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Una canzone di Giorgio Gaber ("Destra o sinistra" del 1994), metteva spiritosamente a confronto abitudini, cibo e oggetti della nostra vita quotidiana classificandoli come se appartenessero ad uno schieramento; sottili differenze ma del tutto percepibili come in questa citazione
"Una bella minestrina è di destra
il minestrone è sempre di sinistra"
La sua inventiva ci dà il destro per un'operazione un po' sinistra: scoprire come si colloca l'auto a batterie nello schieramento politico italiano in vista delle prossime elezioni, senza pretendere di esaurire l'argomento perché il tema è molto ampio e investe molti aspetti della mobilità, ma non solo. C'è di mezzo anche la filiera dell'energia (e qui troviamo le divisioni più nette fra i candidati) quella dell'industria, quella dell'impatto ambientale.
Per come si presenta l'offerta automobilistica in questo momento, la maggior parte delle elettriche hanno prezzi decisamente superiori alla media e anche più alti della disponibilità economica corrente, alla portata di fasce di popolazione dal reddito più alto. Questo potrebbe far pensare che ci sia una certa empatia con i votanti del centro-destra e invece Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia hanno fatto sapere di essere favorevoli all'auto elettrica ma di ritenere non accettabile che questo passaggio forzoso possa impattare sulla nostra filiera produttiva e in definitiva sull'occupazione. Con un chiaro riferimento al fatto che un'imposizione per legem da parte dell'Europa ci vincolerebbe inesorabilmente ad una ancor maggiore dipendenza energetica (già critica) per la costruzione di batterie, che per l'80% è dislocata in Cina e crescerà nel futuro. In particolare Forza Italia fa sapere che la strada dei biocarburanti a CO2 compensata deve essere considerata una alternativa valida all'elettrico, al pari dell'idrogeno. La coalizione di centro-destra infine è contraria ad incentivi per le sole auto elettriche che pesino sulle tasche dei contribuenti. Va riconosciuto al ministro leghista Giorgetti il piano di sostegno al settore automotive che ha pianficato aiuti fino al 2030. Quando si parla di produzione di energia, aspetto legato in modo indissolubile alla mobilità, il centrodestra è schierato apertamente verso la realizzazione a breve di centrali nucleari "pulite", di rigassificatori e ripresa intensiva di estrazioni di gas nel nostro territorio.
Di auto elettriche non si parla molto nell'alleanza Azione - Italia Viva (Carlo Calenda e Matteo Renzi) anche se in passato Calenda ha twittato "Dire che si venderanno solo auto elettriche nel 2035 è una favola" ed è molto preoccupato dell'impatto sulla filiera industriale. "Il problema è che un motore elettrico ha 200 componenti, uno termico 1.400. Le aziende che li producono non stanno facendo piani per la riconversione". Eravamo a febbraio 2022 e molte cose sono successe da allora, ma direi che dobbiamo annoverare l'alleanza Calenda-Renzi sulle stesse posizioni del centrodestra, anche per quanto riguarda la generazione di energia, un mix di rinnovabili e nucleare, con l'aggiunta di possibili partnership di governo con le imprese produttrici di gas.
Il Movimento 5 Stelle ha scelto di parlare più di mobilità e di trasporti in senso generale nei propri programmi, ma al tema auto elettriche non fa sconti: transizione obbligatoria e incentivata, addirittura la trasformazione di vecchie auto in elettriche (percorso illusorio che potrà forse interessare qualche pittoresco restomod, ma di fatto irrealizzabile). L'industria dell'auto deve riconvertirsi, e in fretta. Sull'energia domina lo slogan dell'"Italia a 2000 watt" (quindi riduzione dei consumi) e un'apertura verso l'idrogeno verde. Nucleare, no grazie.
Il Partito Democratico (che ha definito come una fake news l'aver avuto inconvenienti con furgoni elettrici durante la campagna elettorale, per altro ripresa in prima battuta da Repubblica) è del tutto favorevole alla mobilità elettrica e sfodera un piano con 100.000 colonnine standard in arrivo entro il 2027 e 30.000 fast (oggi sono 90.000 in Olanda e 60.000 in Germania e circa 23.550 in Italia). L'auto elettrica è un mercato che in sostanza deve "autosostenersi" con una forte domanda che causerà una riduzione dei prezzi e una conseguente democratizzazione dell'elettrico. L'imposizione del 2035 per cessare la vendita delle termiche è giusta, secondo il PD, perché solo con date certe si mobilitano forti investimenti da parte dell'industria verso la transizione ecologica. Un netto no al nucleare per quanto riguarda l'energia, moderati entusiasmi per i rigassificatori.
A margine c'è da segnalare che in alcune circoscrizioni si presenta alle elezioni del 25 settembre il partito dei "Volt", ma pur avendo letto e riletto il documento che ne mette in luce la visione, non siamo riusciti a trova un accenno specifico alle auto elettriche. Peccato, era un bel nome.