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I politici (quasi tutti) credono che l’anidride carbonica sia un pericoloso inquinante, i verdi talebani non le perdonano di essere imparentata col petrolio, alcuni ricercatori la ritengono colpevole del riscaldamento globale, i sindaci la usano per limitare la circolazione nei centri storici, i governi per tassare le vetture che la emettono. E le Case approfittano della confusione per costringerci a cambiare l’auto comprata l’altro ieri.
Provate a rispondere a questa domanda: Secondo voi, perché le Case pongono tanto l’accento sulla CO2 emessa dalle loro vetture? Sarà per via della relazione con il consumo di carburante o perché l’anidride carbonica è un “pericoloso inquinante”? Sarà per paura dell’effetto serra provocato dall’anidride carbonica o perché in molti Paesi la tassa di circolazione è proporzionale alla CO2 emessa?
Qualunque risposta forniate, siete più o meno nel giusto, ma c’è una quinta ragione che vale più di tutte. A partire da quest’anno, la UE ha deciso di misurare la CO2 emessa dalle nuove vetture, di porre un limite a ciascuna Casa e di multare quelle che sgarrano.
C’è un’apposita direttiva, anzi un vero e proprio Regolamento approvato nel 2009, che spiega punto per punto come si gareggia in questa corsa alla riduzione dell’anidride carbonica. Chi vuol leggerlo basta che digiti su Google “Regolamento UE 443/2009”. Per gli altri cerchiamo di riassumere.
Tutti i combustibili fossili, cioè il carbone e i derivati del petrolio, nella loro molecola contengono atomi di carbonio (simbolo C) e di idrogeno (simbolo H), che dopo la combustione, cioè quando si uniscono all’ossigeno dell’aria (simbolo O) sviluppano calore e si trasformano rispettivamente in CO2 (anidride carbonica) e H2O (vapore acqueo).
Misurando la quantità di CO2 allo scarico si risale immediatamente al combustibile consumato, visto che il carbonio proviene esclusivamente da esso. Bisogna però conoscere a priori quanto carbonio, idrogeno e ossigeno sono contenuti in ciascun combustibile. Ci viene in aiuto il Regolamento CE 692/2008 che, in base alle formule chimiche, considera i seguenti rapporti rispetto al carbonio:
• per la benzina: C →1 H →1,89 O →0,016
• per il gasolio: C →1 H →1,86 O →0,005
• per il GPL: C →1 H → 2,52
• per il metano: C →1 H →4
• per l’etanolo: C →1 H →2,74 O →0,385
Le due ruote non fanno media
Qual è il limite che non va superato? Teoricamente, per il 2012 è di 130 g CO2/km, ma è un limite che varia in funzione del peso della vettura, del combustibile adottato e di anno in anno, fino a scendere a 95 grammi nel 2020. Per ciascuna Casa verrà calcolata la media della CO2 (misurata nel ciclo di omologazione) di tutte le vetture vendute ogni anno, nei Paesi europei.
“Le moto sono escluse, anche se sono prodotte dalla stessa Casa. Per fare alcuni esempi, i marchi Ducati-AUDI, Bmw-BMW, Peugeot-PEUGEOT (ove quelle in maiuscolo sono i marchi auto) non potranno mediare le emissioni di CO2 con quella emessa dalle moto”
A quali veicoli si applica? Solo a quelli di categoria M1, cioè alle vetture e ai veicoli commerciali leggeri. Quindi le moto sono escluse, anche se sono prodotte dalla stessa Casa. Per fare alcuni esempi, i marchi Ducati-AUDI, Bmw-BMW, Peugeot-PEUGEOT (ove quelle in maiuscolo sono i marchi auto) non potranno mediare le emissioni di CO2 con quella emessa dalle moto.
Qual è la sanzione se si sgarra? Fino a 1 grammo di sforamento si pagano 5 euro per vettura prodotta. Da 1 a 2 grammi si aggiungono 15 euro; da 2 a 3 grammi la sanzione sale di altri 25 euro, sempre per vettura prodotta. Infine, ogni grammo al di sopra di 3 costa ben 95 euro a vettura. Ciò vale fino al 2018. A partire dal 2019 si pagano sempre 95 euro per ogni grammo in eccesso e per tutte le vetture vendute. Questi soldi entreranno direttamente nel bilancio generale della UE.
Ma non spaventatevi, ci sono gli abbuoni, i premi di tappa, il gioco di squadra e infine le deroghe, per spalmare i valori in eccesso con aziende amiche e rientrare nei limiti. E poi ci sono i trucchi, assolutamente leciti, per ottenere bassi valori di CO2 nel ciclo di omologazione e far finta di avere ridotto i consumi, mentre gli automobilisti sanno molto bene che un conto sono i valori dichiarati e altra cosa i consumi reali.
Ed è questo il vero problema che le Case nascondono, mentre i politici – grazie a ignoranza o a malafede – prendono per oro colato i valori della CO2 (che, lo ricordiamo, non è un inquinante). Così riescono a vietare la circolazione e urlare ai quattro venti che bisogna ridurre l’inquinamento. Poi tassano le auto che ne emettono di più con la giustificazione (falsa) che chi inquina deve pagare. In poche parole, per costringerti a cambiare macchina. E se non hai i soldi per farlo, vai a piedi o sui mezzi pubblici che non bastano. E quando ci sono, sono sporchi, lenti, affollati, inquinati e inquinanti.
Abbuoni e premi di tappa
I burocrati di Bruxelles sapevano per filo e per segno che il ciclo di misura della CO2 non è realistico (e hanno pure affermato che bisognerà trovarne un altro), ma invece di farlo subito hanno sfruttato il ciclo attuale per far figurare miracolosi i risultati prodotti dai sistemi ibridi ed elettrici. La frase che rivela tale forzatura è la seguente: «Il presente regolamento è volto ad accelerare e ad agevolare la procedura d’introduzione sul mercato comunitario di veicoli a emissioni di carbonio estremamente ridotte nelle fasi iniziali della loro commercializzazione.»
“I burocrati di Bruxelles sapevano per filo e per segno che il ciclo di misura della CO2 non è realistico (e hanno pure affermato che bisognerà trovarne un altro), ma invece di farlo subito hanno sfruttato il ciclo attuale per far figurare miracolosi i risultati prodotti dai sistemi ibridi ed elettrici”
Un’altra frase che crede ancora nei miracoli recita: «L’uso di taluni carburanti alternativi può offrire significative riduzioni di CO2 calcolato «dal pozzo alla ruota». Il presente regolamento prevede pertanto specifiche disposizioni volte a promuovere l’ulteriore utilizzo di taluni veicoli a carburante alternativo nel mercato europeo.»
In virtù di tali favoritismi, le auto elettriche e quelle ibride si vedono abbonata l’energia presente nella batteria. Il concetto (sbagliato) è che questa energia non emette CO2 allo scarico. Il fatto che la centrale ne produca appena attacchi la spina è un… cavillo.
Il fatto che l’effetto serra del Pianeta dipenda dai gas presenti nell’atmosfera e non dal tuo scarico… altro cavillo. Morale, per privilegiare queste soluzioni ecco il “prendi 3, paghi uno”: nel conteggio medio di ciascuna marca, ogni auto ibrida o che abbia emissioni di CO2 inferiori a 50 g/km conterà come:
• 3,5 autovetture nel 2012
• 3,5 autovetture nel 2013
• 2,5 autovetture nel 2014
• 1,5 autovetture nel 2015
• 1 autovettura dal 2016
Vi dice nulla tutto ciò sulla strabiliante diffusione, negli ultimi tempi, di Start &Stop, Ibride, Plug-in e Range Extender?
Poi ci sono gli abbuoni. Ogni auto a etanolo venduta (basta che sia progettata per poter essere alimentata da una miscela di benzina con l’85% di alcol) beneficia di una riduzione della CO2 pari al 5% fino al 2015 (oltre a quella ottenuta nel ciclo grazie al fatto che l’alcol diminuisce la potenza del motore).
Dice la UE per giustificare tale abbuono: «In riconoscimento della maggiore capacità tecnologica e di riduzione delle emissioni connessa all’utilizzo di biocarburanti.» I Paesi poveri, che vedono le loro foreste abbattute per far posto a coltivazioni agricole per biocarburanti, ringraziano. E muoiono di fame.
Sconti e giochi di squadra
Sono previsti gli sconti per i primi anni. Per determinare le emissioni medie di CO2 di ogni costruttore, si tiene conto delle seguenti percentuali di autovetture immatricolate durante l’anno:
• 65 % nel 2012
• 75 % nel 2013
• 80 % nel 2014
• 100 % dal 2015 in poi.
“La patata bollente è in mano agli automobilisti: ci imporranno di cambiare macchina, anche se quella che andremo a comprare consuma pressappoco come quella che abbiamo dovuto svendere”
Infine, i giochi di squadra. Le Case che non rientrano nei limiti possono consorziarsi con altre che abbiano crediti. Si tratta di “imprese collegate”, cioè aziende nelle quali il costruttore detiene, direttamente o indirettamente, il potere di esercitare più della metà dei diritti di voto e quello di nominare più della metà dei membri del consiglio di amministrazione. In pratica, il diritto di gestire gli affari dell’impresa.
Però le piccole fabbriche, magari di auto sportive, se producono meno di 10.000 unità all’anno, possono richiedere una deroga per 5 anni. Invece un insieme di “imprese collegate” può chiedere una deroga se produce meno di 300.000 auto per anno.
Come si vede, c’è spazio per continuare a produrre e a vendere auto, anche con limiti severi e relativi trucchi per figurare bene con la CO2. La patata bollente è in mano agli automobilisti: ci imporranno di cambiare macchina, anche se quella che andremo a comprare consuma pressappoco come quella che abbiamo dovuto svendere.