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Shaybah, 13 Gennaio. Sébastien Loeb cala un altro asso di cuori e vince per la sesta volta, la quinta consecutiva. Per l’Asso degli Assi non c’è stato Empty Quarter, non c’è stato inferno. A quasi 100 all’ora di media, l’alsaziano si è fumato anche l’ultima, e conclusiva parte della Tappa Marathon ed è tornato a Shaybah con la quinta vittoria consecutiva. Dalla ottava Tappa la Dakar delle Auto è monopolio Loeb-BRX. Già, la BRX Prodrive è la macchina che David Richards voleva sul tetto della Dakar quest’anno, e che probabilmente solo la (mala) sorte ha reso (parzialmente) innocua. Probabilmente, vicende a parte, se la Dakar di quest’anno non avesse tagliato fuori sia le Prodrive che le Audi, aggi avremmo potuto assistere a uno dei confronti più affascinanti dell’ultima era.
Diciamo anche, allora, che il tenuto Empty Quarter, cartellone d’inferno dall’annuncio del percorso della Dakar 2023, non è stato poi questo grande spauracchio. Si era stati invitati a credere che le tre tappe a corto sviluppo di Speciali fossero tempestate di difficoltà, di terreno e di navigazione. Si parlava di medie da trenta all’ora, di trappole inevitabili. Invece le tre dell’Empty sono state la gioia degli appassionati di Dakar e di Deserto, scenari agonistici e geografici maestosi, mozzafiato, nei quali i grandi specialisti hanno incontrato ben poche, reali difficoltà. Questo non vuol dire, peraltro, che nelle retrovie non si sia avvertito quel retrogusto bruciato d’inferno, che ci sia stato chi è arrivato in due ore e chi in venti. Il degrado delle piste e della giornata è un parametro che si espande sempre di più nelle Dakar perfette di oggi.
Sébastien Loeb, Prodrive, Mattias Ekstrom, Audi, Nasser Al Attiyah, Toyota. Tutti in meno di due ore. Un altro arrivo di tappa che fa sognare il confronto stellare che questa Dakar avrebbe dovuto mandare in scena e che viene riproposto giornalmente, però al di fuori del contesto della Generale. Distacchi minimi, come si è potuto vedere, e grande show di Loeb impeccabile sia in velocità ed esecuzioni pure che nel difficilissimo ruolo di apripista. Perfetto, lo possiamo dire! Primo spettatore ad applaudire, certo, Nasser Al Attiyah che continua per la sua strada preso e concentratissimo su altre priorità. Quell’ora e venti di vantaggio. Bene Laia Sanz e Maurizio Gerini, 23mi assoluti, che hanno avuto una vigilia agitata al bivacco della marathon, quando si sono accorti che avevano un semiasse rotto. Un’ora di tempo, da soli perché l’assistenza non era autorizzata, e un’operazione rivelatasi più difficile del previsto. Il pezzo rotto non voleva saperne di uscire. Ma alla fine Gerini ce l’ha fatta, ha rammendato con le fascette i brandelli di carrozzeria accarezzati dalle dune, e ha messo la Astara in Parco Chiuso.
Termina anche l’agonia di Lucas Moraes, Prodrive, che finalmente è raggiunto e superato in Classifica Generale da Loeb e scade al terzo posto. Si crea così, quasi paradossalmente, una situazione di doppia soddisfazione. Lucas resta perfettamente lanciato verso l’obiettivo di essere il primo brasiliano debuttante sul podio della Dakar. Loeb riporta il bilancio su quell’obiettivo minimo della partenza che poi era il secondo posto già ottenuto alla Dakar con Peugeot, prima, e Prodrive, poi. A inibire i grandi sogni di Loeb, ma anche di Prodrive e d Audi, e di molti entusiasti favoriti, l’inamovibilità di Nasser Al Attiyah e Mathieu Baumel, e della loro Toyota Gazoo Racing, al comando della Dakar 2023 dal secondo giorno! Altra piccola scossa di assestamento, tra le Hilux Ufficiali: il silente De Villiers scavalca Lategan e sale al quarto posto. “Saltano” nello stesso giorno tre protagonisti di giorni di gloria, Vaidotas Zala, Lionel Baud e Simon Vitse. Al Traguardo Ferdinando Brachetti Peretti e Pietro Cinotto. Rebecca Busi nella Tempesta perfetta!
Mitchel Guthrye, Can-Am, redivivo e sfortunato, torna alla vittoria tra i Prototipi Leggeri, ma la Generale resta saldamente nelle mani di Austin Jones, Can-Am South Racing. I Goczal sempre all’attacco di Baciuska tra gli SSV T4, ma il lituano conserva ancora 7 minuti di vantaggio. E siamo di nuovo al bivacco ”infame” di Shaybah. Lo chiamano così perché è isolato e non c’è campo telefonico. Però restano da disputare solo due Tappe e 290 Chilometri di Prove Speciali.
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