In Italia si immatricolano 1000 auto elettriche al mese: record che vale 0.5% del mercato

In Italia si immatricolano 1000 auto elettriche al mese: record che vale 0.5% del mercato
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Nel 2019 grazie agli ecobonus il mercato EV accelera. Specie in Lombardia dove ci sono 1000 colonnine e a Trento, dove in 1 anno si ripaga l’investimento. In assoluto però, siamo ancora vicini a zero. Tutti i numeri dalle ultime statistiche sull’elettrificazione auto
27 settembre 2019

È la prima volta che in Italia si supera la soglia delle 1.000 auto elettriche immatricolate in un mese. Grazie anche agli Ecobonus 2019. Percentualmente i numeri positivi ci sono, ma quelli base restano ridotti e sul resto del mercato poco pesano, i BEV. Più corposa nel volume ma non nelle percentuali, la salita di PHEV o ibridi. Chi crede fortemente nell’elettrificazione segnala l’ampliamento nell’offerta di modelli di auto, oggi più di 60 tra EV e ibridi plug-in e lo sforzo degli operatori della ricarica, che ha permesso di raggiungere 8.200 punti ad accesso pubblico in Italia. In tutto il mondo, nel 2018 sono stati immatricolati 2,1 milioni di veicoli elettrici, sia “full electric” (70%) che ibridi. Nel 2019 si dovrebbero superare i 3 milioni, con la Cina in vetta a 1,2 milioni di nuovi veicoli elettrici (+78%) il triplo dell’Europa che però si conferma il secondo mercato, con oltre 400.000 immatricolazioni.

L’investimento conviene?

Gli incentivi economici rappresentano un fattore determinante per la mobilità elettrica e sommando “bonus” nazionali e locali, emerge un’Italia in cui il Nord è più dinamico. Se poi si assume la prospettiva del Total Cost of Ownership, ossia lungo tutta la vita utile del mezzo, che include anche bollo ed eventuali modalità privilegiate (parcheggi e ZTL) la situazione si chiarisce ancora: l’esenzione dalla tassa di circolazione, temporanea o permanente, è presente in tutte le regioni mentre per quanto riguarda le altre facilitazioni, ci sono differenze. Dove esiste solo l’incentivo nazionale, si impiegano circa 5 anni per “pareggiare” il costo di un’auto a benzina, con un risparmio complessivo di 7.000 euro su 10 anni. Dove c’è anche un incentivo regionale cumulabile con l’Ecobonus, oltre a facilitazioni alla sosta e all’accesso, il “pareggio” arriva già dopo 2 anni, e dopo un anno soltanto se il contributo è di 6.000 euro. Come nel caso della Provincia autonoma di Trento, dove in 10 anni il risparmio raggiunge i 12.000 euro.

Infrastruttura di ricarica

Nel mondo a fine 2018 c’erano 540.000 punti di ricarica pubblici. A dominare è ancora la Cina. L’Europa aveva 160.000 punti di ricarica pubblica di cui il 15% “fast charge”. Ad oggi, in Italia sono presenti quasi 8.200 punti di ricarica tra pubblici e privati ad accesso pubblico, il 20% circa di tipo “fast charge”, in linea con la media europea e in crescita. La Lombardia è l’unica regione con oltre 1.000 punti di ricarica, seguita da Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia (oltre 500).

Il prezzo frena l’acquisto

Dalle ultime statistiche la principale barriera all’acquisto di EV è quella economica (72% dei rispondenti) meno rilevanti l’inadeguatezza della rete di ricarica e l’autonomia limitata. Chi invece già possiede un’auto elettrica ha risposto a domande sul suo utilizzo: quasi tutti la usano per tragitti brevi (entro 100 km) un po’ più del 40% per viaggi più lunghi. Oltre i 2/3 del campione ha la possibilità di ricaricare a casa, mentre il restante 30% si divide tra chi può farlo al lavoro (29%) e chi deve affidarsi alla ricarica pubblica (10%). Tuttavia, oltre l’80% usa l’infrastruttura pubblica, anche se in maniera non assidua, e solo il 14% pensa che la rete non sia adeguata.

Fonte: Smart Mobility Report (Energy&Strategy Group della School of Management Politecnico di Milano)
Fonte: Smart Mobility Report (Energy&Strategy Group della School of Management Politecnico di Milano)
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62 modelli

La mappatura dei veicoli elettrici e plug-in disponibili in Italia ha permesso di identificare complessivamente 62 modelli, con prevalenza di PHEV (55% del totale) rispetto ai BEV (28,45%), che però coprono tutti i segmenti. Si dovrebbe quadruplicare l’offerta entro il 2025. Un’altra forte differenza si riscontra sulla taglia delle batterie: nei BEV vanno da un minimo di 16 a un massimo di 100 kWh, nei PHEV invece da 6 a 14 kWh.

CO2 OK se la filiera è italiana

L’impatto ambientale associato all’auto elettrica è stato analizzato con modelli di simulazione presentando ben 16 scenari, dati da diverse combinazioni: segmento di appartenenza, luogo di produzione della batteria e del veicolo stesso (Cina, Germania, Italia, USA) ma utilizzo in Italia. Le emissioni di anidride carbonica lungo il ciclo vita risultano inferiori per i puri elettrici, ma in tutti i casi lo scenario peggiore si ha quando la produzione della batteria e l’assemblaggio avvengono in Cina, viceversa, il caso migliore è associato alla filiera 100% italiana. Cioè tutti i componenti prodotti e assemblati nel nostro Paese. Da un caso all’altro la CO2 prodotta diminuisce fino al 30%.

7 milioni EV nel 2030?

Impossibile anche agli esperti dire quanti saranno nel 2030 i veicoli elettrici circolanti in Italia. Varie le stime: da 2,5 a 7 milioni, secondo diverse ipotesi. Scenari con nuove auto elettriche che arrivano a coprire il 30% delle immatricolazioni totali solo nel 2030 (1,5% del 2020); oppure dove già nel 2025 raggiungono il 23% e poi il 55%. Un ventaglio ancora molto aperto per dire cose precise, salvo che l’impatto forte arriva verso il 2025, coerentemente con quanto previsto nella bozza di PNIEC. Quanto alle previsioni di sviluppo dell’infrastruttura di ricarica, la differenza tra le proiezioni è sempre significativa: al 2030, si va da un minimo di 34.000 a un massimo di 73.000. Il numero di punti ricarica privati attesi varia invece da 1,7-2,2 milioni nello scenario base fino ai 6,3 di quello accelerato.

Valore economico

Si è poi provato a stimare il volume di mercato generato in Italia dalla mobilità elettrica, tenendo conto dell’investimento (veicolo e punti ricarica) e della gestione (costo del servizio ricarica e della manutenzione). Le grandi differenze nelle tre ipotesi conducono a volumi molto diversi al 2030: da 76,4 miliardi a 214, il triplo. Analogamente anche i costi di gestione calcolati sulla base del circolante al 2030, cambiano molto: da 893 milioni l’anno nello scenario base a 2,5 miliardi in quello di sviluppo accelerato.

Fonte: Smart Mobility Report (Energy&Strategy Group della School of Management Politecnico di Milano)
Fonte: Smart Mobility Report (Energy&Strategy Group della School of Management Politecnico di Milano)

Da Moto.it

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