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Empty Quarter Marathon, 12 Gennaio. Due cose sembrerebbero non tornare: che la Tappa annunciata da mesi come la più difficile non lo sia affatto, e che un Pilota alla quarta vittoria di Speciale consecutiva non possa accarezzare il sogno, legittimo, di vincere la competizione. Sono due cose che non tornano ma che sono perfettamente nelle corde della particolare competizione di cui si sta parlando: la Dakar. Cosa non può succedere alla Dakar? Niente! Loeb ha vinto ancora. Ha avuto ragione della Tappa più dura della Dakar a mani basse, ancora una volta imponendo la sua perfetta adattabilità anche a questo tipo di scenario agonistico. Eppure tutto questo show di bravura potrebbe servirgli appena per ottenere un altro piazzamento, non oltre il suo migliore che cerca di… migliorare con una vittoria. E Loeb quella vittoria ce l’ha nella bravura, oltre che nel cuore, ma non nelle circostanze, nella Macchina.
Ed è un’altra Tappa monocorde. Nell’ordine Loeb e Chicherit, a dimostrazione che la Prodrive va forte, a riuscire a farla stare insieme, Ekstrom con la Audi scampata al massacro delle RS Q e-tron. Nulla di nuovo, purtroppo, la Dakar delle auto non può più far fuochi d’artificio. Poi due dei grandi protagonisti, il Senatore Al Attiyah e il debuttante Moraes, tutti e due con una Toyota, ufficiale o Overdrive vanno tutte forte. Il Principe del Qatar morde il freno cercando di non rompere nulla e di non distrarsi, il novizio brasiliano ogni giorno a cercare di aggiungere tutto quel che può trovare attorno alla sua scarsa esperienza, per mantenere a distanza gli artigli di Loeb, ormai a meno di dieci minuti. Bravo, però, Lucas Moraes, bravo davvero. Buona operazione anche per Lategan e De Villiers, per dire di due che ormai cercano di portare a casa con dignità il frutto del lavoro.
Inutile dire che non c’è alcun segno che viene dalla classifica. Al Attiyah ha un’ora e venti di vantaggio da amministrare nelle ultime tre tappe. Sempre meno probabile un colpo di scena che diventerebbe sempre più clamoroso. Moraes secondo, Loeb terzo, è l’unica “variabile” di peso che potrebbe modificarsi in classifica generale. Gara saggia di Laia Sanz e Maurizio Gerini, un investimento sicuro sulla seconda parte della Marathon. Cambia, invece, lo scenario della Gara dei Prototipi Leggeri. Guillaume de Mevius, che ne era al comando con l’OT3 Overdrive, resta fermo al chilometro 43 della Speciale. Il problema meccanico è risolvibile, ma si porta via oltre un’ora per la riparazione. Troppo tempo per continuare a sperare. Al traguardo della prima frazione della Marathon passano 3 Yamaha X-raid, Porem, Ferreira e Casale, e al comando del Rally sale Austin Jones, Can-Am Red Bull Junior Team, un’ora di vantaggio sul collega Seth Quintero.
Rokas Baciuska, Can-Am, vince la giornata della T3, gli SSV “amelioré”, e mantiene la leadership della classe, niente affatto confortevole per via della pressione esercitata alle sue spalle dalle due “macchinine” di Eryk e Marek Goczal. Mentre scriviamo Pietro Cinotto è già al bivacco di Empty quarter Marathon. Camelia Liparoti, Rebecca Busi e Ferdinando Brachetti Peretti sono ancora in pista.
Al bivacco Empty quarter Marathon non arrivano meccanici e mezzi di assistenza. Tutto il pacchetto di ausilio è rimasto a Shaybah. Per gli Equipaggi al bivacco Marathon c’è ora il compito di provvedere alla revisione, ove possibile, del proprio mezzo da gara. Solo l’assistenza tra concorrenti è autorizzata, secondo un retaggio della Dakar originale. La Marathon potrà considerarsi conclusa solo il 13 gennaio al ritorno a Shaybah, altri 185 chilometri di Speciale tra le dune “temibili” dell’Empty Quarter. Da aspettarsi una contro-sorpresa?
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