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Fes, Marocco, 9 Ottobre 2018. Un uovo vento soffia dall’Africa. Non è lo Scirocco caldo e umido, il Ghibli che alza la polvere del Sahara per disperderla oltre il Continente. È un’aria nuova, un’onda che viene dai Rally con il nuovo corso del Rally del Marocco. Atmosfera, un nuovo modello di percorso, nuove regole e migliore ospitalità. Quello che ci voleva per rilanciare le “solite” dune marocchine verso una nuova età di successo dei Rally, africani in particolare. C’è voluto l’entusiasmo e le capacità di David Castera, molto impegno e quel carattere che fa la differenza, e si potrà evitare che gli appassionati finiscano per farsi fagocitare dall’indifferenza, dalla noia del troppo deja-vu, dall’insoddisfazione.
Anche questa è storia breve. David Castera è stato Pilota, bravo, podi importanti nelle Dakar straripanti di avventura, Organizzatore, lunghi anni di direzione sportiva della Dakar, il “braccio destro”, si diceva, di Etienne Lavigne, e infine “maestro navigatore” sulle mitiche, già leggendarie Peugeot 2008/3008 DKR di Cyril Despres, una vittoria esemplare al Silk Way, che poi è la prima del cinque volte vincitore della Dakar delle Moto. Quando Peugeot ha annunciato il ritiro imminente dalla scena dei Rally-Raid, era la fine dell’anno 2017 e ancora mancava al palmares di Satory il terzo successo consecutivo, David ha preso la decisione, a quanto pare rapida e risoluta, di acquistare da NPO il Rally del Marocco, Corsa storica ma ormai in luna calante.
Anzi, probabilmente già all’ultimo quarto, destinata ad avere vita difficile in un firmamento che ha già visto troppe meteore. Castera ha firmato, pagato, è partito per la Dakar e al ritorno si è rimboccato le maniche. In mente un sacco di idee, concretezza di chi è abituato a essere un operativo, da riunire e convertire nel “Nuovo Rally del Marocco, DCO”. David Castera Organization. Fine Settembre, tutto era pronto…
È così che uno dei territori più battuti, il Marocco che ogni anno è sezionato in lungo e in largo da Corse, “cavalcate”, raid e passeggiate torna a essere il centro del rilancio africano dei Rally-Raid. Molta cura e rispetto per i Partecipanti, che molti, troppi ormai, tendono a dimenticare essere prima di tutto dei “clienti”, competenti e appassionati, anche piuttosto esigenti.
Marocco 2018. Cinque giorni. Partenza da Fes, compasso centrato a Erfoud, un “trifoglio” di tre tappe attorno all’oasi, infine il ritorno a Nord per l’epilogo ancora a Fes. Poco meno di 2.000 chilometri per le Moto, poco di più per le auto. Moto e Quad da una parte, Auto e Camion dall’altra, pesi piuma e giganti non si incrociano mai, tuttalpiù passano prima gli uni e poi gli altri sullo stesso tracciato. In comune solo pochi tratti di avvio e arrivo di Tappa, logistica semplificata, i rifornimenti, gli stop della Tappa Marathon.
Il Rally-Raid è e resta Sport non privo di rischi e di pericoli, ma Castera sembra seriamente intenzionato a lucidarne l’antico, originale splendore introducendo una gestione della Corsa più... lucida e aggiornata. E poi road book (preciso) e navigazione (complicata), dune, piste di montagna, scenari che fanno del Marocco quell’affascinante affresco della natura… Così in Marocco il Rally del Marocco. E non se ne parli più!
Il premio. Gran bel confronto sull’intero arco di evoluzione agonistica, una bella lotta per il primato, due vincitori extra “referenziati”, “Dakariani” storici, e una consacrazione. Eccoli. Toby Price, che vince per la seconda volta il Rally, la prima nel 2016, anno in cui l’australiano ha vinto anche la Dakar, e conquista così il suo primo Titolo di Campione del Mondo Cross-Country Rally. Price viene dalla Scuola Ufficiali KTM, e non a caso è stato scoperto, prelevato Down Under e “tirato su”, addestrato a vincere dalla Squadra più blasonata della Storia.
L’altra icona. Nasser Al Attiyah, con l’inseparabile “tattico” Mathieu Baumel sull’”incrociatore” Toyota Hilux, Equipaggio di “punta” del team Gazoo Racing, “owned” by OverDrive, che vince per la quinta vittoria consecutiva il Rally tra le meravigliose dune marocchine. Il che vuol dire molto sul piano della prospettiva, perché il Marocco è da tempo, da quando si è spostato a fine stagione (per la verità occupando “abusivamente” quella che era la slot di calendario dell’italiano Pharaons), il centro focale e “indizio” cruciale per la prossima Dakar, in questo caso la “All-Perù”.
Infine la consacrazione. È quella di Jakub Przygonski, in arte “Kuba”, che con il secondo posto assoluto al “Nuovo Rally del Marocco”, e con lo sfortunato ritiro dell’Avversario di una stagione, il russo Vladimir Vasilyev del Team G-Energy, si aggiudica con una prova di anticipo la Coppa del Mondo FIA Cross-Country delle Auto. Per il trentatreenne polacco, ex motociclista anche lui come Peterhansel, Despres e altri Assi, che corre insieme al belga Tom Colsoul con una Mini All4 Racing del Team X-Raid di Sven Quandt, è il primo successo di levatura “planetaria”!
Un altro “premio”. L’inaugurazione dell’Era Castera del Rally del Marocco coincide anche con la presentazione ufficiale della nuova Squadra Mini X-Raid. È nelle ultime ore prima del Rally, quando cioè sarebbe impossibile continuare a mantenere il “segreto”, che Sven Quandt svela al mondo la sua lineup per la Dakar 2019. Il tedesco ha “ereditato” tre quarti dell’ex Dream Team Peugeot. Dei tre quarti… due terzi sono schierati al Marocco, Carlos Sainz con Lucas Cruz, Cyril Despres con… Jean-Paul Cottret, Navigatore storico di Stephane Peterhansel. Quest’ultimo correrà la Dakar con un terzo Mini John Coper Works, ma poiché il terzo buggy non è ancora pronto, intanto “Peter” correrà in Marocco con la moglie Andrea Mayer su un SSV Yamaha.
La Corsa. Fatta eccezione per l’ultima Tappa, vinta da Brabec con la Honda ufficiale, l’intero Rally delle Moto è un monologo KTM. Sulla distanza di cinque Tappe, numero dispari, è essenziale “organizzare” la Gara in modo tatticamente perfetto. È bene… partire bene e gestire accuratamente l’andamento del Rally. A queste condizioni diventa importante anche Prologo che, seppure su una base chilometrica trascurabile, è fondamentale per definire l’ordine di partenza della prima Tappa, che a sua volta diventa il “timone” tattico della Gara.
In entrambi i casi, Auto e Moto, la battaglia è aperta sin da un indizio preciso. Toby Price vince il Prologo delle Moto, Al Attiyah quello delle Auto. Da lì in avanti il Rally si sdoppia aprendosi su due direttrici, non solo quindi sui diversi percorsi per Moto e Auto, ma anche su una diversa interpretazione tattica, su vicende “trasversali” al gesto agonistico.
Nel caso della Gara delle Moto va in scena un lungo e equilibrato duello tra Price e il compagno del KTM Redbull Factory Racing Mathias Walkner. Sfortunatamente l’inizio del Rally coincide anche con l’esclusione virtuale dei due Piloti fino a quel momento favoriti nella corsa al Titolo mondialeFIM, Kevin Benavides, Honda, ritirato per una rovinosa caduta (in un primo momento si pensava alla frattura di un femore, poi per fortuna era solo un ematoma), e Pablo Quintanilla, Campione del Mondo “uscente”, rallentato da una indisposizione e da un determinante errore di navigazione iniziale. Price va al comando all’inizio e, come accade quando il confronto è particolarmente equilibrato, cede la leadership a Walkner alla fine della terza Tappa appannaggio di Sam Sunderland. Vinta la quarta e tornato al comando del Rally, Price lo mantiene fino alla fine nonostante il ritorno di Walkner e la pressione, moderata, dell’americano Ricky Brabec, finiti poi alle spalle dell’australiano nell’ordine della classifica generale definitiva.
Più “essenziale”, digitale la Gara delle Auto. Per due motivi. Il primo è il ritmo “esagerato” imposto al Rally dal Primo Ufficiale Toyota Gazoo Racing, Al Attiyah, sin dall’inizio. Il secondo è l’altrettanto digitale débacle degli avversari, in particolare di Carlos Sainz, che debuttava con il Buggy Mini John Cooper Works e che è ripetutamente fermato da problemi meccanici, cambio. Troppo per pretendere di stare in scia allo scatenato “Principe del Qatar”. Basti dire che dopo due tappe soltanto la Hilux ufficiale di Al Attiyah e Baumel ha già un quarto d’ora di vantaggio sull’altro Buggy Mini di Cyril Despres e Jean-Paul Cottret, secondi nella generale. Vinte le due prime tappe, Al Attiyah può amministrare la Corsa, rimanendo quindi in testa al Rally dal Prologo all’ultima Tappa nonostante le vittorie parziali di Przygonski, Despres e, infine, Sainz.
Auto. In generale e per quanto possa valere, l’indicazione che si può trarre dalle cinque tappe dell’ultima “prova generale” in vista della Dakar 2019 è che la nuova Toyota Hilux è a posto e pronta per affrontare il Rally di Gennaio. Altrettanto indicativamente si può supporre che le nuove Mini, parliamo del Buggy a due ruote motrici, siano già sufficientemente a punto se gestite “sobriamente” (Despres) ma non sufficientemente affidabili se messe alla frusta (Sainz). Proprio l’azione “spietata” del vincitore dell’ultima Dakar, con l’”ultima” Peugeot, tuttavia, depone a favore di un buon livello di prestazioni di entrambe le Macchine a un diverso stadio di evoluzione.
Moto. Tra i “big”, la stagione ha detto e continua a dire KTM. Tre Piloti in forma smagliante a rotazione, Price, Sunderland, Walkner, una Moto non solo estremamente competitiva ma indistruttibile. S+, la formazione guidata da Jordi Viladoms è pronta. La Honda è andata forte con Paulo Gonçalves, ma nel corso dell’anno ha perso per strada troppi Piloti. Barreda, due volte, Benavides, due, lo sfortunatissimo Bellino. Qualche problema di troppo a due mesi dalla Dakar, a meno che il recupero di Barreda, operato per l’ennesima volta a un polso, non sia fulmineo e completo, che Benavides si dia una calmata e che… tra i due non inizi a correre cattivo sangue. Anche Yamaha ha problemi. In Marocco Caimi è caduto e si è fratturato un femore, De Soultrait ha rotto, Van Beveren, entrambi i francesi pativano incidenti alla scorsa Dakar, ha concluso in buona posizione ma è caduto così forte alla fine del Rally che neanche si ricordava chi è.
Il “bonus” di fine articolo. Peterhansel, Castera… Dakar.
Si è parlato molto del fatto che Peterhansel potesse correre con la moglie Andrea Mayer. In Marocco effettivamente è successo così, sebbene la coppia abbia partecipato con un SSV, quelle divertenti e performanti “trappole” a quattro ruote piccole. Succede che per la Dakar “Peter” avrà a disposizione il terzo Buggy ufficiale di Mini, che Andrea Mayer non è ancora pronta al grande passo con il marito (che naturalmente non smetterà mai di cercare il successo) e che, intanto… il suo navigatore storico, Jean-Paul Cottret, ha “firmato” con Despres. E allora? Allora succede che “Peter” ha telefonato a David Castera…
La nuova coppia è già al lavoro sulle dune di Erfoud, intanto con una Mini All4 Racing.