Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Parigi, 22 Marzo. La Dakar torna in Perù, dove era stata l’ultima volta cinque anni fa, e dove si era arenata l’anno scorso (avrebbe dovuto essere incluso nel percorso dell’edizione 2016), quando il Paese dette forfait all’ultimo momento, costringendo gli organizzatori a rimaneggiare, e non di poco, il tracciato. Partenza dalla Capitale, Lima, e arrivo ancora una volta in Argentina, questa volta a Cordoba. Tre Paesi coinvolti quindi, nell’ordine Perù, Bolivia e Argentina, ma non tutte le rispettive Capitali come fu lo scorso anno nel collegamento Asunción-La Paz-Buenos Aires, e speriamo che non sia solo una “Dakar dei Presidenti”, chilometricamente esagerata, se non inutile, e dispersiva come lo è stata l’edizione conclusa il gennaio scorso.
Si è rinunciato al Paraguay, verosimilmente per ragioni di terreno e di “stagione”, ma chissà poi come è stato interpretato l’esperimento paraguaiano; e resta la Dakar degli “zoccoli duri” Argentina e Bolivia, con il ritorno del Perù che restituisce l’antica portanza alla colonna vertebrale del Rally. Il trittico andino, che non vede ricomparire il Cile ma che è indispensabile per la credibilità del Rally, è un omaggio essenziale e doveroso alla quarantesima edizione del Rally inventato da Thierry Sabine, e gestito ora da ASO, Amaury Sport Organization. È il ritorno, finalmente, a una configurazione di terreno più congeniale allo spirito e alle caratteristiche delle origini della Maratona più massacrante del Mondo.
Si inizia subito con la sabbia e le dune peruviane, tappe micidiali delle precedenti edizioni, per poi “attaccare” la Bolivia da Ovest e circondare il Lago Titicaca non raggiunto dalla Corsa lo scorso anno (ma non da noi), prima di raggiungere ancora una volta la Capitale boliviana dove la carovana si fermerà di nuovo per la giornata di riposo dell’edizione 2018. La discesa verso Sud ripercorre le traiettorie della prima Bolivia (e dell’ultima) con la realizzazione di quelle tappe quest’anno cancellate a causa del maltempo, e si passa in Argentina per il gran finale su terreni e mete che possiamo ormai considerare dei “classici”. Meno evidente appare l’epilogo fissato a Cordoba, non per l’importanza della Città quanto per la vicinanza con Villa Carlos Paz, più adatta scenograficamente e comunque mèta di transito prima del traguardo finale.
Cinque tappe in Perù. Lima, Pisco, Marcona, Arequipa, Puno, quattro in Bolivia, La Paz, Oruro, Uyuni, e cinque infine in Argentina, Salta, Catamarca, San Juan, Villa Carlos Paz, Cordoba. Ma questa è un’indicazione che va presa ancora con le molle. Si parla anche, infatti, di tappe ad anello e di spostamenti di bivacchi brevi, ovvero arrivi non lontani tra loro in linea d’aria. È la risposta alle critiche della “Maratona delle Assistenze” dello scorso anno?
Spostamento di date, tutta la Dakar Perù-Bolivia-Cile scorre più avanti nell’anno. La data di inizio è infatti fissata per il 6 gennaio, giorno di befana, e l’arrivo per il 20 gennaio. La giornata di riposo di La Paz cade, quindi, il 12 Gennaio.
🏁 #Dakar2018: Dream. Dare. Live It. / Sueñalo. Atrévete. Vivelo. pic.twitter.com/rY3oabgUNK
— DAKAR RALLY (@dakar) 22 marzo 2017
Apertura delle iscrizioni, ovvero delle candidature a partecipare, il 15 maggio prossimo, chiusura il 15 di luglio. A novembre verrà presentato, ancora a Parigi, il percorso definitivo. Fine novembre anche per l’imbarco dei mezzi dall’Europa e poi si passa alle operazioni di campo. Dal 3 a al 5 gennaio le operazioni e verifiche preliminari a Lima, e il 6 gennaio, finalmente, è il via della 40ma edizione della Dakar.
A Parigi non c’è Marc Coma. Strano. Strano che non ci sia il Direttore Sportivo della Dakar a presenziare alla presentazione di quella che è anche una sua creatura. Si dice che Marc è appena tornato dalle ricognizioni preliminari, e che domenica ripartirà per l’America del Sud domenica, insieme a Etienne Lavigne, che ha tenuto la conferenza di introduzione alla Dakar 2018, e a Xavier Gavory, suo braccio destro (o sinistro).