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Schiranna, MV Agusta Empire, 15 Giugno. Con lo sbarco in Arabia Saudita la Dakar ha ritrovato l’originale solitudine del Corsaro delle Dune. Ora, con l’Edizione 2023, il Rally-Raid per definizione completa l’etimologia dell’Avventura e entra nell’era 3.0 attraversando il portale di cambiamenti radicali. Impensabili, pensati a lungo.
Il segreto dell’alchimia è svelato, ma solo in parte, al tempio-fabbrica sul lago di Varese, dove storia e leggenda della Moto si sono fuse in una forma unica di permanente attualità dell’emozione. È il prato della Fabbrica oggi MV Agusta che rivela il profumo di una Dakar che cambierà.
Ospiti di MV Agusta. Non per caso, o per quel caso che lega i casi che lasciano un segno. Tra queste mura sono nate le generazioni delle nostre motociclette, e qui continuano a nascere i nostri sogni. La Dakar sbarca davanti alla Fabbrica e rivela che non sarà più la stessa. I cambiamenti vengono passati come il toast che scorre sulla resistenza arroventata, rappresentano una corrente che nasce dall’energia dell’era David Castera bis con l’iniezione Made in Italy di Edoardo “Edo” Mossi.
Credevamo di sapere molto e di immaginare tutto. Invece siamo stati messi all’angolo. La Dakar svela i segni della sua trasformazione. Alcuni lasceranno un solco profondo. 1. Il tetto dei partecipanti. 2. I percorsi “a specchio”. 3. Compensazione dei tempi per il vincitore di ieri per non sacrificarlo sulla pista di oggi. Se non avete ancora capito che la mano di carte è cambiata completamente, ecco, cerchiamo di chiarirlo qui.
Per prima cosa abbiamo chiesto di ripetere. Volevamo essere sicuri che non stavamo delirando. La ripetizione conferma, in tutte le lingue della Dakar. Castera lo dice dal Mercedes 4x4 per l’occasione adibito a palco, Mossi lo conferma nella nostra lingua. Ma la lingua dei Dakariani non ha bisogno di interpreti, i concetti arrivano diretti, come un jab.
100 Concorrenti Moto, 150 Concorrenti Auto e SSV (+ 20 Quad e 35-40 Camion). That’s it! Avete idea di cosa significhi? Per prima cosa non più l’interminabile serpente di gara, con i meno fortunati dentro la notte e non più lamentele per le partenze infinite. Per seconda una Gara più omogenea, più diretta e credibile sotto il profilo del contenuto agonistico. Infine, e questo è il rovescio della medaglia, la necessità di una dura, rigorosa selezione dei “candidati”. Sicurezza chiama, e ASO risponde. Prendiamo le Moto, per esempio: oggi, poco più di un mese dall’apertura delle iscrizioni, c’è richiesta per quasi il doppio dei posti disponibili. Le ammissioni si faranno sula falsariga delle regole di accesso delle prove “test”, Andalusia, Marocco, altre in programma (forse verrà ascoltata la richiesta del plebiscito di un nuovo Merzouga). Attitudine, esperienza, “titoli” e graduatorie. Nessuna raccomandazione, è bene che ciascuno cerchi informazioni esatte, gli Organizzatori sono qui e ovunque per questo.
2. Percorsi a Specchio. Che cavolo vuol dire? Dal punto di vista della definizione non so, ma il concetto è chiarissimo. Basta seguire le tracce dei concorrenti davanti! Ognuno avrà il suo road book, ognuno con la sua traccia personalizzata. Nel senso che, a un certo punto, il roadbook dirà a Tizio di andare a sinistra e a Caio di prendere a destra. Piste e waypoint diversi. Vuol dire tornare a leggere il proprio road book e non più la traccia in terra, o la polvere per aria, lasciate dal predecessore. La difficoltà: uniformare le varianti di percorso in modo da garantirne l’equità.
3. Tempo compensato per chi, avendo vinta la tappa precedente, è il primo sulla linea di partenza di oggi. Fino a ieri questo era una condanna pesante per l’apripista, e il presupposto per strategie tese ad aggirare il problema e, quindi, a falsare le dinamiche di gara con i famosi “trenini”. Quanto e come la compensazione sarà applicata non è ancora definitivo, ma è certo che ci guadagneranno lo spettacolo e la tensione agonistica, ergo il contenuto sportivo.
Sono novità importantissime, svolte epocali tali da lasciare nell’ombra altre quisquilie di non secondo ordine. La velocità massima per le Moto, 160 km/ora, i più giorni di gara, 14 tappe più prologo, la full immersion nel deserto saudita nella grande traccia Ovest Est del Paese, i viaggi e la logistica razionalizzati (verifiche, preliminari) e personalizzati (voli, trasferimenti), il nuovo, sensazionale Sea Camp, quel bivacco/villaggio che, anch’esso, vuol dire un ritorno alle origini. In chiave moderna, naturalmente. Abbiamo tempo per tornare su questi argomenti.
Sì, il Made in Italy fa bene alla Dakar. E la risposta in termini di affezione è evidente!
© Immagini ASO Mediateque - PB