Auto elettrica e car sharing: l'inventore del Cynar li immaginava già negli anni '70

Auto elettrica e car sharing: l'inventore del Cynar li immaginava già negli anni '70
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Angelo Dalle Molle, l’industriale veneziano che inventò l'amaro “Cynar”, negli anni '70 aveva già concepito un avanzatissimo sistema di car sharing che aveva per protagoniste auto elettriche di ogni tipo: dalla citycar a due posti fino all'ambulanza
3 giugno 2013

Arrivare in un grande parcheggio scambiatore nel quale l’automobilista può lasciare la propria vettura, digitare su un sistema computerizzato la richiesta del tipo di veicolo elettrico adatto alla propria esigenza (due posti, tre posti, furgone ecc.) ed inserire una carta di credito. Sul display appare il numero della vettura disponibile e da un cassettino si prelevano le relative chiavi.

 

Oltre al tipo di veicolo richiesto, si tiene conto dell’esemplare con la maggior carica delle batterie, in modo che l’utente possa circolare senza preoccupazioni. A questo punto basta staccare la spina dalla colonnina di ricarica e partire per le proprie commissioni in centro città. Al ritorno si rende l’auto elettrica e si ritorna sulla propria macchina. Che ne dite? Sembra uno dei molti progetti  di car sharing che le grandi municipalità o case automobilistiche stanno cercando di lanciare in questo periodo.

La lungumiranza di Angelo Dalle Molle, l'invento del Cynar

Eppure l’idea è datata fine anni ‘70, nata dalla fervida mente di Angelo Dalle Molle, l’industriale veneziano che inventò nel 1952 il popolarissimo “Cynar”, l’amaro “contro il logorio della vita moderna”. Dalle Molle era un personaggio tanto facoltoso quanto carismatico, convinto assertore che il progresso scientifico deve essere al servizio dell'uomo ed estremamente affascinato dalla nascita dell’informatica, che secondo lui avrebbe potuto “fornire strumenti potenti e flessibili per la riorganizzazione della vita in una direzione più umana”.

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L'innovativo e futuristico sistema "Rent and Run" concepito da Angelo Dalle Molle prevedeva dei parcheggi scambiatori automatizzati e computerizzati per la condivisione di veicoli elettrici

 

A tale fine istituì a Lugano la Fondazione Dalle Molle, attiva ancora oggi, finalizzata a supportare gli studi nel campo dell'intelligenza artificiale. Costituì inoltre il Centro Studi della Barbariga, ospitato nella sua bellissima villa palladiana sulla Riviera del Brenta,  che si proponeva “ di trovare il modo di superare i metodi produttivi che deresponsabilizzano l’operaio sterilizzandone lo spirito” puntando il dito sullo sgretolamento dell’informazione lungo la catena produttiva, la moltiplicazione delle funzioni primarie e in fin dei conti l’incapacità del sistema di valorizzare le potenzialità individuali.

Nasce la PGE (Progetti Gestioni Ecologiche)

Il Centro Studi, che attirò molti intellettuali e scienziati, lavorò per realizzare anche una soluzione alla congestione delle aree urbane, e da una sua costola nacque la PGE (Progetti Gestioni Ecologiche). Dalla sua nascita sino ai primissimi anni Novanta, la PGE ha omologato cinque tipi di veicoli elettrici: 2/3P, Taxi, Taxi merci, Van e Van8 ambulanza, costruendo in una dependance della villa opportunamente ristrutturata quasi duecento veicoli e partecipando a “Progetti finalizzati al trasporto elettrico” in collaborazione con Fiat, Enel, Agip e con l’Università di Bruxelles.

Dalle Molle era un personaggio tanto facoltoso quanto carismatico, convinto assertore che il progresso scientifico deve essere al servizio dell'uomo ed estremamente affascinato dalla nascita dell’informatica


Si erano prese sperimentalmente due città, Padova e Milano, dove vennero costruite anche stazioni ricarica campione. L’idea del Dalle Molle non prevedeva però la costruzione di migliaia e migliaia di esemplari necessari per dotare l’intera rete di questo sistema, ma bensì prototipare il meccanismo, per cedere poi ad una grande azienda o municipalità interessata l’intero pacchetto.

L'impresa si consluse prima del previsto

Purtroppo l’iniziativa non trovò i consensi sperati e la produzione dei veicoli PGE ad un certo punto si interruppe.

Una cinquantina di queste prime vetturette vennero vendute all’ENEL, alcune decine in Belgio, Inghilterra e negli Stati Uniti.

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Il progetto aveva previsto anche veicoli commerciali leggeri e persino un'ambulanza

 

Siamo riusciti, grazie al Museo Bonfanti Vimar, a vedere una superstite di questa idea tanto geniale quanto precoce; si tratta di una vetturetta denominata “Green ” due posti, molto alta e larga, di circa 400 Kg senza batterie caratterizzata da una linea squadrata, che può ricordare un po’ la Panda, un po’ la Mini 90/120. Appare di produzione Fiat anche molta componentistica. Due persone stanno comode, ed il bagagliaio, limitato dal contenitore delle batterie. E' comunque adeguato.

 

Riguardo le prestazioni, non abbiamo purtroppo trovato indicazioni relative a autonomia e velocità. Specie durante il periodo della crisi energetica legata alla guerra del Kippur, con le domeniche senza auto che i lettori un po’ più anziani ricorderanno, si videro altre vetturette elettriche, ricordiamo per esempio la Zagato Zele.

Purtroppo molto spesso le idee che guardano al futuro non sfondano, venendo riprese solo quando si è creata una situazione di emergenza dovuta proprio alla precedente mancanza di lungimiranza

Rent and Run: troppo spesso le idee troppo rivoluzionarie non sfondano

Quello che impressiona nel progetto di Dalle Molle (scomparso nel 2002 a 93 anni, dopo avere sposato tre anni prima una donna di 40 anni più giovane e lasciando una favolosa eredità contesa nelle aule giudiziarie ) era però il concetto, denominato “Rent and Run”, allora estremamente innovativo dei parcheggi scambiatori automatizzati e computerizzati e del veicolo in condivisione in un periodo in cui l’auto era una “proprietà” per antonomasia. 


Al di la di tutti i limiti tecnologici del periodo, il prendersi carico da parte di qualche amministrazione di questo progetto avrebbe probabilmente potuto creare delle esperienze interessanti. Purtroppo molto spesso le idee che guardano al futuro non sfondano, venendo riprese solo quando si è creata una situazione di emergenza dovuta proprio alla precedente mancanza di lungimiranza. 

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