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In questi giorni Hyundai ha fatto presenza in quel di Berlino per IFA 2020, ne abbiamo già parlato qui. Il costruttore asiatico è proiettato al futuro ma soprattutto molto ben messo già nel presente, in quanto a mezzi con motore elettrico e zero emissioni di vario genere. La nuova gamma IONIQ è pronta a debuttare nei prossimi anni ma, contrariamente ad altre Case che parlano solo di elettrificazione in genere, contando i km di autonomia limitati dalle necessità di colonnine ricarica veloci, in Hyundai si punta forte anche sull’idrogeno. Un percorso partito già da anni nei reparti sviluppo Hyundai, quello della propulsione green con fuel-cell. Il prodotto oggi sul mercato è Nexo, già prestante ed efficiente (qui la prova). In futuro ne seguiranno altri di modelli e, come sa chi segue la tecnica e il mercato auto, i nodi maggiori non sono lato costruttore, che può essere pronto come è Hyundai, ma a valle: rete distributiva del carburante, per economie di scala e costi utenza. Questione di fonti e di politica, soprattutto, per abbattere i costi di auto che sono già più ecologiche e redditizie di molte altre.
Abbiamo potuto ascoltare le opinioni sia di Sae Hoon Kim, Vice President & Head of Fuel Cell Division in Hyundai, sia del Brand Ambassador Bertrand Piccard.
Come vedete il futuro della mobilità a idrogeno per Italia, rispetto anche ad altri Paesi? Siamo vicini o lontani, dai primi mercati di interesse? Bertrand Piccard ricorda subito che “Ci sono due modi per vedere la questione, quello delle sole città e dei risultati presenti in strada, oppure partendo dal basso, dove ci sono molti attori pronti a operare per creare l’ambiente giusto. Come stazioni di carburante normale e supermercati, che decidono di avere la rete idrogeno e solo dopo che quella rete è pronta, può arrivare Hyundai con i propri mezzi. È quanto accade in Svizzera, attualmente. L’Italia in questo potrebbe fare bene, di certo, con una struttura profittevole basata su molti punti utili ma solo con una condizione: di mercato libero e di competizione tra attori. Che siano i supermercati o i classici distributori o altri ancora, a poter dare le forniture ai veicoli. È necessario per avere massa critica e quindi far avanzare la tecnologia dell’idrogeno”.
Anche il Dr. KIM vede nella volontà politica un aspetto importante. “Dipende da come il Governo decide di implementare le cose. Giappone, Corea e Germania o anche UK ci provano, ma non per tutti è uguale, accedere alla mobilità con idrogeno. Dipende, più si da spazio agli attori e più funziona. L’Italia con il suo incredibile ambiente, bello e da preservare, potrebbe essere tra i primi a dare spazio a questa tecnologia green, sostenibile, e avere sia immagine sia ritorno. Con i veicoli fuel cell si prepara una società dove la nuova energia è molto utile per tante cose oltre all'auto. Il governo italiano ora forse non ci pensa troppo, ma tra qualche anno forse sì. Non è impossibile, la stessa Corea pochi anni addietro non aveva stazioni idrogeno, ora in breve si sono estese, prima solo tre poi molte altre e diventa più facile. Se però tutte le organizzazioni e gli enti lavorano nella stessa direzione”.
Dopo la Nexo, vettura ottima in prestazione per potenza, guidabilità e autonomia, ma in formato SUV, ci sarà spazio per altri modelli in futuro? Per mostrare il valore dell’idrogeno su grandi berline o mezzi sportivi, mentre si spera di democratizzare l’idrogeno? “Il target finale è quello del mercato di massa e non le nicchie – spiega Kim - per cui useremo sempre versioni di auto adatte a tutti. Abbiamo auto potenti in cantiere, ma non subito, in futuro può essere. Ci sono varie forme di sviluppo delle auto elettriche, con batteria di modesta capacità e prestazione, oppure con idrogeno dove possiamo fare auto potenti e durature, che costano anche meno. È questa una differenza basilare, per ora il fuel-cell è ancora una tecnologia “ibrida” in futuro sarà più competitiva e allora faremo anche una supersportiva, con supercapacitor quando sarà tutto armonizzato”.
Su questo interviene Piccard: “Ho provato a Le Mans in pista dei prototipi a idrogeno ed è stato eccezionale, in quanto a prestazione. Ci faremo corse in pista nel prossimo futuro, con le auto a idrogeno e saranno di certo molto divertenti”.
Ne vedremo qualcuna già con l'ETCR 2020, di auto elettrica Hyundai in gara, con la Casa che schiera ufficialmente la Veloster N. Ma sotto i cofani, i sistemi usati per realizzare le vetture elettriche a idrogeno, sono tutti coreani o di sistemisti esterni, condivisi? “La tecnologia è 100% Hyundai - spiega Kim - fatta e sviluppata in casa. All’inizio non c’erano fornitori per cui è stato tutto fatto da Hyundai e solo ora abbiamo molti fornitori che vorrebbero partecipare, ma ancora al 99% è tutto fatto in casa. Solo in futuro potremo sfruttare anche fornitori esterni, con lo scopo di aumentare il mercato e abbassare i costi. Magari anche dare tecnologia ad altri costruttori esterni al mondo auto. Per esempio l’idrogeno come propulsivo per chi fa agricoltura o generatori. Non è facile da condividere ora ma saremo in grado”.
Quindi le produzioni dei mezzi Hyundai fuel-cell sono esclusivamente in Corea? “Potremo produrre e assemblare in tutto il mondo, ma oggi parte tutto da Corea. I componenti sono vari, da poter estendere e replicare, circa 160 elementi base per un sistema motore a idrogeno. Fatti anche da diverse aziende, in modo che ci sia competizione per abbassare prezzi, quando il mercato lo vorrà”.
In quel senso, alcune aziende rivali si uniscono, per affrontare cammini ripidi (vedi Case auto tedesche o giapponesi per la guida autonoma). Hyundai ha potenziali partnership o JV, per l’idrogeno? “Al momento non abbiamo partnership e JV con altri Costruttori esterni al gruppo, ma siamo aperti a tutto il possibile per sviluppare la mobilità a idrogeno, potremmo fornire del Know-How”.
In foto gallery, a inizio pagina, una serie di grafiche di proiezione che Hyundai ha preparato e mostrato a IFA 2020 Berlino, con i vantaggi potenziali dell'usare idrogeno quale fonte energetica per la mobilità, anche in Europa.