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Shayba, 11 Gennaio. C’è l’enigma che veleggia sulla Dakar. Il “turista di origine italiana” travolto durante la nona Tappa e deceduto durante l’elitrasporto all’ospedale di Riyadh. Perché ci vogliono due giorni per conoscere il nome di Livio Fassinotti, 69 anni di None, Torino? Come è possibile che chi era con lui non l’abbia prevenuto della posizione impossibile nella quale era andato a mettersi per scattare le sue foto? Ales Loprais, il ceco autore inconsapevole dell’incidente e che era in testa alla Generale con il suo Praga, non è ripartito e si è messo a disposizione delle autorità per le indagini di rito. C’è questa tristezza sulla Dakar. Tutto ha funzionato bene, dal punto della sicurezza, eppure siamo di nuovo qui ad angosciarci per un incidente che ha del paradossale.
Più nel vivo della Gara, ma non ancora dentro la 10a Tappa, c’è il ritiro di Carlos Sainz. L’aggiornamento. Subito dopo il cappottamento all’inizio della 9a Speciale, Carlos aveva chiesto soccorso ed era partito con l’elicottero. Durante il volo ci aveva ripensato, aveva fatto fare dietro front al pilota e si era fatto posare accanto alla sua macchina, e lì ha ripreso con la procedura. Aspettare il camion di assistenza, riparare, ripartire, portare la macchina al bivacco di Haradh. Alla sera tuttavia, i tecnici Audi si son resti conto che era stata danneggiata una parte della struttura di sicurezza, e che non sarebbe stato possibile riparare la RS Q e-tron nei tempi e con i mezzi a disposizione. Carlos Sainz doveva fermarsi. E così è stato.
Decima Tappa. Lunga di trasferimenti, oltre 500 chilometri, corta di Speciale, appena 114 chilometri. Un assaggio, avevano detto, di Empty Quarter in vista del doppio impegno della successiva Marathon. Un assaggio che doveva essere anche un test. Risulta in effetti una tappa non facile, molto delicata per la navigazione, il test più che altro per il sangue freddo nel prendere decisioni cruciali nei passaggi di duna. Sébastien Loeb, nessuna dimostrazione di bravura nella guisa da dare, è perfetto e guida l’apertura della pista per tutta la Speciale con grande sicurezza. Chicherit, ProDrive, che partiva dalla terza linea, regge a mala pena al ritmo dell’alsaziano, Zala, ProDrive, secondo a partire, crolla e affonda nelle retrovie. Bravo Ekstrom, Audi, che risale costantemente, e bravissimo, naturalmente, Al Attiyah, Toyota, che risale rapidamente fino alla sua confort zone di oggi, il quarto posto. Risultato: Loeb ottiene la sua terza vittoria consecutiva (4 in totale), Ekstrom è secondo, un grande Moraes terzo. Laia Sanz e Maurizio Gerini entrano nei venti con la Astara eco-aspirata. Gran gara, forse disturbata da qualche contrattempo iniziale!
Non cambia nulla nella Generale. Nasser Al Attiyah con i cinque minuti concessi agli avversari oggi, mantiene l’ora e venti di vantaggio su Lucas Moraes. Sébastien Loeb ha rosicchiato 5 minuti a Moraes e adesso è a 16 minuti dal brasiliano, ma a poco meno di un’ora e 40 dal leader Al Attiyah. Lategan e De Villiers, le Hilux Gazoo gemelle dalla Macchina di Al Attiyah, completano la lunga lista… dei cinque. Seth Quintero ha vinto la gara dei Prototipi Leggeri ma Guillaume de Mevius, OT3 Overdrive, mantiene una sia pure fragile leadership di categoria, e ancor più delicato è il primato degli SSV di Rokas Baciusca, con Eryk Goczal a 3 minutii e Gerard Farres a sette.
C’è da dire che quel che si è visto oggi nella piccola tappa a Shayba, potrebbe essere enormemente amplificato nella successiva 11ma tappa, questa con ben 274 chilometri di Speciale di dune. Destinazione Empty Quarter Marathon, un punto GPS attrezzato a bivacco per i soli Concorrenti che sarà la prima frazione dell’originale unica Tappa Marathon, senza Assistenza!
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