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Milano, 31 Maggio 2018. Deus Café, via Genova Thaon di Revel. Una combriccola di “Dakariani” di varie generazioni, Edo Mossi e Romeo Gaspar, rispettivamente referente italiano e addetto alle relazioni con i concorrenti, entrambi funzionari di ASO, Amaury Sport Organization. La Società organizzatrice. Non tantissimi presenti, e non ancora, davvero “motivati”, ma in fondo neanche molte cose da dire. Troppo presto. Tutto sommato, tuttavia, un incontro che ci voleva. Ci voleva per “far pace” e ricominciare a lavorare sul progetto 2019, per smetterla con i timori e con i dubbi e iniziare almeno a farsi un quadro possibile della Dakar Perù… già, non c’è neanche il nome definitivo. Dakar Perù, se ci si attiene alla logica di definizione legata ai nomi dei Paesi coinvolti, Dakar Lima XXX Lima, se invece si vuole sottintendere con le XXX la giornata di riposo che ancora non c’è. Una cosa è certa, ed è un fatto quasi clamoroso adesso “venduto” come novità assoluta. È la prima volta che un’intera Dakar si svolgerà entro i confini di un solo Paese. L’altra novità annunciata, promessa, è “la trasparenza” sulle dinamiche che hanno condotto alla definizione del tracciato di base della Dakar 2019. 100% Perù. Come sempre la scelta dei termini caratterizza il messaggio. Un solo Paese suona male, 100% di quel Paese è quasi un privilegio. Comunque, anche se eravamo lì senza sapere che dirsi, eravamo lì che se ne parlava. E come sempre, in comunicazione, è quello che più conta.
Si riprendeva il discorso, si ricominciava a lanciare immagini e a sollecitare emozioni, insomma si rilanciava la Dakar rimasta in silenzio e senza molto da dire per un periodo un po’ troppo lungo rispetto alle consuetudini. D’ora in avanti si può star sicuri che se ne parlerà sempre di più, recuperando il tradizionale livello di “pressione” dell’informazione e del richiamo.
Oggettivamente, poche le informazioni concrete, molte di più le “promesse”. A partire dalla garanzia che, nonostante si stia parlando di una Dakar di dieci Tappe, sarà in ogni caso una Dakar 100%. 100% Perù, 100% Dakar. Cento per cento Dakar si spiega intanto con almeno due terzi delle Tappe tracciate su sabbia, “La Dakar con più sabbia della storia”, un dato percentuale comunque esplicito. Si correrà in gran parte nel Deserto a Sud di Lima, per intenderci Ica, Nazca, Arequipa.
Cento per cento Dakar si spiega intanto con almeno due terzi delle Tappe tracciate su sabbia
Non indicata la giornata di riposo, il che vuol dire che se non è Arequipa si sta studiando una parte di percorso a Nord di Lima, così da spostare il baricentro del programma. Indicati, invece, valori minimi di trasferimenti. Dakar compatta e con meno trasferimenti. In un certo senso, inevitabile. Metti mille chilometri di trasferimento e finisci a Panama!
Dakar logisticamente facile, economica. Nessun confine intermedio da attraversare e riattraversare, voli per e da, poche e attrezzate location, incentivo dichiarato e auspicato a portarsi dietro quanto più amici, parenti, sponsor e simpatizzanti possibili.
Infine, per quanto non sia facile convincervi, Dakar dura. Sarà una Dakar dura. Stiamo a vedere.
In mezzo alle poche cose “svelate” durante la presentazione preliminare Milanese, forse una soltanto davvero interessante, anche in questo caso piuttosto insolita. Chi si arrende avrà una seconda possibilità. Ovvero al ritiro nella prima parte della Dakar corrisponderà la possibilità di riprendere la Gara dopo la giornata di riposo. Un’indulgenza straordinaria, quasi rivoluzionaria. Si riprenderà non in osservanza del principio della penalità “forfettaria”, ma in corsa per una seconda, diversa classifica.
Infine, Dakar “economica”, perché stessa quota di iscrizione nonostante il ridotto numero di tappe, ma era una vita che non si ritoccava la tariffa base. Questa è un po’ forzata.
Alle prossime “rivelazioni”, ne aspettiamo molti. Intanto Tiziano Siviero,il Tracciatore, è in Perù.