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1996. È il 14 gennaio, il piccolo aereo dei giornalisti in volo verso Dakar trasporta anche Matilde Tomagnini. È arrivata da poco, rappresenta un marchio di quelli che, allora… ancora si poteva. Scende dall’aereo, prende un taxi e sparisce. Più tardi, sulla spiaggia che porta al Lago Rosa, prima della partenza dell’ultima frazione della Granada-Dakar, sulla carenatura della Yamaha di Edi Orioli compare un adesivo con quel marchio. Edi Orioli, il più grande Pilota di Rally italiano di tutti i tempi, taglia l’ultimo traguardo e vince la sua quarta Dakar.
È solo uno degli aneddoti della strepitosa carriera “dakariana” di Orioli, come lo stratagemma utilizzato a Tessalit nel 1988 per vincere la sua prima Dakar, quando si nascose dietro a una piccola duna per lasciar andare gli avversari sulla pista sbagliata, o come l’analogo, micidiale scherzo di Agadez del 1990, quando Edi simulò addirittura un guasto per rimanere indietro e poi lanciarsi da solo nell’attraversamento del Ténéré, guadagnare oltre un’ora sugli avversari dispersi, e arrivare primo a Dakar.
Cenni biografici
Edi Orioli è nato il 5 dicembre 1962 a Udine, e nel1978 ha avuto in regalo dal padre una Gori 50cc per la promozione di terza media. È stato tra i migliori Piloti di Enduro italiani, e nel 1981 Campione del Mondo. E lo è ancora, Campione del Mondo alla Sei Giorni, quando cambia tutto e decide di prendere un’altra strada, avvicinandosi direttamente alla regina delle maratone africane. Alla Dakar Edi Orioli arriva così, nel novembre del 1985 con una telefonata di Massimo Ormeni, che per l’edizione 1986 ha preparato tre Honda monocilindriche e che gli propone di guidarne una. Orioli ci pensa pochissimo, rinuncia al contratto dell’enduro con Puch e si unisce alla Squadra di cui fanno già parte Andrea Balestrieri ed Alessandro “Ciro” De Petri.
È l’edizione in cui muore Thierry Sabine e vincono Metge e Lemoine con la Porsche, “Ciro” De Petri si aggiudica cinque tappe, Franco Picco quattro, e Cyril Neveu ottiene la quarta vittoria. Edi Orioli vince la tappa dell’Assekrem in Algeria ed è sesto assoluto al termine del Rally. L’anno successivo, il 1987, la 9a edizione della Parigi-Algeri-Dakar vive sul duello emozionante tra Auriol e Neveu. Auriol, con la Cagiva, domina la gara ma è costretto al ritiro dal drammatico incidente in cui si procura la frattura delle due gambe ad un passo dalla vittoria, e Neveu ottiene la quinta vittoria con la Honda NXR bicilindrica. Edi Orioli, che corre ancora con la Honda monocilindrica, ormai obsoleta di fronte ai nuovi “mostri” del deserto, chiude al secondo posto assoluto, senza alcun successo di tappa ma rivelando, senza commettere un solo errore e sfruttando al massimo le tappe più guidate e difficili, le sue straordinarie doti di regolarità e di intelligenza tattica.
La storia del più grande "dakariano" italiano
Ed ecco le tappe fondamentali della carriera dakariana del nostro più grande motociclista, un Campione fuori dal comune per bravura e intelligenza, e una persona dalle qualità rarissime ed eccezionali, sempre anteposte a qualsiasi strategia agonistica. Proprio per questo Edi è il più grande.
1988. La Dakar del decennale, 12.874 km dal 1° al 22 gennaio e 603 iscritti. È ricordata anche per il “giallo” di Bamako, quando la Peugeot 405 di Vatanen sparisce dal bivacco e viene ritrovata soltanto al mattino successivo. Vatanen, che riesce a prendere il via e conclude all’ottavo posto, viene poi squalificato, e vince Juha Kankkunen con l’altra Peugeot. Epico duello tra Edi Orioli e Franco Picco, che si conclude solo nel finale del Rally. Dopo il successo di Giacomo Vismara e Giulio Minnelli nella gara dei camion del 1986, Orioli, che ha acquisito il diritto di guidare la NXR e che è passato in testa a Tessalit superando Picco, è il primo italiano a vincere la Dakar tra le moto.
1990. Iscritti in calo, la Parigi-Tripoli-Dakar si arena tra le dune di Gadhames con la disfatta delle Mitsubishi e le Peugeot che salgono ai primi tre posti. Vatanen è primo tra le auto con la Peugeot 405 GR, e Orioli tra le moto con una nuova Cagiva. Peterhansel è messo fuori corsa nel Ténéré, Neveu squalificato, Lalay cade, le Cagiva di Edi Orioli e di Alessandro “Ciro” De Petri imperversano nelle tappe desertiche e prendono il volo. Orioli passa in testa a Ghat e consolida definitivamente il suo vantaggio con la tappa di Agadez che ha attraversato tutto il Ténéré. Per il friulano è il secondo successo, dopo quello con la Honda nel 1988, ed è anche la prima vittoria della Cagiva dopo sei partecipazioni. Tra i camion vince il Perlini di Villa, Delfino e Vinante.
1994. Dopo l’edizione dei minimi storici di partecipazione, Gilbert Sabine cede TSO, e quindi la Dakar, al gruppo Amaury Sport Organisation. La direzione della Parigi-Dakar-Parigi è affidata a Jean-Claude Morellet, “Fenouil”. La 16esima edizione è totalmente rinnovata e fortemente caratterizzata dall’estro di “Fenouil”. Andata e ritorno, da Parigi a Dakar, epilogo a Euro Disney. Nella tappa tra Atar e Nouadhibou si sfiora la catastrofe tra le dune dell’Erg. Passano solo le Mitsubishi, ma la tappa viene neutralizzata al km 246 “salvando” le Citroen. Al termine di un’edizione tempestata dalle polemiche, alle vittorie di Lartigue con la Citroen e dell’equipaggio Loprais, Stachura e Kalina con il Tatra, si affianca il terzo successo di Edi Orioli, ottenuto con una Cagiva ancora preparata da Roberto Azzalin, ma questa volta strettamente derivata dalla serie.
1996. 295 equipaggi per la 18ma edizione che parte da Granada il 30 dicembre, ma la crisi della Dakar non è ancora superata. Dietro a Citroën, Mitsubishi, Yamaha e KTM resiste solo la passione dei piloti privati, autentici salvatori dell’evento in declino. Le Citroën vanno in testa alla corsa in Marocco, e batteranno le Mitsubishi con Lartigue al terzo successo. Avvincente, invece, la battaglia tra le KTM di Jordi Arcarons e Heinz Kinigadner, la Yamaha di Peterhansel in testa in Marocco, poi i colpi di scena. Kinigadner rompe il motore e Peterhansel perde due ore e mezza per un rifornimento di benzina sporca. Al comando passa Edi Orioli con una Yamaha dell’importatore italiano. Il friulano può amministrare fino al Lago Rosa, dove vince per la quarta volta insieme a Lartigue, che si è sbarazzato di Vatanen, e all’equipaggio Moskovskikh-Kouzmine con il camion Kamaz.