Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Somewhere, some days after. 2. Per mettere insieme un Viaggio che si possa dire dignitosamente tale sono necessari tre ingredienti di magia. L’Equipaggio, che è l’anima, il mezzo di locomozione, che è lo “strumento”, e la destinazione, che è la molla che fa scattare l’alchimia. Tutto il resto dipende dalle infinite variazioni possibili che la fantasia, e la voglia di andare oltre, aggiungono come fragranze al tema sviluppato su questi tre elementi.
Non a caso l’ordine di importanza è rigoroso. Per prima cosa l’equipaggio, poi il mezzo, infine la destinazione. È così. Se non sei in buona compagnia, o in perfetta sintonia con… te stesso, ovunque tu vada sei nelle mani della fortuna o della disperazione. Poi è vero, se non hai il mezzo giusto, barca, cammello, pollice fatato dell’autostoppista o fuoristrada heavy duty full optional che sia, rischiare di mandare a fondo o esaltare l’avventura non dipende più dal luogo o dalle difficoltà, ma da quanto sei in pace con te stesso nell’ambiente ristretto del mezzo che hai scelto per il tuo Viaggio. Se hai un equipaggio e un mezzo con i fiocchi, puoi andare ovunque, anche nel posto più sperduto e inospitale del pianeta e scoprirai il senso di quel viaggio. O semplicemente dell’opportunità.
Figuriamoci, dunque, se hai scelto il Perù come destinazione, e la Dakar come pretesto per andare in Perù!
Con Mr. Franco l’Equipaggio è la quintessenza del viaggiare. Lo abbiamo detto varie volte, lo ribadiamo consapevoli che è l’elemento chiave dei nostri formidabili viaggi delle Dakar. Scelto l’incrociatore universale, quella Toyota Hilux di cui pure vi abbiamo detto, eravamo pronti per il Paradiso. Per il Perù.
Lo schema di un Viaggio in Perù non è facile da comporre. A meno di avere sei mesi davanti a sé, le possibilità sono davvero troppe. Diciamo che ci vorrebbero almeno… tre Dakar per coprire un Perù almeno sufficiente. Ma diciamo anche che ognuna di queste può avere un senso compiuto, tale è il ventaglio di bellezza possibile del singolo viaggio.
Lo schema di un Viaggio in Perù non è facile da comporre
Noi siamo fortunati, possiamo contare su una doppia esperienza. Ci siamo fatti un’idea fantastica del Perù di Lima, del Perù delle Ande e del Perù del Deserto, e siamo pronti per affrontare il Nord e l’Amazzonia la prossima volta.
C’è una direttrice peruviana magica, un arco di magnificenza che porta da Lima a Nazca, Arequipa e verso l’Est meraviglioso di Cuzco e Machu Picchu. È il viaggio “classico” che andrebbe fatto almeno una volta nella vita. Meglio due. Il colpo d’occhio di Machu Picchu è fondamentale per concretizzare l’esperienza che si è formata nell’immaginario. L’incontro, il feedback “real life” la fissa in modo emozionante e indimenticabile. Pochi posti al Mondo hanno il potere straordinario di condensare lo spirito del viaggio facendo coincidere moto e destinazione in un vero e proprio obiettivo di esperienza.
Al contrario di quello precedente, il Viaggio della Dakar 2019 è stato “compatto”, intenso e 100% Perù. Un Viaggio particolare nel Perù a Sud di Lima in una meravigliosa scorribanda tra la Capitale e Tacna, incentrata sull’esplorazione “criptata” del Deserto di Ica. È un viaggio magnifico, che non prescinde dall’obbligatorietà di soffermarsi su Nazca e la magia delle sue linee, ma che consiglia di uscire dal mistero irrisolto, metterselo momentaneamente alle spalle e calarsi nel contesto geografico affascinante di un deserto che è semplicemente, stupendamente “vivo”. Vivo perché, al contrario di altri Deserti pure maestosamente affascinanti, come il Sahara o l’Atacama, ma per lo più aridi e abbandonati al vento, il Deserto di Ica è un luogo di tremenda vitalità. Facile attribuirne la ragione alla presenza dell’Oceano, ma non altrettanto immaginarne la potenza, la forza della natura che alimenta questo territorio immenso e labirintico. Vuol dire fauna, soprattutto uccelli, specie e numeri infiniti, vuol dire il silenzio rotto dall’esplosione di vita che improvvisamente si agita al passaggio del Viaggiatore, l’inquietudine meditativa dei silenzi sottolineati dal sibilo del vento e dal fruscio delle gomme che corrono sulla sabbia. Incredibile ma vero, in ogni punto del Deserto di Ica si è persi, eppure non lo si è mai. Nessuna paura, ogni qualvolta se ne soffra la sensazione basta piegare decisamente verso Ovest, raggiungere gli strapiombi di sabbia che si tuffano nel Pacifico, orientarsi correttamente di nuovo, e da lì riprendere una pista verso un altro punto intermedio del nostro viaggio.
Man mano che si scende verso Sud il paesaggio si appiattisce, solo ogni tanto emozionato dall’orizzonte che si muove e diventa una catena montuosa o, più spesso, la linea sinuosa di un cordone di dune. I chilometri scorrono sempre sereni. Lungo la Panamericana che costeggia il Pacifico, molte curve e molti chilometri fino a quando non si inizia a piegare decisamente verso Est, verso Arequipa. Ma prima Puerto Inca, una singolare unicità che si ritroverà solo a Nord di Lima, nel contesto geografico e storico molto differente di Caral o Trujillo. Da Arequipa il Mondo cambia ancora, e cambierà più volte fino ai villaggi del profondo Sud, piccoli, ragionevolmente abitati spesso più da un passato persistente che da un presente per quanto ottimista.
Non cambierà l’intensità del Viaggio, nemmeno nel tratto di ritorno. È difficile, infatti, provare la contrarietà della noia, di un posto già visto. Il Deserto di Ica è così. In viaggio o al “bivacco”, l’hotel o accampati tra le dune, bistecca e “palta” o il fuoco e una pannocchia di granturco, ogni metro sarà il desiderio di andare avanti, di tornare, di rivedere. Di rimanere. Accade spesso nel Deserto, lo riconosco. Come l’Oceano il Deserto è pochi elementi, una somma semplice di strati e sfumature di colore affascinanti. Ecco, il Deserto di Ica è qualcosa di più: il respiro del Mare e quei colori in rapido movimento di battito d’ali.
Piero Batini – Mr. Franco