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Capo Teulada, Sardegna, Settembre. C’è un particolare incrocio di notizie-evento che mi colpisce ma… non mi distrae. Il primo, di immediata percezione, è il forte impulso che l’avvento di Klara Andersson in unione con Sébastien Loeb ha dato alla competitività del Team Abt Cupra in ambito Extreme E. È un fatto evidente. Si è passati dalla incerta incisività della coppia Jutta Kleinschmidt – Nasser Al Attiyah all’attuale, felice risoluzione che ha subito prodotto il recente, doppio podio in Sardegna. L’emergente talento di Klara Andersson, prima e finora unica donna a salire sul podio del Campionato Mondiale FIA Rallycross, e l'esperienza del nove volte Campione del Mondo di Rally Sébastien Loeb si sono abbinati perfettamente all'Island X Prix in Sardegna, e il team ABT CUPRA XE ha ottenuto il suo miglior risultato della stagione portando la Tavascan XE due volte sul podio.
Una maggiore, sedimentata attenzione, l’ho dovuta, invece, dedicare all’atto di trasformazione dell’attività SEAT per decisione del Gruppo Volkswagen. Vengo dalla percezione di un marchio che correva in Spagna parallelamente alla cavalcata Fiat in Italia, quindi da una base di grande concretezza poi evoluta e promossa alla “Serie A” dell’Industria automobilistica. Se poi rileggo i numeri dell’attualità, positivi in un contesto generale tendente al critico, la notizia mi arriva come qualcosa di inspiegabile. Mi pare di capire che il marchio Seat verrà reindirizzato verso una forma di mobilità più urbana e che il marchio Cupra sposterà verso il premium anche l’evoluzione dei modelli Seat ancora sulla cresta dell’onda. Niente di nuovo, in fondo, sono dinamiche tipiche dei nostri tempi.
C’è un fatto, tuttavia, che per una volta, una sola volta, mi porta a leggere il fenomeno in una delle chiavi più usate e abusate: DNA. Oggi per far colpo, rilanciare o lanciare, pare non vi sia altra soluzione che ritrovare nel DNA le ragioni di una forza originaria, permanente e trainante. Ecco, quella forza la ritrovo, perché c'è, nella storia di Seat Sport riversata in Cupra, nelle capacità e nell’inventiva di un piccolo gruppo di appassionati specialisti, ingegneri, meccanici, preparatori. Sì, perché se si parla di Motor Sport e Reparti Corsa, le centinaia, anche migliaia di persone “implicate” è quasi cosa normale. Invece deve far scalpore che un gruppo di una quarantina di persone appena abbia prodotto quella Storia e, oggi, sia la spoletta della sostanza esplosiva, e quindi dell’immagine, di Cupra.
SEAT Sport era un atelier di Macchine da Corsa, e oggi quello spirito è riversato integralmente nell’attività di Cupra Racing. Ieri era il WRC, il WTCC, più esperimenti e sviluppi che restano segreti ma che hanno fatto la storia, oggi Cupra Racing è Extreme E e Formula E, ovvero “prodotti” che non hanno una diffusione commerciale ma la cui tecnologia è fondamentale per lo sviluppo delle auto che compriamo e vedremo nel futuro già presente. Tutto questo lo scopro parlando con Xavi Serra, neanche 50 anni, l’ingegnere che di Cupra è il Direttore tecnico ma che è stato in SEAT Sport dal 1997. Ognuno ha le sue passioni, io ho il ricordo preciso e vivido della SEAT Cordoba che partecipò alla Dakar del 2001. Si trattava di uno sviluppo, operato insieme a Repsol YPF, 1.900cc diesel per 210 cavalli, della WRC 4 ruote motrici, magistralmente adattato allo scopo. Al punto che, nelle mani di Fernando “Bufalo” Gil, quella bellissima vettura, che oggi vede la sua proiezione nelle ultime creazioni per la Dakar, vinse due delle prime tre tappe di quella edizione, ed è oggi in un museo, non aperto al pubblico. Vogliamo aprire quelle porte?
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