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Ieri all’alba abbiamo conosciuto la versione definitiva Nissan Ariya, inedito crossover elettrico sviluppato e prodotto in Giappone (link). Ariya non è solo un prodotto dovuto agli anni Venti per Nissan, ma rappresenta la nuova identità della Casa verso l’era di elettrificazione. Quella in cui vedremo estendersi questo design unito a tecnologie d’avanguardia ma senza rumori e vibrazioni dei motori termici.
A colpo d’occhio, mentre lo osservavamo cercando di non avere pregiudizi a Yokohama, ci è subito venuto da dire: “questo è palesemente un mezzo giapponese, anche senza vederne i loghi”. Proprio l’identità giapponese, dietro a un logo che guarda caso è rinnovato e illuminato, è quella a cui tengono gli uomini del design Nissan, sparsi però in tutto il mondo a lavorare.
Abbiamo parlato con Matthew Weaver, Vice President Design Europe dell’azienda che opera in Inghilterra. Prima ancora di spiegare i cambiamenti, possibili e dovuti nel design di un Crossover elettrico, in Nissan ricordano che “l’anima di questo UV vuole mostrare il proprio DNA giapponese”. Ecco allora forme che colpiscono, indubbiamente forti e futuriste, ma al contempo semplici e gentili. ‘Futurismo giapponese senza tempo’ lo chiamano. Come chiamano Omotenashi quella dovuta ospitalità da far trovare anche in auto, oggi fatta non solo di forme ma anche di servizi, dedicati e non identici per tutti. Le novità ci sono eccome: dal motore agli ADAS e tutte le funzioni di connettività, ma tutte pacatamente velate dal silenzio e dalla pulizia di forme con le quali ci si rapporta. Insomma, qui non si parla solo di numeri, prestazione o dettagli da scheda tecnica. Semmai di gusto, per un insieme di sensazioni generate attraverso le forme e i dispositivi di questo nuovo Crossover elettrico.
Come le icone oscurate (a proposito: basta interruttori) che si fanno notare gradualmente solo quando seduti o ci si avvia. L’interfaccia grafica è uno dei pezzi forti: doppi schermi curvi e ampio head-up display, sempre con toni e luminosità tenui, graduali, amichevoli nonostante celino effetto “WOW” per certe funzioni inesistenti nella media del parco circolante nazionale. Tutti elementi mai esagerati e piuttosto “Iki” altro termine giapponese: opposto all’essere appariscente.
Fuori oggettivamente un aspetto che è abbastanza imponente per Ariya, ma all'interno alcuni comandi come il clima hanno un design che li rende quasi invisibili. Integrati sulla lunga superficie liscia, si illuminano e danno poi feedback tattile quando servono. Se l'esterno sembra avere una sola linea dinamica dall’anteriore al posteriore, l'interno è…. Minimal tech, con illuminazione (andon) da atmosfera rilassante, di qualità, a enfatizzare lo spazio. Insomma, è parente del noto piccolo Crossover Nissan Juke (a proposito, qui la prova del piccolo con DCT) il nuovo Ariya, ma se ne distanzia parecchio non solo per il motore e le dimensioni maggiori.
Tante finezze non sempre viste sui passati modelli Nissan, come la parte interna delle porte e quella bassa del cruscotto, dove il bagliore soft dell'illuminazione accoglie chi sale a bordo. Colpisce e sarà tipico di tutti gli EV Nissan in futuro quello ‘scudo’, che sostituisce la classica griglia dei radiatori. Evidenzia la firma V-motion elettrificata, con superficie liscia a celare molti sensori per le assistenze guide, ADAS.
Al netto dei gusti personali, in attesa di giudicare toccando con mano e provando Ariya, Matthew Weaver ricorda come non sia facile, unire l’identità giapponese e di Nissan, volute, con le tecnologie crescenti. Gli interni come gli esterni sono stati ripensati rispetto alle vetture termiche precedenti. “L’obiettivo è semplificare. Volutamente semplice nelle sua forme base di carrozzeria, ma palesemente EV per lo scudo, ampio e chiuso”.
A noi però, da spettatori, è apparso bello imponente. “Quello che si evidenza è proprio la taglia della vettura, il resto è molto semplificato, anche nella carrozzeria. Sono ridotte tutte le parti di giunzione e limitati anche gli sbalzi”.
Per gli interni, quali i passaggi forti rispetto alla precedente gamma termica? “Quando si entra in auto qui si percepisce subito la nuova esperienza, data dall’intelligenza artificiale e dalle sue funzioni. Il design ha seguito queste potenzialità. La nuova piattaforma per auto elettriche (usata per la prima volta da Nissan e condivisa con Renault, ndr) offre ovviamente più spazio agli occupanti. Una percezione quasi lounge per come lo spazio è aperto, un ambiente arioso. Cambiano poi le interazioni del guidatore, nei comandi e anche dei passeggeri, con la tecnologia. Un elemento rilevante è nell’apertura di spazio utile per lavorare se necessario, o fare altre attività in vettura per chi non guida. Insomma, abbiamo un UV che può essere visto come segmento C ma dentro è quasi come un segmento superiore, che sa dare anche molto relax se voluto”. E soprattutto con tanti dettagli che fanno capire si tratti di auto giapponese, aggiungiamo noi.
Nello specifico, perché la rivoluzione con un Crossover. Ci attendiamo una costante di modelli UV in vari segmenti tutti elettrificati e magari autonomi, nel decennio ma spazio per Coupé e Cabrio, magari elettriche? “I nuovi EV che arriveranno saranno in formato SUV e Crossover, molti dedicati all’uso in città. Abbiamo il target di mettere in strada oltre un milione di mezzi elettrificati, entro il 2023. Saranno vari ma non facilmente coupé e cabrio per fare volume".
Nissan ha una sua tradizione sportiva ma prima deve anche lei, come altri “democratizzare” l’elettrico nel DNA delle vetture. “Daremo ai clienti quello che vorranno maggiormente, oggi è questo formato, poi potrà essere che se ne troveranno di nuovi. In ogni caso cerchiamo di dare un carattere individuale alle nuove Nissan, non solo differenziarle per segmento e misura”.
La scelta d’impronta schermo orizzontale “a onda” sarà nuovo elemento fisso, per la gamma Nissan elettrificata? “Abbiamo studiato davvero molto per farlo in questo modo, naturale e pratico. È predisposto per ospitare grafiche diverse, in grado di adattarsi certo a tutti gli EV, ma anche ibridi”.
Nuovi contenuti sotto vestito vintage: è un azzardo possibile per un designer dell’auto. Potremo vedere come in certe fantasie, la massima tecnologia di sicurezza, connettività, elettrificazione, con design “futurista e senza tempo” ma di netto ritorno al secolo scorso? Magari riprendendo dei modelli iconici. “Potrebbe essere molto interessante. Ora abbiamo certe caratteristiche ormai fisse, come assenza di leva del cambio e chiave avviamento, ma potremmo lasciare alcune parti se non analogiche almeno tangibili dentro. Per l’esterno è più interessante e fattibile, ma prima partiamo con gli UV che vuole il mercato per praticità e queste idee magari si tengono per veicoli futuri”. Insomma, non è detto che quando il mercato sarà maturo e assuefatto, una riedizione della prima Micra tondeggiante o della sportiva 300ZX potranno vedersi.
Vista la personalità messa in Ariya, il nuovo design arriva in proporzione più da idee europee o asiatiche? “L’Europa lavora a stretto contatto, giornaliero, con la base giapponese dove mi relaziono con Alfonso Albaisa. L’Europa è molto presente nelle scelte, anche se l’insieme è internazionale direi, non di una parte sola. Un insieme che si aggiorna gradualmente partendo sempre dal linguaggio voluto esprimere che è giapponese. Non è semplice da comprendere, quanto sia impegnativo rendere il tutto complementare...”.