessandro Tassi, CEO di Spin, una delle aziende del Green Silence Group. Questa alternanza di cavità e pieni d’aria permette al motore di girare e funzionare in modo più efficiente.

Dopo tre anni di ricerca e due di ingegnerizzazione, gli Spinrel sono ora disponibili sul mercato, puntando a conquistare il settore della mobilità elettrica. "Questa tecnologia è adatta per qualunque veicolo, sia industriale che commerciale", aggiunge Tassi. Inoltre, potrebbe essere utilizzata per altre componenti di un'auto che necessitano di un motore: tergicristalli, sterzo, freno, finestrini e altro ancora.

 

La dipendenza dalla Cina

Uno dei principali vantaggi offerti dagli Spinrel è la possibilità di emanciparsi dall'utilizzo delle terre rare, un gruppo di 17 elementi chimici essenziali per molte tecnologie della transizione ecologica, compresi i motori elettrici. L'uso delle terre rare comporta due problemi principali:

  • ll primo è geopolitico: la Cina controlla circa il 37% delle riserve mondiali di questi elementi ed è il maggior esportatore al mondo. Attualmente, l’Europa importa buona parte delle terre rare proprio da Pechino e solo recentemente ha sviluppato una strategia per stringere accordi commerciali con altri paesi e accelerare le estrazioni sul suolo europeo.
  • Il secondo problema è ambientale: l'estrazione e la lavorazione delle terre rare sono processi complessi e inquinanti. Nonostante l'auto elettrica abbia un'impronta ambientale complessiva inferiore rispetto a un veicolo a benzina o diesel, l'impatto ambientale delle terre rare non è trascurabile.

 

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