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Quando parla una persona di esperienza e competenza come Alberto Bombassei, su certi temi, meglio dare retta o almeno riflettere. Parla uno che non solo è a capo di un’azienda che nell’automotive è leader internazionale, fornitrice con i propri prodotti di tutte le maggiori Case auto (Brembo) ma uno che di settore e filiera ne sa parecchio, anche in chiave politica. Confindustria e Parlamento non sono ambienti sconosciuti al settantottenne cavaliere del lavoro e ingegnere, honoris causa. Figlio di chi ha fondato l’azienda numero uno per gli impianti freno di auto e moto, soprattutto quando sono modelli ad alte prestazioni, Bombassei siede ai piani alti ma ricorda bene da dove è partito. Da dove? Veneto e Lombardia del dopoguerra, intrise di lavoro e produttività, tutta legata all’auto europea nel suo caso. Produttività che, in quelle regioni come nel resto di Italia ed Europa, potrebbe cambiare in peggio (ancora, ndr) se le auto elettriche dovessero spopolare rimpiazzando quelle endotermiche.
Se lo diciamo solo noi, i più ribattono immediatamente, con tesi opposte, ma quando la frase arriva da uno che è lui a gestirli, i molti dipendenti di un’azienda che lavora nel settore automotive, il peso è diverso. “Smettendo di produrre macchine a gasolio o benzina, per fare soltanto più auto elettriche, perderemmo un lavoratore su tre”. Questione non da poco, spiegata semplicemente da chi ha il piglio bergamasco, diretto: “Comprando motore e batteria, il 60% del valore dell’auto elettrica è pronto, ma un milione di europei non avrebbe più un’occupazione”. Resa più morbida, la frase, spiega come una moltitudine di attività legate ai motori termici e all’alimentazione da carburanti, andrebbe persa in favore di forniture in gran parte extra-Europa. Una cifra? Sarebbero un milione, i lavoratori a rischio.
Rimarcando il lato tecnico, dell’elettrificazione veloce, in massa, per le auto del futuro, l’allarme è sempre dello stesso tono, già argomentato da altri nei mesi scorsi, anche qui su Automoto.it. Bombassei fa appello alla politica, lui che tra le altre cose è anche presidente della Fondazione Italia Cina. Ricorda che per i motori diesel l’Europa ha sviluppato molto a livello industriale in questi decenni, un gigante sotto quel punto di vista. I motori diesel di concezione tricolore o tedesca, sono finiti sotto i cofani di auto anche extra-europee, lo sa bene chi ha occhio oltre loghi e nomi sui depliant di molte vetture a gasolio. Farli morire sarebbe un fatto grave per molte attività ma anche non logico, specialmente ora che sono a livelli di emissione per certi versi anche migliore, di certe “ibride” spinte sul mercato.
L’appello di un uomo che è stato un po' operario e un po' politico, è all’orgoglio europeo, ma anche alla convenienza. Perché se si pensa a “tutto elettrico” limitando la visione al breve termine, ma anche limitando la filiera degli endotermici classici, radicati nel nostro tessuto industriale e nei servizi, sarà la Cina a divenire riferimento globale, sovrastando l’Europa.
Sembra strano che uno che rappresenta e quindi guadagna, con un’azienda che fornisce Case auto tra le più potenti e sviluppate (le prime commesse importanti con Porsche e BMW, ndr) di quelle piene di staff manageriale che stendono mega-piani industriali proprio per l’auto elettrica, si preoccupi. Il popolo potrebbe ribattere banalmente "Anche senza diesel, devono sempre frenare le macchine!". Il punto non è esattamente quello, limitato a Brembo (che poi le elettriche, frenano in modo diverso).
Se il riferimento industriale è la “nostra” Europa e i tedeschi in Europa sono riferimento, specie per l’auto, che dire della campagna Electric For All che il gruppo VW sta smodatamente spingendo anche a livello mediatico? Quelli che parlano di rivoluzione con l’elettrificazione di massa, parlano anche di loro fabbriche e stabilimenti, che in Germania lavorano per il futuro. Bombassei ha un’idea anche su quest’aspetto, quella che i tedeschi investono e assumono, certamente molto, ma forse l’ottica non è quella che valorizza il mercato e il lavoro in Europa a lungo termine.
Si può dare ragione o torto, si può teorizzare molto sui servizi e i nuovi contenuti derivanti dalle auto elettriche, rapportati alle perdite di industria vera, quella del ferro, quella dove è nato Bombassei. L’allarme non è magari così grave e percepito da tutti, ma esiste di certo, pensando a dove si trovano le materie prime necessarie per l’elettrificazione delle auto, a chi sono i maggiori player di motori e batterie, a quello che ancora, per fortuna, dipende da Europa e Italia nel mondo delle auto che sono in produzione.
Forse non è un caso che, prendendo atto della rincorsa e dello spostamento su un asse diverso, per la nuova mobilità, alcuni grandi colossi dell’auto tedeschi abbiano messo da parte l’orgoglio associandosi, o acquisendo aziende potenzialmente concorrenti.
Il vantaggio di un tempo, quello dove i giapponesi fotografavano a più non posso ogni dettaglio di auto europea appena veniva presentata, per “copiare” se ne è già andato da decenni. Vediamo se diventerà il contrario, un domani; ma forse un domani ci sarà poco da fotografare che si possa poi copiare, a casa propria nelle officine prima e negli stabilimenti produttivi in quantità, poi. Forse un domani certe cose competeranno solo ad alcuni ed altre a qualcun altro; la storia dell'auto, quella di sicuro a chi prima la ha sviluppata e resa grande, Italia in prima fila.
Fonte: dichiarazioni / intervista de ilSole24ore