Il Bar della Dakar 2021. Cadetti o Nervi a fior di Pelle?

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Come può succedere che un Campione della Dakar, Matthias Walkner, possa perdere due ore nel Deserto per una “banale” panne di frizione? È l’ansia, e prende pivelli e fuoriclasse, memorabili i casi di Roma e Coma
5 gennaio 2021

Wadi Ad-Dawasir, Arabia Saudita, 5 Gennaio. Al Bar non la fai franca. Qui si sa tutto e soprattutto, si sa perfettamente come si deve fare tutto. Abbiamo insegnato il mestiere a Valentino Rossi, a Spithill, Messner e Maradona, tra gli altrii. A noi non la racconti!

Mascherine sulla bocca, che vengono utili per nascondere la smorfia di contrarietà, si parla del guasto alla KTM che è costato la Dakar a Matthias Walkner, già vincitore nel 2018. Tra i tavolini virtuali serpeggia la sensazione maliziosa che l’austriaco pupillo di Heinz Knigadner abbia fatto una c*****a, oppure che il danno fosse ben più serio di quanto dato a vedere, quindi taciuto.

Due ore e un quarto per cambiare i dischi della frizione sono uno sproposito, la media calcolata sulla perizia degli avventori qui riuniti è di un quarto d’ora al massimo. Dunque il danno era più grosso o Walkner è… un cadetto!

Vediamo come è andata. Walkner ha esitato a salire una duna, ci ha provato due o tre volte, poi la frizione è andata. Ha provato a riparare, a ripartire, poi ha aspettato che un bravo indiano gli prestasse i dischi, ha cambiato, ha perso nella sabbia pezzi e chiavi e dopo due ore e mezza è ripartito. Al Bar è pollice verso all’unanimità. Al bar ci si scalda subito: è un cadetto, anzi peggio, un c******e.

Sicuramente Matthias l’ha fregato l’ansia. Non tanto di non sapere come risolvere il problema, quanto la consapevolezza di non poterlo fare. Perché? Perché non aveva di dischi della frizione di ricambio sulla moto. Perché no? Qualche etto di dischi no? Perché – a questo punto interviene Heinz Kinigadner – le KTM non hanno mai avuto un problema di questo tipo, per cui il ricambio era inutile. Così Walkner ha perso la pazienza e la bussola quando ha visto che la possibilità di bissare il successo del 2018 stava scivolando via come i granelli di sabbia che seppellivano la sua asta spingidisco, i bulloni, le chiavi. Adesso quel tipo di ansia può essere contagioso, perché è facile che il difetto fosse nella partita di dischi frizione dalla quale proveniva quel pacco difettoso. Vedrete che d’ora in avanti tutte le KTM avranno i dischi di ricambio anti-ansia montati sula moto.

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Loeb e Elena, Perù, impazziti per cambiare una ruota al mostro Peugeot. Perché? Perché per non perdere tempo a cambiare la ruota forata a 50 chilometri dall’arrivo, hanno deciso di andare avanti con la ruota a terra. È una cosa che fanno abbastanza spesso i motociclisti, che non hanno da riparare quando la mousse va in fumo.

La sequenza è drammaticamente logica, prima se ne va in brandelli la gomma, poi il terreno attacca il cerchio, infine, se la tortura va avanti, si arriva al distacco del cerchio e resta esposto il mozzo. A quel punto… per fortuna la Speciale è finita, e allora il problema è tirare giù quel che resta. Intanto la macchina è andata giù e la metastasi ha attaccato anche le parti basse della sospensione. Insomma, quando è finito il lavoro di togliere il relitto della ruota e si mette su quella nuova, Loeb e Elena, visibilmente provati dalla faticaccia, si son dovuti arrendere e aspettare che arrivasse il camion di assistenza per riparare il resto. Però la Speciale era finita e la gara continuava, senza scosse a parte quelle subite sulla pista.

Nel tempo e nelle edizioni una dietro l’altra si sono viste scene ridicole. Auto che cadono dal crick, che perdono le ruote perché non sono stati stretti i bulloni. Si è visto gente piantata nella sabbia fino alle orecchie che non poteva uscire senza piastre. E le piastre dov’erano? Lasciate nel luogo del precedente insabbiamento. Per non perdere tempo!

La lista delle “disgrazie” colpose è lunga e sconfina nell’inverosimile.

È l’ansia, quel perdere la testa al sopraggiungere di un guaio imprevisto, di una situazione che muta repentinamente e rovescia la prospettiva. I piloti imparano, se non li hanno già, ad avere i nervi saldi, ma può capitare a tutti. Dai Privati che cadono immancabilmente “andando piano” e finiscono lì la loro avventura, ne abbiamo già un paio di esempi tra i nostri, quest’anno, ai Campioni collaudati che, un giorno, vanno in tilt per un errore fatale.

Sono memorabili i casi di Joan Nani Roma e di Marc Coma. Entrambi in testa alla gara in due edizioni diverse. Nani fini in un cul de sac e cadde svenuto in fondo a una valle dalla quale non riusciva ad uscire, e così aprì la strada alla vittoria di Fabrizio Meoni, 2002. Coma, a pochi passi da Tambacounda, 2007, ormai in dirittura di Dakar, si perse nel bush e, incapace di ritrovare l’uscita dal labirinto di vegetazione, finì per sbattere la testa contro un ramo. Anch’egli completamente suonato dalla circostanza senza uscita, lasciò che a vincere fosse il suo eterno nemico, Cyril Despres!

 

© Immagini: “Nani” Roma Media, BRX, Red Bull Content Pool, X-raid, Toyota Gazoo Racing, ASO, KTM, Honda, Rally Zone, Francesca Gasperi

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