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Dammam, Arabia Saudita, 15 Gennaio. La Dakar 2023 finisce come doveva finire a partire dal terzo giorno. Colpa di nessuno e tutti, merito di tutti e nessuno, se ne riparla. Vincono Nasser Al Attiyah, Mathieu Baumel e Toyota. Per il Principe del Qatar è la quinta vittoria. La storia dell’ultima Tappa non poteva incidere sul romanzo, ma è sempre un brivido sottile. La Corsa è decisa da giorni, settimane, e la tensione si sposta dall’acquisito all’imprevedibile, diventa un fastidio. La “noia” di una situazione modificabile solo in teoria ha finito la velare l’intera corsa, sospesa tra scaramanzia e ripetitività. Anche l’arrembaggio di Sébastien Loeb ha dovuto essere reinterpretato su chiavi diverse. Finalmente, chiusa la battaglia, possiamo gustarci il senso di una vittoria potente.
Al Attiyah-Baumel, Toyota Hilux TGR, primi. Loeb-Lurquin, BRX Hunter, secondi. Maraes-Gottaschalk, Toyota Overdrive, terzi. I distacchi fanno parte di un’altra storia. Invalicabili quelli lasciati alle spalle di Al Attiyah dopo la sesta Tappa, sensibili e, in qualche modo, gestibili, quelli che hanno tenuta accesa la fiammella del confronto tra Loeb e Moraes per il secondo posto. Nell’immutabilità della storia, Nasser Al Attiyah ha finito per essere descritto come un Pilota presuntuoso, arrogante, insofferente. Niente di più falso. Il “Principe” è un Principe davvero, soprattutto quando si tratta di fairplay. E non si deve dimenticare che per Nasser è importante vincere, ma viscerale correre e divertirsi in quello che per lui è l’elemento naturale, il Deserto, nel contesto della sua passione più grande, lo Sport. Nasser se l’è presa con il contributo di potenza alle Audi da parte della FIA, e credo abbia fatto benissimo, ma non ha mai osato, nelle dichiarazioni, oltre la ineluttabile evidenza mostrata dai fatti.
Al Attiyah, 52 anni, di Doha, è Campione del Mondo Rally WRC, ha vinto la Coppa del Mondo FIA Rally-Raid e, all’inaugurazione del Campionato quest’anno, è il primo Campione del Mondo Rally-Raid. A “terra” cioè fuori dai suoi cockpit, è senza dubbio sensazionale che Al Attiyah abbia partecipato a sei edizioni dei Giochi Olimpici e che abbia ottenuto la medaglia di bronzo a Londra, 2012, nello shooting, nel tiro. Alla Dakar partecipa dal 2004, decimo con una Mitsubishi, e si è allineato alla partenza, 2023 compreso, 20 volte, 2008 annullata nel conto. Con quella di oggi Nasser somma 5 vittorie. la prima è arrivata nel 2011 con la Volkswagen, la seconda nel 2015 con Mini. Dal 2017 corre con Toyota, dall’esordio con il Team Sudafricano fino al “merge” delle operazioni del Team Ufficiale Gazoo Racing, tuttora basato in Sud Africa. Con le Hilux Al Attiyah ha vinto nel 2019, nel 2022 e nella difesa del Titolo di quest’anno. Che vita, caro Nasser, tutta la nostra bella invidia!
La vittoria alla Dakar 2023 arriva un po’ come quella del 2022… per inconsistenza, o per sfortuna, degli avversari. Il secondo giorno è tempesta di gomme bucate per tutti, ma un po’ meno e un po’ meglio per Nasser, il terzo giorno è per i guai meccanici di Loeb e, soprattutto, Sainz. Il sesto giorno, il famoso, “doppio” incidente sincrono di Peterhansel e Sainz, è la disfatta delle Audi. Al Attiyah ha oltre un’ora di vantaggio e la gara si risveglia solo grazie alla riscossa di Loeb, che nella marcia falciatrice alla seconda posizione occupata da Moraes, macina vittorie e ripetizione, frantuma il record di Vatananen con le 5 vittorie consecutive del 1989 e, finalmente a due giorni dalla fine, torna in possesso del secondo posto. L’ultimo giorno non conta più nulla, è la formalità di dogana, vince Guerlain Chicherit, Loeb ha tirato i remi in barca, quel che ha potuto fare l’ha fatto, e Al Attiyah si concede un bell’ottavo posto. Fine dei giochi, tutti contenti o almeno, parzialmente soddisfatti.
Nasser Al Attiyah può puntare al progetto ambizioso di battere il record personale di 8 vittorie di Peterhansel, “Ormai ne mancano solo 3!”. Ma secondo me anche questa è una frecciatella burlesca a chi lo vuole dipingere presuntuoso. Ci sono primati e imprese che nessuno si metterebbe in mente di dichiarare come obiettivi. Altrimenti non esisterebbero i miti. Quindi Al Attiyah ci lascia la sua battuta libero di seminare un po’ di zizzania, ma è fondamentalmente felice e fiero di tornare a Doha, stasera, con la Toyota Hilux ufficiale con la quale è appena sceso dal podio della sua quinta Dakar vinta. Loeb sorride poco, ma è certamente contento, se non dell’inizio, almeno del finale della Dakar. Il record di vittorie gli dà lustro e un buon credito nel Campionato del Mondo Rally-Raid, il secondo posto lo conferma uomo da battere e mai battuto. Senz'altro una gara dura, era partito dal secondo posto dello scorso anno, da migliorare, e si è ritrovato a dover lottare con il coltello tra i denti per riconquistarlo. Sia BRX che Audi dovranno lavorare molto, ma si può credere che Loeb avrà una buona macchina per… migliorare il suo rating dakariano. Per quanto riguarda Lucas Moraes, non c’è uomo più felice, questa mattina, al Mondo. Prima di tutto perché è brasiliano. Secondo perché era al debutto a 32 anni. Terzo perché è il brasiliano più forte della storia della Dakar, anche se viene dal nido del Raly do Sertoes per varie ragioni. È terzo assoluto, sale sul podio dei sogni con un boost di nazionalità che rende tutto epico e contagioso come un virus.
D’altro parleremo. Di Dakar “corrotta” dal maltempo e un po’ bugiarda, di torti e di fortune, degli italiani, di Laia Sanz Italiana con Maurizio Gerini Spagnolo, fantastici. Oggi però è il giorno di Nasser Al Attiyah e Mathieu Baumel!
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