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Ar Riyadh, Saudi Arabia, 5 Gennaio. In questa Dakar sembra non sia successo niente di straordinario. Il ritmo è ordinario, i bivacchi impeccabili, la calma stato d’animo prevalente e i risultati si alternano e scambiano tra prevedibili e sorprendenti, di solito comunque maturati in corso d’opera. Eppure succedono cose straordinarie.
La prima pagina della Dakar Gazette del 5 Gennaio se la dividono a metà l’exploit di Danilo Petrucci e la disfatta di Stephane Peterhansel. Sono entrambi fatti straordinari, nel senso letterale e del clamore che suscitano. Per motivi opposti.
Di Petrucci hanno parlato e detto tutto tutti. Ha dato fondo alle sue doti di Pilota e ha dimostrato di essere veloce quanto i più veloci. Peccato che sia stato penalizzato perché questo non ci dà, e non gli dà, la possibilità di vederlo/vedersi alla prova della navigazione. Non sarà lui ad aprire la pista nella 5° Tappa e non saprà ancora se e quanto è bravo a navigare. Sulla prima speciale ad anello di Riyadh farà come nella quarta: andrà via a manetta e cercherà di vincere. Se posso essere sincero è uno sbaglio, perché un debuttante che va forte come chi… va forte da anni e conosce la lingua del Deserto, prende dei rischi che fanno parte della gavetta ammaccata. Non che non sia un buon metodo, ci sono Piloti che hanno distrutto moto e ossa e poi hanno vinto, ma ce ne sono di più che hanno cercato di fare meno danni possibili crescendo ugualmente e vincendo tanto quanto o di più.
Dico questo perché riconosco in Danilo un talento speciale e non vorrei vederlo sprecato. Ora, ci sono due modi per proteggersi. Uno è avere davvero la capacità di tenersi sotto controllo. Il secondo è imparare a dar retta. Per esempio a uno come Jordi Viladoms, il suo attuale Team Director, che sono pronto a scommettere glielo sta dicendo da quando è finita la tempesta di interviste e di osanna. Navigazione a parte, ci sono ancora due cose che Petrucci deve imparare e che sono esemplificate dai modi e dai fatti. Una si impara leggendo il terreno, ed è la sensibilità, l’altra trovando e sostituendo un fusibile bruciato, la pratica meccanica. Mi permetto ancora. Io non lo conosco, ma mi sembra che la Dakar gli piaccia davvero. Quindi se si riconosce realizzabile in questa passione dovrà pensare bene a cosa fare nel prossimo futuro: la Dakar non si vince a mezzo servizio. Detto questo: in Bocca al lupo. Io ci credo.
Stephane Peterhansel, per esempio, è uno che non ha mai spaccato nulla, fatti salvi i casi eccezionali. Né ossa né Motociclette né Macchine. Ha imparato a vincere in una incredibile accelerazione di prudenza enormemente favorito da doti naturali che per lungo tempo gli umani hanno ritenuto peculiarità di un altro pianeta. Fa impressione, quindi, che in due giorni sia rimasto fermo nel Deserto ad aspettare l’arrivo del camion di assistenza di AUDI.
Una volta ha fatto fuori l’intero posteriore della RS Q e-tron, la seconda un solo quarto. In entrambi i casi quanto basta per stare a guardare la Dakar per ore invece di correrla. È un doppio evento che lascia perplessi. Quasi da non credere. Io mi sarei aspettato un Peterhansel prudentissimo e attendista, lo specialista della prima settimana che uccide solo nella seconda. Invece no, a due giorni dalla fine della prima settimana Peterhansel è 81° a due giorni e mezzo da Al Attiyah, di cui quasi due sprecati in penalità.
Io però credo di più a un improbabile doppio colpo di sfortuna che a un doppio errore, e ciononostante non riesco a non pensare ad un incrocio di circostanze nettamente sfavorevole. Per prima ci metto una certa ambizione ad essere il primo Pilota a vincere con l’AUDI di un altro pianeta, per seconda una maggiore fragilità dello schema della RS Q e-tron, rispetto alle vetture di uguale ambizione, a causa del diverso peso. Morale è stato Carlos Sainz a vincere per la prima volta con l’Astronave, e si dice che AUDI stia rincorrendo una revisione del processo che ha portato alla condanna del waypoint del secondo giorno, e Peterhansel è finito nella polvere della sua antitesi.
Lasciamo dunque in pace la fortuna, non stuzzichiamola, non facciamo in modo che debba intervenire.
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