Cosa cambia davvero nella Gen3 della Formula E? Ce lo spiegano Vergne e Vandoorne

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Al Circuito Ricardo Tormo di Valencia è iniziata la nuova era della Formula E. Jean-Eric Vergne e Stoffel Vandoorne, i due blasonati piloti della DS Penske, ce la raccontano con i loro occhi esperti
13 dicembre 2022

A Valencia oggi tira un vento pazzesco, come quello del cambiamento che sta attraversando la Formula E. Le monoposto della nuova generazione sibilano tra le raffiche, con un nuovo stile che divide, come capita d’altronde alla stessa categoria sin dai suoi albori. Le Gen 3 viste dal vivo al Circuito Ricardo Tormo trasmettono una velocità più spiccata rispetto alla versione uscente, anche se la loro maggiore rapidità – toccano i 320 km/h di velocità di punta – non sarà così evidente nei circuiti cittadini su cui la Formula E è solita correre. 

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Nella pitlane all’ora di pranzo fervevano i lavori sulle monoposto, con diverse “facce” nuove. Spiccano l’arancio papaya della McLaren e il verde di Cupra, brand per cui Jean-Eric Vergne, duplice campione del mondo di Formula E, spende parole di stima. “Il fatto che ci siano nuovi costruttori è importante, fa bene alla categoria – ci racconta con i capelli scapigliati dal vento davanti alla sua DS E-Tense FE23 -. Maserati è un grande brand, e sono contento di vederli competere in Formula E. Fa piacere vedere anche Cupra, un nuovo costruttore che sta facendo molto bene e sta crescendo. Hanno unito le forze con Abt, che ha capito di aver commesso un errore andandosene. È una cosa molto positiva”. 

È difficile offrire delle comparazioni tra le varie scuderie al momento, visto che il focus è sull’affidabilità. Ma spicca già un fattore chiave: le gomme. “Sono molto diverse – ci spiega il campione del mondo di Formula E in carica, Stoffel Vandoorne - sono parecchio dure. Con le Michelin avremmo sofferto di surriscaldamento a Valencia, con le Hankook si possono fare stint di una mattinata senza avere un calo di performance, o perfino migliorando. Ci sono differenze a livello di guida nel modo in cui puoi affrontare le curve con la vettura, in frenata. È un approccio diverso, e credo che ognuno debba lavorarci”.

A Valencia oggi è caduta pure qualche goccia di pioggia. Una circostanza che Vandoorne considera un’opportunità, e non un inconveniente. “Non sarebbe male se avessimo un po’ di pioggia qui a Valencia – riflette -. Non ho mai provato queste vetture sul bagnato. Sono già difficili da guidare sull’asciutto, soprattutto per trovare la finestra di utilizzo ideale, e non sarebbe male provare le regolazioni per queste condizioni”. 

Sempre in tema maltempo, viene da chiedersi se alla Formula E non manchi un compound full-wet. “Credo che sarebbe bello in futuro avere una mescola per l’asciutto e una per il bagnato – puntualizza Vandoorne -. Con l’asciutto, se avessimo le slick potremmo guadagnare moltissimo sul tempo sul giro con queste vetture. In Formula E non abbiamo così tante occasioni di guidare sul bagnato, quindi non vedo perché non dovrebbe essere implementato in futuro. Per ora, però, abbiamo un singolo compound, e dobbiamo lavorare con quello che abbiamo”. 

In casa DS Penske, però, le monoposto non sono l’unica novità. L’unione di due realtà diverse porta con sé un’inevitabile fase di transizione. “Ci sono tante aggiunte al team, nuovi ingegneri, ho dei nuovi meccanici, un nuovo capo. Ma il resto della scuderia è lo stesso, abbiamo lo stesso modus operandi. Per me cambia poco, lavoriamo bene insieme”, racconta il punto fermo del team Vergne, che con DS ha vinto i suoi due titoli mondiali. 

Se JEV è una delle colonne portanti della scuderia, tra le new entry c’è anche il compagno di squadra, Vandoorne, passato dall’uscente Mercedes a DS per la stagione 2023. “Il modo in cui lavorano i due team è diverso - spiega -. Ci sono persone di grande talento anche in questa scuderia, la differenza è il modo in cui vengono gestite le cose. È normale quando si cambia team. Siamo all’inizio di una nuova generazione di vetture e ho molta esperienza accumulata in Mercedes. Ora sono in un team che ha avuto grandi successi in passato. Lato mio ho dato molti suggerimenti su come possiamo migliorare, mantenendo nel contempo gli aspetti positivi. È una boccata d’aria fresca”.

Tra gli aspetti più interessanti del nuovo corso di DS Penske c’è il rapporto tra i due piloti. Entrambi iridati, e motivati a rendere più corposi i propri palmares. A domanda sul fatto di sentirsi o meno il leader del team, Vergne è come sempre molto schietto. “Non credo di esserlo. Ho più esperienza di Stoffel all’interno del team, questo è indubbio. Ma lui ha un know-how di lavoro diverso, in un team come Mercedes. Abbiamo entrambi molto da dare, e lavoreremo insieme come leader. Non siamo due piloti da niente, siamo entrambi campioni del mondo. Saremo due numeri uno a guidare la scuderia. Credo che sarà una battaglia molto serrata tra noi due e sarà così finché correremo insieme. Sarà un bene per il team, finché DS Penske esaudirà le nostre aspettative”. 

Il messaggio alla scuderia è chiarissimo. Così come la sensazione che Vandoorne ha di avere iniziato il suo nuovo capitolo in pista con il piede giusto. “Il debutto è stato piuttosto positivo. Arrivare qui con una nuova generazione di vetture rappresentava un’incognita. Non possiamo sapere a priori come può andare il confronto con la concorrenza, ma l’esordio è stato buono. Non abbiamo avuto problemi, il che è il primo obiettivo. A livello di performance, è presto per dirlo, ma siamo in una buona posizione. È molto importante provare tutti gli elementi che abbiamo portato qui e creare una buona base per la prima gara in Messico”. E proprio a Città del Messico cominceremo a capire se il vento di cambiamento della Formula E farà veleggiare la DS verso nuovi successi.

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