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Somewhere, some days after. 4. 34° 36′ 12″ S, 58° 22′ 54″ W. Buenos Aires. Argentina. Nuovi Emigranti. Torniamo verso Lima rilassati, riflessivi. Contenti. Mr. Franco si sofferma sul miracolo di una civiltà senza guerra in una società semplice basata sui principi di un grande equilibrio. Magari fosse così oggi, in un qualsiasi angolo del Mondo!
Andiamo a spasso per la Dakar ricordando… la Dakar, dieci giorni in Perù per dieci anni in America del Sud. D’un colpo risaliamo fino al primo “episodio”. L’anno dopo il famoso, drammatico annullamento dell’edizione 2008.
Facciamo il conto. Sette volte la Dakar è partita e sette è arrivata in Argentina, e per ben dieci volte su undici è almeno passata di lì. Solo l’ultima, la Dakar 100% Perù, non è andata in scena nel Paese che nel 2009 è stato il primo ad accogliere a braccia aperte, in un delirio di entusiasmo, la Maratona scappata dall’Europa e dall’Africa.
Come 150 anni prima, in un contesto di ben altra levatura sociale, per la nuova ondata di “migranti” la prima volta in America del Sud è stato Buenos Aires. È chiaro che, prima tra le nostalgie più forti del decennio sudamericano, i “Dakariani” conserveranno nel cuore l’affascinante, intrigante e coinvolgente “Baires”.
Un nuovo Rally e un nuovo Mondo. Buenos Aires è una mèta e un punto di partenza. L’euforia dell’esperienza cruciale e totalmente nuova trascende dal mero viaggio intercontinentale per assumere un ruolo di ripartenza e simbolico molto forte. Buenos Aires è il porto d’arrivo della Carovana e del Circo, la Città si scopre emotivamente rapita dall’invasione pacifica dei “Dakariani”. Curiosità e antiche passioni trasformano l’attracco della Dakar in Sud America in un furore di benvenuto. La Città si congela e va a fuoco attorno all’ingresso dell’Evento sportivo, milioni di appassionati si riversano per le strade anche solo per veder passare una Moto o un Camion. La base operativa del Rally è presa d’assalto e ogni movimento, preliminare o di corsa, si svolge nella necessità entusiasmante di fendere la calca. Sarà così per due settimane attraverso Argentina e Cile, attraverso la Pampa e la scoperta del Deserto di Atacama, dall’Atlantico al Pacifico e ritorno attraversando due volte le Ande. È un tripudio di novità e di entusiasmo. L’esperienza segna indelebilmente Piloti, Navigatori, Assistenti, accompagnatori e casual visitors. È numero record: 501 Mezzi da Corsa. Il primo amore è Buenos Aires.
Non c’è contraddizione tra la calma liquida della vita della metropoli, così vicina alla nostra Storia, e la concitazione dell’avvio, e poi dell’arrivo, della Dakar. “Baires” è il cuore dell’Argentina, che vi si arrivi dall’Aeroporto internazionale di Ezeiza o dai uno dei Porti della Città sulle ramificazioni del Paranà o del Rio de la Plata. Calarsi per arterie gigantesche che si fondono nello scenario dei viali e o nella caotica e viabilità urbana è la prima emozione del viaggio della Dakar in Sud America. Buenos Aires è una Città di Mare, l’aria che vi si respira è vagamente eccitante, l’atmosfera ritmica, musicale.
Torrente di sensazioni, soprattutto di contatto, di scoperta e riscoperta di luoghi, comuni e non, conosciuti, evocati, suggeriti, “imparati”, lungamente attesi o già nel corredo emotivo multi-livello di ciascun viaggiatore. Per noi, già sentire qua e là parlare italiano, un italiano mezzo dimenticato o antico, mescolato alla nuova lingua, è un’esperienza curiosa e intensa, testimonianza musicale di un legame orgoglioso.
Fa caldo, l’inverno europeo ha lasciato il posto all’incredulità di un’estate torrida e rigenerante, l’arsura del giorno suggerisce calma e la fresca brezza della sera invita ai piaceri della vita. Turismo concentrato e da fare concitato si alternano e si sovrappongono. Non si deve perdere un solo passo della Dakar, pena rimanere indietro, ma non si può stare ai margini del fascino della Città, pena il rimorso eterno dell’occasione mancata. Non c’è un luogo, tradizione o gusto da preferire o che esalta l’esperienza. Buenos Aires va vissuta. Plaza de Mayo, La Recoleta o il Barrio del la Boca, l’Avenida Corrientes, la strada che non dorme mai, la Casa Rosada, l’Obelisco, l’impareggiabile Caminito, fino alla “Bombonera”, il Tango dei mille locali o il Calcio di Maradona, i teatri, la sale dei concerti, i ristoranti o i bar. Tutto, ogni luogo ha una storia affascinante. Buenos Aires è una risorsa inesauribile, un’esperienza variegata e di alto livello sentimentale. Le vie sono belle, a volte bellissime, i locali vivi. Meglio un hotel nel centro, o non lontano, oppure affacciato sul mare extra porto. Qualche apprensione nelle periferie, ma in generale ci si sente a casa, protetti. Ci vuole, ci vorrebbe tempo e paziente disponibilità, cosa che non è della Dakar, ma da tempo si è imparato che uno dei privilegi del Rally è quello di averci insegnato ad assorbire in fretta per sedimentare con il tempo necessario, dopo. Non è facile coordinare la sequenza delle priorità, trovare il ritmo giusto, ma ci si può riuscire. Dipende dalla “fame” di conoscenza che ci si sente addosso, e dal metodo, non sempre applicabile allo stesso modo a tutte le situazioni. È difficile, infatti, volare dentro una libreria, o al ristorante. L’incontro con i piatti argentini, con la famosa carne argentina, non è scontato, va oltre le previsioni degli… appetiti e dell’attesa. Un’esperienza anche questa, di valore.
Naturalmente, Buenos Aires è stato il porto d’arrivo ma anche l’”hub” di partenza o di passaggio di così tante Dakar sudamericane da essere legata a contesti emotivi anche molto diversi. È stata il campo base dell’avventura della Pampa argentina, delle sue desolate, infinite e un po’ sconcertanti distese, o delle partenze e degli arrivi di Rosario, Cordoba o Villa Carlos Paz, luoghi più frequentati, o come Jesus Maria, incantati da scoprire con attenzione, oppure il trampolino di lancio per la grande Avventura del Viaggio a Ovest, verso le Ande e oltre.
Per tre anni, fino al 2001, la Dakar sudamericana vorrà dire Argentina e Perù, andata e ritorno, tappe diverse ma stesso core. La gara delle auto sarà vinta per la prima volta da Volkswagen, e per tre anni sarà la stessa musica. Nell’ordine Giniel de Villiers, Carlos Sainz e Nasser Al-Attiyah. La Gara delle Moto continua nella migliore tradizione KTM, inaugurata nel 2001 con la vittoria del secolo di Fabrizio Meoni. Nei tre anni di Argentina-Cile sarà due volte Marc Coma e una Cyril Despres. Un duello che andrà avanti indisturbato fino al 2015, anno del ritiro di Coma, che poi assumerà l’incarico di Direttore Sportivo del Rally, e di Despres che sarà al volante dell’imminente leggenda Peugeot.