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Ha’Il, 1 Gennaio. AUDI mette in campo lo stato dell’arte della sua micidiale esperienza in una stupenda incognita agonistica. Che vuol dire? Vi dico. Quando senti partire la nuova AUDI RS Q e-tron rimani a fissare il diagramma di un sogno. Non ci credi o credi di essere ancora addormentato. Però è vera. Finalmente è realtà. Calata sul suo terreno di progetto. Rivoluzionario. Ambizioso. Faraonico. Nonostante la storia della Dakar sia costellata di progetti grandiosi, questo finisce per superarli tutti. La Macchina “elettrica” è in gara, ha finito il suo periodo di gestazione ed è una soluzione completa e concreta nelle mani di Peterhansel, Sainz, Ekstrom. Attira l’attenzione per il suo disegno, per l’aggressività dei dettagli, per il silenzio che… rompe il silenzio del Deserto. È un sibilo che cresce e che si fonde con l’accensione del motore termico. Ve la raccontiamo, una volta per tutte, perché è una faccenda che ci sta a cuore, capirla bene.
La macchina di AUDI è stata ingenuamente “spacciata” per elettrica. L’onda del momento, la sorpresa, gli obiettivi e la complessità del progetto esigevano un lancio, non era il momento e non c’è spazio per troppe spiegazioni. Da quel momento si è scatenata una fantasia meravigliosa a sostegno della missione. Il dream Team aiuta, Peterhansel, Sainz e Ekstrom, l’immagine della belva che spunta da una fame grafica di clamore e di gloria sportiva anche. Man mano che passa il tempo, tuttavia, si sente il bisogno di aggiungere dettagli, svelare particolari, vederla in azione. Tutto questo accade in sordina, mentre la RS Q e-tron accumula chilometri privatamente nel deserto tunisino.
Il progetto non è più fantasia ma realtà tangibile solo all’avvio della Gara, quando il semaforo esige una prima cosa basilare: che tu ci sia. La RS Q e-tron numero 200 di Stephane Peterhansel, Team AUDI Sport, è la prima a partire da Jeddah. Finalmente è tutto vero.
Cosa è tutto vero? Una sfida enorme, che ha ben pochi punti di contatto con le altre e precedenti. Questa volta entra in gioco l’elettrico, ovvero il più attuale… futuro della mobilità. Dunque è anche una responsabilità e un progetto guida.
Intanto cerchiamo di dare a Cesare quel che è di Cesare. Finché si è parlato di “elettrico” e basta si è rimasti un po’ fuori dalla pista principale della verità. E anche il concetto di “ibrida” sta stretto al valore intrinseco dello schema complessivo. Qui non si lavora “in coppia” o in collaborazione, ma ciascuna parte del complesso schema delle Audi RS Q e-tron ha una sua funzione e un range preciso di operatività. I confini sono chiari. Segnate con un dito: questa è la prima rivoluzione. Vediamo quali sono gli elementi della filiera. Partiamo dalle ruote.
L’energia arriva alle grosse BF Goodrich 37x12,5 R17 attraverso due motori elettrici, due Motor Generator unit derivate strettamente dalle unità e-tron FE07 della Formula E. Una terza MGU di analoga tecnologia e derivazione provvede a parte della carica della grossa batteria, 370 Chilogrammi per circa 50 kWh, e al recupero di energia nelle fasi di rilascio e frenata. Andiamo su. Ad alimentare la batteria è un convertitore di energia MG05, che trasforma l’energia cinetica in energia elettrica. Finalmente, “on top” al sistema e integrato in quello che è definito l’Energy Converter, il motore TFSI 2 litri turbo che arriva, con poche modifiche, soprattutto di adattamento, dalle AUDI del successo DTM. Tutto questo è solidale al traliccio della RSC e-tron, acciaio temperato di utilizzo aerospaziale, che a sua volta beneficia delle esperienze AUDI di Le Mans, Rallycross e DTM, e celato alla vista dalla “pelle” in compositi che definisce il design della vettura. Si passa, poi agli schemi dell’elettronica di servizio, della sicurezza e del software necessario per gestire la complessa “rete” di massima efficienza, robustezza e affidabilità richiesta a una macchina il cui compito è quello di vincere la Dakar. Aggiungendo un altrettanto sistema di raffreddamento di entrambe le tipologie di motore e i 300 litri scarsi di combustibile, la Macchina arriva alle due tonnellate di peso ma garantisce la velocità massima consentita dal regolamento FIA per Dakar e Campionato del Mondo Cross-Country Rally, 170-180 KM/h, e un’accelerazione da 4.5 secondi per passare da 0 a 100 KM/h.
Dal mio punto di vista, gli aspetti principali e pregevoli della rivoluzione RS Q e-tron non sono quelli del lancio radicato nell’immaginario collettivo degli appassionati. Il messaggio dovrebbe essere un altro. Vediamo i punti dell’eccellenza. Primo, il motore sin qui “ammesso” a mezza bocca. Il rebus è stato affrontato nei termini di una problematica globale, ed è stata trovata l’unica soluzione adattabile alla Dakar, ovvero a una gara di lunga, “impossibile” percorrenza dal punto di vista dell’autonomia, che non fosse… un adattamento dei regolamenti. In questo modo quella di AUDI è partecipazione, alla pari, non una comparsata. Secondo, anche questo è stato detto con una certa “parsimonia”, il motore termico è un gioiello di efficienza e viene utilizzato in un range evidentemente ottimizzato, e quindi esemplare, di regimi e distribuzione della sua energia. Questa è una prima grande proposta-occasione di conversione l’attuale ibrido in un concetto che sia effettivamente più consono e coerente con lo sviluppo di un utilizzo dell’elettrico, se non ancora sostenibile almeno davvero responsabile. Terzo. Dal motore… ops, dal generatore in giù, fino alle ruote, la RS Q e-tron è un formidabile laboratorio di tecnologie e informatica applicata alla nuova mobilità a disposizione, esattamente come dicono loro, del futuro.
Quarto, signori Peterhansel e Boulanger, Sainz e Cruz, Ekstrom e Bergkbvist, forniteci le “prove” che questo futuro è realizzabile nell’arco di un tempo ragionevole e trasferibile in progetti di simile attitudine. Diciamo tre o quattro anni?
Intanto. Le prestazioni sembrano essere confermate, se ne stanno occupando Carlos Sainz , primo giorno, e Exstrom, secondo, allineando le performance della RS Q e-tron alla concorrenza più competitiva. Peterhansel sembra occuparsi, invece, dell’affidabilità che, lo sappiamo, ci porta inevitabilmente nelle mani del… tempo e di altre incognite incontornabili, anche “tradizionali”.
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