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Road To Dakar, 2 Ottobre 2018. Alla fine le carte buone, quelle “Briscole” ancora in giro per il mazzo, sono andate tutte nella stessa mano. È un fatto abbastanza strano, che richiede un approfondimento di logica, ma non così “strano” se si mettono insieme correttamente i tasselli del mosaico, anzi del puzzle.
Insomma, Carlos Sainz e Cyril Despres guideranno il nuovo Buggy Mini John Cooper Works di X-Raid, e Stephane Peterhansel tornerà sulla Mini All4 Racing, 4 ruote motrici, con cui aveva vinto le edizioni 2012 e 2013 e che aveva lasciato, anche in termini piuttosto “agitati”, per entrare nell’Avventura Peugeot delle 2008/3008 DKR e Evoluzioni. Sainz porterà con sé Lucas Cruz, il Navigatore con cui ha conquistato la Dakar 2018 con la 3008 DKR Maxi, mentre Cyril Despres dà il benvenuto al suo fianco a Jean-Paul Cottret, che è il Navigatore storico di “Peter”. Questo è quanto si presenta sulla “carta” di introduzione della nuova Avventura, ovvero il Rally del Marocco del nuovo corso acquistato, ristrutturato e condotto da David Castera, che di Despres è stato il navigatore sulle Peugeot.
Questo è anche quanto lascia supporre che “Peter”, che non prenderà comunque il via al Raly africano, l’abbia finalmente avuta vinta sui “suoi” manager e potrà correre, altrettanto finalmente, con la moglie Andrea.
Strano, vero? Strano che in presenza di due “eredi”, Mini e Toyota, l’abbia spuntata completamente la Squadra di Sven Quandt. Neanche la “legittima”! Un po’ meno strano, forse, se si considerano alcuni aspetti dell’operazione. Despres è stato il primo a entrare in contatto con Quandt, già alla fine della Dakar 2018, Sainz è arrivato dopo aver provato il Buggy e dopo aver stabilito le proprie priorità da mettere a disposizione dello sviluppo della Macchina, e Peter è arrivato quando… gli è parso. Il fatto di non poter avere a disposizione un terzo Buggy Mini e la manfrina dei manager sul desiderio di correre con Andrea l’ha tenuto un po’ in sospeso facendogli prendere in considerazione anche di passare agli SSV (il legame Yamaha sempre vivo), ma alla fine ha prevalso una sorta di generale, blando buonsenso. Una Mini, la moglie con sé, una Dakar “tecnicamente” non da favorito. Relax. Quello che voleva, e che naturalmente ha tutto il diritto di potersi permettere, l’Iper Campione della Dakar!
Dall’altra parte c’è una Squadra Toyota formata da tempo, e chiaramente impostata attorno alla figura di Nasser Al Attiyah, vincitore della Dakar con Volkswagen nel 2011 e con Mini nel 2015. Il “Principe del Qatar” ha le sue idee, ci mette sempre del suo, sponsor compresi, e può permettersi di pianificare con chiarezza e buon anticipo. Non è fuori luogo pensare che ritrovarsi uno dei Mostri Sacri dell’ex Dream Team Peugeot tra le scatole avrebbe potuto destabilizzare il fortissimo, e altrettanto simpatico, Pilota Multipurpose. È anche una storia di simpatie e di antipatie, di vecchi episodi legati al dito. Come in ogni Dakar, e come in ogni Mondo. Acqua che passa e lascia solo qualche traccia sulla riva.
Ultima considerazione sulla finalizzazione dell’”esclusiva” Mini è quella che conduce allo Sponsor Red Bull, che ha sempre una bella voce in capitolo. Trasferire l’intero “pacchetto” del Dream Team Peugeot su un’altra Macchina è, viste anche le operazioni già in essere con i singoli Piloti, forse la “soluzione” più pratica e facile, non necessariamente la più costosa e certamente l’unica che poteva evocare il “baccano” ancora insuperato dell’Avventura Peugeot.
Adesso, visto che Sven Quandt ci ha “ascoltato” e ha “concesso” la sua Mini All4 Racing a Stephane Peterhansel, vediamo se qualcun altro prova a sentire da questa parte.
Come dicevamo poc’anzi, non mi darò pace sinché a Satory non verrà l’illuminazione. Riproviamo… Loeb… 3008 DKR Maxi… Bruno Famin… pensandoci bene, in quel periodo, 6-17 gennaio, sono tutti in vacanza. Perché non andare tutti insieme in Perù?