Auto elettrica e Aziende energetiche: ai petrolieri piace la nuova mobilità?

Auto elettrica e Aziende energetiche: ai petrolieri piace la nuova mobilità?
Pubblicità
Alcuni cambiamenti nella mobilità e nei trasporti, su scala globale, si abbinano a investimenti mirati che un tempo erano impensabili. I petrolieri che puntano sull’auto elettrica e i servizi collegati, come le grandi utility?
9 marzo 2020

Chi l’avrebbe mai detto, un tempo e anche oggi, quando si sentono certe voci che giustamente, lato loro (i petrolieri) rimandano l’auto elettrica a tempo debito augurando ancora lunga vita, ai trasporti con motori termici o ibridi. Eppure chi segue il mondo economico e le aziende operanti nell’energia, conosce la circostanza: si stanno mischiano i settori. Mondo Utility, mondo Automotive e ovviamente la pura Energia.

Soprattutto è recente lo spostamento di interesse per aziende petrolifere e del gas. Dove? Sono coinvolte nel passo che avviene per il mondo auto, con la mobilità elettrificata: per “dare” anche loro qualcosa, ovviamente creando valore, guadagnando insomma. Ce lo conferma Matteo Di Castelnuovo, Direttore del MaGER alla SDA Bocconi (Master in Green Management, Energy and Corporate Social Responsibility) il perché. Perchè certi colossi che mai avremmo pensato interessarsi alle quattro ruote, ora sono più vicini ai Costruttori auto che mai. Ne sentiamo infatti spessissimo parlare, quando viene presentata una nuova auto elettrica connessa (si veda Enel X). O perché l’adesivo del fornitore di carburante storico per la Scuderia Ferrari, già prima dei tempi di Schumi, magari si accosterà anche ai servizi di un cliente che guida Tesla.

“Prima non ne avevano bisogno (queste aziende del mondo energia, ndr). Il retail per certe aziende era giusto dare gas ed elettricità alla casa”. Insomma erano marginali certe attività, invece crescenti con i tempi moderni e l’auto elettrica, connessa.

Quali sono per esempio aziende che stanno mischiando quello che un tempo era distante. “Ora i volumi di certi servizi salgono e interessano a molti. Per esempio Shell vuole essere nel 2030 la più grande compagna elettrica del pianeta. Un cammino simile lo fa anche BP.

Matteo Di Castelnuovo, Professor of Practice in Energy Economics alla SDA Bocconi
Matteo Di Castelnuovo, Professor of Practice in Energy Economics alla SDA Bocconi
Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Dal refuelling in pista all’opportunity charging in strada

Gente che per noi automobilisti produceva al massimo olio, oltre la benzina da inserire nel serbatoio. Con tanto di loghi sulle auto da corsa per venderci quella con maggior potere anti-detonante. Ora, è interessata a entrare nel mercato dell’energia elettrica. Quella corrente che alimenterà sempre più auto, dalla nuova Fiat 500 alla BMW i4, passando ovviamente per Smart, Polestar e Tesla, tanto per dirne alcune note. Mai avremmo detto che su questi EV, ci poteva stare una fornitura di “carburante” delle aziende che davano “da bere” alle contrapposte (spesso solo mediaticamente) termiche.

“Queste aziende vanno a valle nel downstream (trasformazione da petrolio grezzo a prodotti derivati come i carburanti, ndr) molto più di un tempo. Perché ci sono inediti servizi tra cui proprio l’auto elettrica e le attività correlate”.

Non è solo per la mobilità, in vero. “Certo, una miriade di nuovi servizi che passano da attori del digital, come con Amazon e Google”.

Tutti a consumo di corrente. “Per certe aziende vuole dire poter dare energia e strumenti, dal pannello fotovoltaico alle batterie, per legarsi a questi business”.

Una rivoluzione insomma, come quella che citiamo a volte per l’auto stessa, ma in altri mondi come quello delle fonti energia. “Prima era solo contratto luce e gas. Una lotta per il cliente fatta più che altro sul prezzo. Adesso il consumatore accetta e vorrà nuovi servizi. Per le aziende dell’energia ci possono essere nuove fonti di ricavo, anche se non sono quelle classiche usate prima dal mondo gas e petrolio”.

Questi passi e le sovrapposizioni con il cammino dell’auto elettrica, non sono però solo questione di inseguimento profitti. Ci sono anche motivazioni simili a quelle che i carmaker stessi conoscono bene, loro malgrado, parlando di emissioni. “Certo, queste aziende devono anche loro de-carbonizzare, ridurre emissioni".

Come, vendendo elettricità? "E non solo. Colossi come la citata Shell fanno vedere che comprano infrastrutture di ricarica o società di energie rinnovabili. Danno segnali di cambiamento, dovuti e apprezzabili anche per i loro investitori e i mercati finanziari”.

Saranno anche preoccupati, i produttori carburante, del calo possibile se si passa a trasporti elettrici e prosegue la de-carbonizzazione? ”Si sa, che la domanda d’idrocarburi arriverà a un picco e poi scenderà. Il picco petrolio sarà forse nel 2030 (coincidenza con molte previsioni di switch per EV contro termiche, ndr) per alcuni forse nel 2035. Chi guarda avanti, sapendo che venderà meno carburanti classici, apre alla fornitura in rete di altro”.

Fino a ieri pensavamo fossero contro, ora scopriamo che almeno in parte, come piano-B ci vanno a braccetto, con la mobilità elettrica? “Non lo sono forse palesemente, esponendosi al pubblico. Ma sono comunque esposti nei piani d’investimento. Total ha preso un’azienda che produce batterie".

Le grandi utility crescono meglio insieme alla mobilità elettrica "Se già la presidiano, facendosi vedere di più. A loro conviene essere partner di un Costruttore auto, per dare poi un domani al consumatore anche altro”.

Insomma queste aziende dell’energia, non solo di quella elettrica, guardano con interesse alla mobilità elettrificata e servizi connessi all'auto. Le prime coinvolte sono quelle già vicine, dove si passerà dal puro dare una certa quantità di energia a tal prezzo, alla nuova frontiera dei servizi variabili di rete. Per i petroliferi convertiti il passo è dilazionato e molto misurato, ma non hanno paura della mobilità elettrica restando fermi: ci si posizionano vicino. Per quando (contando effetti imprevisti come il coronavirus) calerà significativamente la domanda di carburanti. Una stazione di servizio, con colonnine al posto delle pompe, potrà avere lo stesso logo di oggi e quel logo magari, si abbinerà ad altri servizi che nulla hanno a che fare, con il vecchio distributore.

Pubblicità