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Se pensiamo a quanto destava maggiore interesse nelle vecchie edizioni del Salone dell’auto di Ginevra senza scorrere indietro neanche troppo nel tempo, il cambiamento è palese: nemmeno un ventennio dall’inizio del nuovo secolo, pochi anni dopo il boom delle motorizzazioni diesel per tutti e l’auto in Europa è ora pienamente elettrificata, su ogni segmento. Il discorso più significativo, in prospettiva futura, non è però quello dell’ibridazione, scontata e dovuta, presente in gamma 2019 per tutti e nemmeno così ottimale in certi casi; ma quello degli EV puri. Auto, minicar, bus e ogni altro mezzo di mobilità su ruota in città, si avvicineranno come mai prima sotto il comune denominatore della motricità elettrica. Quello che emerge dagli stand al Salone più importante d’Europa per l’auto e dalle interviste, fatte a Ginevra con i massimi dirigenti è un cambiamento epocale. Per attori storici e nuovi di un business a quattro ruote che si estende e lega anche al web, alla rete mobile 5G, alle software house e a infinite società di servizi. Se un tempo il vero colosso dello spostamento in auto, tedesco, italiano o francese, si spiegava e giustificava nel suo ruolo con pochi semplici rombanti concetti, ora con l’auto elettrica il marchio esposto dal costruttore vincente non può più significare solo assemblaggio di un telaio, un motore e delle dovute dotazioni interne.
Un passo alla volta però, un luogo per volta soprattutto e, non ultimo, non senza dolori per la vecchia filiera automotive. Agli utenti finali, in strada? Meno emissioni e immissioni, alleggerimento dei veicoli e carica batterie da tener d’occhio, ma soprattutto tanta mobilità condivisa e un po’ mischiata nei generi, pensionando man mano motori termici e liquidi, che siano carburante o lubrificanti. Le nuove auto elettriche sono soprattutto compatte, che non amano vivere come le progenitrici, a se, attirando attenzioni e cure, ma semmai si legano più che a un proprietario alla rete di ricarica, a quella di noleggio, a quella dei dati, tramite infinite App per servizi consumer o aziendali. Questione di un decennio insomma e il panorama cambierà, perché il dado elettrico e connesso è tratto, per l’automobile in città. Quando lo iniziano a ventilare dai piani alti di ogni quartier generale verso i Saloni più importanti come Ginevra, Las Vegas o Barcellona, si tratta di cosà già prevista e programmata.
Se persino Fiat, dopo anni di politiche non proprio favorevoli all’auto elettrica, sotto il comando di Marchionne ha portato a Ginevra il proprio Concept Centoventi destinato a invadere le città qualora messo in gamma, certi grandi attori del mondo auto europeo sono ben oltre, a capo fitto nella mobilità elettrica, con linee assemblaggio EV già collaudate. Il mondo delle grandi capitali è già giunto al punto di passaggio, nessun costruttore lo nega e ciascuno propone la propria soluzione. Norme e tendenze sociali sposano i piani industriali di chi vuole mettere le proprie auto nelle capitali europee, sempre più vietate, nei loro grandi centri, ai mezzi endotermici. La rivoluzione partirà proprio da qui, secondo il trend che abbiamo confermato durante l’inverno sia all’MWC di Barcellona sia a Ginevra, ma anche ai Saloni d’oltre Oceano, americani. ZTL in aumento di superficie non solo a Milano fino a escludere ogni mezzo termico che non sia di emergenza, o pubblica utilità. Qualcuno, pensando a sindaci estremisti, parla addirittura di mezzi privati di ogni tipo non ammessi. Quello che è lecito attendersi, prima delle auto a guida autonoma, è l’ondata di piccole auto elettriche proposte in listino o messe a noleggio, affiancate a mezzi di trasporto persone e merci (es. taxi, NCC e Corrieri da ultimo miglio) che divengono gradualmente e solamente elettrici. L’autonomia limitata garantita oggi dai veicoli elettrici si combina esattamente con il target urbano, delle metropoli. Luoghi isolati di provincia, percorsi estremi e lunghe percorrenze? Per quelli e ancora per un po’, si rimarrà come ora, aumentando il divario rispetto alle città, concedendo a fuoristrada e sportive o grandi SUV solo l’ibridazione.
Certi temuti o presunti tali costi di gestione, d’invecchiamento, piuttosto che la poca voglia di doverli avere in carico scoprendoli come automobilisti privati, in un mondo di veicoli elettrici non ancora ben conosciuto, si abbinano alle formule noleggio a breve, allo sharing. Anche qui, dalle discussioni tenute in occasione di MWC e GIMS 2019, quanto emerge per l’Europa è che tutti i grandi costruttori di auto sono presenti in forma perlopiù indiretta, sul fronte. Loro faranno le auto elettriche per le città insomma e loro, o meglio chi collabora con loro, anche finanziariamente, a livello societario, sono già pronti a occuparsi del noleggio. Stimolare chi vorrà salire a bordo, per volontà o per necessità, alle prime auto e anche ai van elettrici. Il gruppo VAG ha delegato soprattutto Seat, in quel di Barcellona, a sperimentare con molte piccole partecipazioni in società lo sharing di scooter, quadricicli e auto connesse, in 5G. Un gruppo di veicoli elettrici diversi tra loro ma che rimandano a un’unica grande filiera a monte. Se il modello funziona in una vivace capitale piena di modernità, man mano potrà estendersi anche altrove, a quelle più classiche. Ma non sono solo i grandi gruppi a pensare di mettere a disposizione i propri nuovi modelli elettrici in modalità di possesso temporaneo. La proprietà di auto elettriche sarà necessariamente meno estesa, rispetto a quella classica. Lo sanno in Volvo, tanto per citare un altro brand di valore che addirittura ha pensato a sdoganare qualcosa d’inedito e fresco, come Polestar, gamma auto elettriche di classe medio superiore. In questo caso la sfida è direttamente alle Tesla e la tecnica, pur raffinata, passa in secondo piano rispetto alla praticità di uso e la gestibilità finanziaria di noleggio, più che acquisto.
Un passaggio che sembra dovuto a molti automobilisti e utenti, è quello di salire a bordo di un EV come passeggero, magari di trasporto pubblico o noleggio momentaneo, prima di sposare la mobilità elettrica anche per la propria quotidianità privata. Accade già in piccola parte nelle metropoli che danno spazio e bici elettriche, scooter elettrici o sharing di minicar. Ora questi servizi sembrano interessare i colossi dell’auto che, magari senza esporre il proprio logo, ci mettono risorse e tecnologia, abituandoci a qualcosa cui poi legarci, sempre passando da loro. In alcune città della Germania nei prossimi due anni saranno consegnate minicar e minivan di e.GO, che tradotto vuole dire a livello societario anche ZF, tra i maggiori produttori di sistemi elettronici automotive. Salire a bordo per un breve noleggio, o trasporto da utente, su questi veicoli, vorrà dire anche entrare in contatto con l’arcinota piattaforma MEB. Quella della rivoluzione elettrica tedesca, quella che pare debba ripetere quando fatto nel dopoguerra (per trenta anni) dal Maggiolino. e.GO infatti, non è solo un piccolo e nuovo fornitore di minicar, bus e mezzi di consegna elettrici per città, ma anche il primo costruttore “indipendente” (guarda caso tedesco) che sfornerà dalle proprie linee veicoli basati sulla MEB di VW. È la stessa che si trova su tutta la gamma ID in arrivo, ma anche sulla potenziale Buggy per usi divertimento (come quella ai tempi d’oro, basata sul Maggiolino) su Audi Q4 e-tron, sulla Skoda iV o su Seat el-Born. Salire su modelli diversi che ci abituano a non conoscerne bene il motore, salvo sapere che alimentato elettricamente, pesando maggiormente stile e personalizzazione di servizi come mai visti su un’auto prima. In questo noi italiani arriviamo dopo, ma arriviamo anche noi a quanto pare.
La scala del contagiri di un’auto è sempre stata letta, a livello internazionale, con un acronimo destinato a essere messo da parte per il futuro. Anche questo scaturisce dagli ultimi Saloni e nello specifico dobbiamo aggiungere a GIMS ed MWC anche il CES, di Las Vegas. Un concetto forzato per dare l’idea di cosa conterà nelle auto elettriche, quelle pienamente dotate, del futuro ma che già si muovono su percorsi di test. Se in passato contavamo i giri del motore termico, percepiti a orecchio e con vibrazioni prima che su una lancetta (Revolutions Per Minute) in futuro si “andrà di EPM” ovvero Experiences Per Mile. In sostanza i ricercatori, al soldo delle Case che puntano su motorizzazione elettrica combinata a connessione 5G, guida autonoma e servizi, confermano che più nessuno conterà i giri del motore, anche perché non li “sentirà” su un EV. Conteranno invece le esperienze, i contenuti che si riescono a sfruttare in auto. Leggere un listino prezzi per un teenager anni addietro era contare i CV di potenza, la coppia massima a quali giri motore. Nel futuro faranno somma di esperienze fattibili mentre si è a bordo, mentre alcuni motori elettrici fanno girare ruote che poco contano, rispetto alle App nei grandi schermi. Brutto che sia per i puristi, questo è quanto arriva dalle tendenze che abbiamo percepito. E, tornando all’inizio, quando parlavamo di tempi che cambiano a un Salone storico, la cosa è confermata: provate a leggere sulle schede delle anteprime auto mondiali o europee presentate a Ginevra, le cubature dei motori (cm3), le emissioni (CO2), i cilindri. Sono quasi tutte caselle vuote, perché in prima riga si legge “Èlectrique“ o “Pile à combustible” in rigoroso francese, che è la lingua ufficiale del Salone svizzero. Se parliamo di modelli inediti non solo concept ma anche di serie, portati per la prima volta al pubblico, contiamo anche molti “Hybride” ma restano poche le anteprime di auto con motori solamente a “Essence”, ovvero a benzina, quasi nessuna diesel. Vero è che i nuovi modelli termici restano quelli di certo successo, perché vincenti già nel nome, come Clio e 208, o 911, ma quanto dureranno in città, senza divenire elettrici?