Extreme E. Sardegna, A World Apart. Come imparare… il Futuro

Extreme E. Sardegna, A World Apart. Come imparare… il Futuro
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Primo giorno di X Prix Island Sardegna. Libere e qualifiche. In testa alla fine del primo giorno Loeb-Gutierrez, x44, Kristoffersson-Taylor, RXR, Ekstrom-Kleinschmidt, ABT Team Cupra. Occasione e tempo per raccontarvi un poco…
23 ottobre 2021

Teulada, Sardegna, Mediterraneo, 23 Ottobre. 38°58’05.094”N, 8°39’42.280”E, Paesaggio un po’ lunare, nessun riferimento attorno che riveli un luogo noto. Infatti non lo è, conosciuto, perché non è un angolo di Sardegna accessibile ai più. È Capo Teulada, il Poligono dell’Armata. Vegetazione bassa sparsa, grandi distese di terreni duri, tracce ovunque di passaggi ripetuti all’infinito. Sono perlopiù VM90 e eventualmente carrarmati, altri mezzi militari. Dal mare non si vede nulla, in questi giorni in rada solo una nave colorata di verde e nero a motivi geometrici, per insegna una grande X e una grande E. Extreme E.

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È X Prix Island, il crocevia mediterraneo del Campionato Extreme E Elettrico in Sardegna. D’improvviso al centro della conca affacciata sul mare del Sud si materializza il “bivacco” della quarta prova del Mondiale dei Super SUV elettrici, altra geometria, questa volta di tendoni gonfiabili, tende e infrastrutture militari. Quel “bivacco”, che è una vera e propria, piccola, completa città da campo, o mobile, è delimitato da segnali gialli. Al suo interno è stato segnato il tracciato di gara. 7 Chilometri di duro, davvero “demanding”, come dice Jutta Kleinscmidt, Regina unica e solitaria della Dakar, che corre per i colori del ABT Team Cupra e divide l’Odyssey 21 con Mattias Ekstrom: “È terra, ma terra durissima, disseminata di dossi e cunette praticamente invisibili al livello del volante, sopra un leggero strato di polvere e altra terra, piccoli sassi. È scivolosissimo, bisogna fare mota attenzione!”. Insomma, alla velocità di un VM90 è un frullatore di piccole scosse, per i missili elettrici dell’Extreme E un terreno di azione devastante. C’è da sgranare gli occhi come non mai dall’inizio della serie. L’insieme è sinistro e suggestivo allo stesso tempo, come tutte le cose velate di un certo mistero o inarrivabili.

Il bivacco” dell’Extreme E è organizzato secondo uno schema fisso che vale per tutte le prove e tutti i luoghi dove la Serie inventata da Alejandro Agag va in scena. È uno schema che si riflette rigidamente in una particolare forma di “democrazia” e nella filosofia del sostenibile che è uno dei pilastri dell’”invenzione”. La “popolazione” dell’Extreme E vive in perfetta simbiosi ogni ora della lunga giornata-tipo di ogni evento. Si mangia insieme, si partecipa alle fasi istruttorie, ci si dedica agli aspetti “formali” senza badare troppo alle gerarchie, siano esse di fama, storia o qualifica. Ogni Team ha a disposizione una tenda-garage, un’altra adiacente dove si sviluppano strategie e piani tecnici, più un piccolo “disimpegno”, anche questo una tenda, dove si trasferisce la fase di relax degli Equipaggi. Tutti gli effetti personali, dalle chiavi inglesi ai cappellini degli sponsor, passando per ricambi, felpine e computer, tutto deve stare nell’unico container di diritto di ogni squadra.

Anche le Macchine, gli Odyssey 21 che sono la base immaginifica, concentrato tecnologico della Serie, sono tutte uguali. Inoltre sono gestite dagli organizzatori in modo tale… che rimangano uguali. Vengono ritirate, caricate sulla St. Helena, la ex Postale che è l’ammiraglia, letteralmente, della “flotta” Extreme E, e riconsegnate ai rispettivi team solo in occasione della prova successiva. Il che significa che tecnici e meccanici possono intervenire, tra una gara e l’altra, solo… mentalmente, per poi tradurre idee e procedure di riparazione nei limitati tempi a disposizione i giorni precedenti l’evento. Paletti anche per i tecnici. In tutto ogni team può essere composto da un massimo di 9 membri, Piloti compresi. Basta.

E andiamo avanti, stiamo salendo di livello. L’Energia, la “benzina” della rivoluzione elettrica dell’Extreme E. Per ogni gara l’energia è prodotta in loco utilizzando le tecnologie di ACF Energy. Alla base una filiera fuel cell, batterie di immagazzinamento, “distributori” globali e per ciascun team, la traslazione della sempre più storica “pompa di carb… elettricità”. Si deve sapere, infatti, che ciascun team ha a disposizione una quantità di energia uguale per tutti, la quale varia a seconda della tipologia del terreno dell’evento, dune, duro, fango, e delle condizioni climatiche. Si va da 200 a 400KW, in Sardegna la quota è fissata in 250KW.  In Sardegna è tutta un’altra cosa, qui la magia dell’Isola gioca un ruolo chiave nell’alimentare lo spirito dell’Evento.

Ah, infine c’è la competizione, e la “democrazia” salta, va completamente a monte. Adesso ci si infilano guanti e casco e si corre. La relazione tra le Squadre è eccellente, diremmo straordinaria, così oltre lo striscione di partenza quel che resta è purissimo, esemplare distillato di raffinato agonismo. Per esempio, al termine delle qualifiche di sabato del X Prix Island, la Sardegna ha emesso il seguente verdetto: primi Loeb e la Gutierrez, X44, 18 punti, secondi i leader provvisori del Campionato, Kristoffersson e la Taylor, RXR, terzi Ekstrom e Regina Kleinschmidt, ABT Team Cupra, entrambi a 11 punti. È solo l’inizio, vapore che passa dalla caldaia al raccoglitore della moka distilando caffè. Inizia spandersi il profumo di buon mattino.

 

© Immagini Red Bull Content Pool, Xtreme E, Cupra Media

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