Dakar 2023-D2. Fotofinish. Il Giorno del Massacro Gratuito

Dakar 2023-D2. Fotofinish. Il Giorno del Massacro Gratuito
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Un pensiero al volo. La 2a è una Tappa che non è da Dakar. L’80% dei favoriti è fuori gioco, o rientreranno solo se anche al 20% sopravvissuto succede qualcosa di simile
3 gennaio 2023

Al’Ula, 2 Gennaio. Sono contrariato. Una tappa impossibile. Almeno per le attrezzature dei favoriti. Hanno salvato la giornata e le carcasse (dei pneumatici) Nasser al Attiyah e Carlos Sainz e qualche outsiders. Le BRX sono fuori gioco. Con due scorte possibili Loeb era nero: ha forato 3 volte e perso "solo" un’ora e mezza perché Terranova gli ha dato una delle sue, il quale Terranova ha registrato 4 forature lente e si è ingegnato a riparare a rotazione.  A Chicherit, più 3 ore e mezza, e Zala, 3 bucature ciascuno, non è rimasto altro da fare che aspettare il camion di assistenza in gara.

In casa Audi non è andata meglio, e il dispiacere generale è mitigato dalla leadership di Carlos Sainz. Stephane Peterhansel ha bucato due volte nei primi 40 chilometri (gliene restavano 400) e ha “alzato” il piede perdendo fortunatamente solo mezz’ora. Mattias Ekstrom ha forato ancor prima, dopo 20 chilometri, e una seconda volta, per fortuna lenta, più avanti. Cambiando ruote e rigonfiando è riuscito a tagliare il traguardo pur con le gomme a terra. Carlos Sainz è stato bravissimo (o miracolato) e lentissimo sui primi chilometri, una sola foratura lenta, poi ha osato appena qualche piccola bagarre concentrandosi sulla perfezione. Sven Quandt, il Team Manager di Audi Sport, ha condensato l’evento come una vera e propria prova di sopravvivenza.

In casa Toyota, Al Attiyah con una macchina benedetta da una sola forstura, ha vinto la Speciale, De Villiers ha limitato al massimo, 2, le forature, poi ha tirato i remi in barca. Lategan è andato fuori numero massimo con tre forature e un arrivo sul cerchio.

Morale: al momento restano solo Carlos Sainz, primo, e Nasser Al Attiyah, secondo. Già Mathieu Serradori, terzo, è a quasi mezz’ora. Non era la pista giusta per una Dakar. Non era quella speciale annunciata con solo “qualche tratto tecnico e guidato”. Troppo stretta e con troppe “schegge” di pietra micidiali. Adesso, per vedere una Dakar con un ventaglio più ampio di candidati, bisognerebbe confidare su un’estensione globale della sfiga. No grazie. Speriamo che le dune dell’Empty Quarter rendano giustizia alla 45ma Dakar.

 

© Immagini ASO Media, Red Bull Content Pool, DPPI

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