Dakar 2022, appunti di viaggio di domenica 2 gennaio: podcast

Dakar 2022, appunti di viaggio di domenica 2 gennaio: podcast
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Il commento audio quotidiano, live dalla Dakar 2022, dei nostri inviati
2 gennaio 2021

2 gennaio 2022, ecco il commento audio alla tappa odierna della Dakar in corso.

I nostri inviati raccontano live, durante i loro trasferimenti in vettura, tutte le sensazioni umane e i retroscena di un evento partito con nuovo spirito. Data la condizione di pandemia a inserirsi tra le vicende sportive e alcune evoluzioni di formato della Dakar stessa. Sempre uguale e sempre diversa durante gli anni. 

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Ha'il, il 2 gennaio, è già l'anno nuovo, siamo in piena Dakar finalmente dopo tanto tempo. Ci troviamo io e Franco Acerbis in una nuova avventura che cercheremo di raccontarvi anche per quelle che sono le impressioni, le sensazioni giorno per giorno. È chiaro che la Dakar 2022 entra nel vivo dal punto di vista agonistico ed è anche un fenomeno sociale, oltre che sportivo, gigantesco.

Tu, Franco, ne hai viste di Dakar, penso fosse più di me, e sotto vari aspetti, soprattutto da varie angolazioni.  Ieri chiacchierando dicevamo che questa Dakar appare sotto un'altra veste, come se fosse un'altra persona, con un'attitudine, con un atteggiamento nei confronti dei suoi "clienti", ma anche appassionati, amici, un po' diverso. Come la traduciamo questa sensazione?

 

A me ricorda  un po' quello che è successo sull'Everest, la famosa montagna nel Nepal; è evidente che negli anni pionieristici salire l'Everest era qualcosa di molto difficile, impegnativo. Con le ultime edizioni, e parlo degli ultimi 20 anni, con le bandierine arancioni degli sherpa che preparano le vie, foto che tutti noi abbiamo visto, indicano che per fare l'Everest basta aver voglia, un po' di soldi e un certo fisico, ma senza essere super allenati. Qui la Dakar sta diventando un po' così. Una gara che può essere fatta relativamente da tutti, i mezzi sono sicuramente sempre più aggiornati l'ingresso della auto storiche gli dà anche un po' quel fascino di passione e amicizia, abbracci, e la parte agonistica che è sempre stata la più esaltante, per quanto mi riguarda viene un po' soffocata da queste 7-8 categorie varie, tra cui queste SS Light, che portano un po' di relativa confusione. Però il mondo nuovo sta andando avanti, c'è una buona atmosfera di amicizie, di rilassamento e anche di competizione.

 

Sicuramente questo mio parere è un fatto nuovo, totalmente nuovo. Io penso cioè che da quest'anno la società organizzatrice ASO è non solo è organizzatore della Dakar ma anche promoter dell'intero campionato del mondo FIA  per le auto e FIM per le moto. Quindi se fino a pochissimo tempo fa a ASO e la Dakar vivevano in un loro mondo blindato ed esclusivo, adesso c'è questa apertura totale verso l'intero panorama della disciplina, dell'orizzonte del rally raid. Questa è una novità importante.

 

Indubbiamente è stata una mossa intelligente e le loro rigidità precedenti, essere un po' fanatici di regole a volte assurde, solo per la voglia di essere diversi si è dimostrato perdente. Il mondo è questo, la Federazione, attraverso la FIA aiuta molto oggi, è una grossa competente e sa cosa sta costruendo, decidendo. Penso che sia stata Jutta Kleinschmidt l'unica vincitrice Dakar a unire questi due mondi. Anche il nuovo Presidente è bravissimo, sappiamo ha fatto una carriera splendida nel mondo dei rally. Qualcuno di competente.

 

E il risultato è che ci sono moltissimi concorrenti, perché sono più di 400 i partecipanti nelle varie categorie. Qui nel paddock oggi ci saranno 1000 mezzi in un parcheggio enorme che neanche a San Siro riuscirebbero ad entrare.

 

E poi c'è questa della novità agonistica di una gara sempre più compatta, sempre più agevole per tutte le assistenze, sempre più - come dire? - più "Rush" più Gran Premio, no? 

 

I percorsi non sono più in linea come quelli della storia passata Della Dakar, che ogni giorno ci spostavamo da di 500,700 o 800 km, teoricamente quasi irraggiungibile se perdevi un un giorno. Oggi, facendo questi anelli a margherita intorno una città come quella di oggi e dei prossimi giorni, rende le assistenze molto più "umane"

 

Stanotte si è dormito in tenda, una cosa bellissima, a fianco a me c'erano una trentina di camper dove i piloti di un certo livello entrano come essere a Riccione, al mare. Sicuramente la nostalgia dalla tenda ci fa tornare un po' più naif, ma anche un più emozionanti. Io tutto sommato posso dire di aver dormito molto bene.

 

Nell'hotel si dormiva un po' peggio per ragione di temperature, tornare alla tenda si torna un  po' bambini adolescenti. In questa fase si accumula moltissimo questo senso di appartenenza a un clan che è veramente internazionale.

 

Un'altra cosa bella: hanno messo commissari italiani, ero prima nella sala medica e c'erano dottori russi,  francesi, americani. Perciò c'è questo senso di internazionalità, anche nello staff, nei segnalatori e cronometristi. E questa è una bellissima cosa che ti fa sentire a casa.

 

Secondo me dal punto di vista generale dell'ambiente, all'inizio della Dakar ci sono tre argomenti forti, due di tipo sportivo e uno di tipo, per così dire sociale. Gli argomenti forti dal punto di vista agonistico li seguiamo  giorno per giorno e sono l'arrivo di questo mostro semi elettrico di Audi.

 

Dal punto di vista delle moto lo scontro frontale diretto, dichiarato e intransigente tra le squadre Honda e KTM. E in mezzo c'è questa storia di inizio Dakar, molto, controversa. È triste, l'esplosione di una macchina con il ferimento grave di con suo occupante alla vigilia, ancora a Jeddah.

 

Ecco, questi sono gli argomenti che in questo momento tengono banco. Da una parte c'è la il fatto grave, dall'altra c'è uno stato di cose che innalza la sorveglianza della corsa da parte degli organizzatori e naturalmente dalle forze messe in campo dalla del Regno dell'Arabia Saudita.

Certo è che se avessimo avuto un po' più di informazioni, probabilmente questa cosa sarebbe stata un po' più chiara per tutti, un po' meno quella voce di corridoio disturbante.

 

Piero, noi veniamo da un paese che dove le informazioni sono talmente in eccedenza che basta un episodio storto di qualcuno.. Abbiamo già 1000 notizie controverse, perciò noi viviamo in una eccedenza di informazioni, anche non vere. Qui siamo in Arabia, la situazione opposta; ci limita anche la lingua e la scrittura. Già per noi parlare con qualcuno è difficile, i giornali non li leggiamo, non sappiamo cosa scrivono, siamo in una nostra enclave, siamo troppo distanti per capire che cos'è il lor mondo.

 

Sono d'accordo. Fermo restando che secondo me starebbe all'organizzazione, a maggior ragione visto che il contatto linguistico è limitato con la con l'area che che percorriamo, darci delle informazioni il più possibile esaustive proprio per far stare tranquilla, o in allarme se necessario, tutta la popolazione della Dakar

Dimmi una cosa, che sensazione, che impressione ti ha fatto sentire veder partire la l'Audi elettrica?

 

Di assoluto futuro e modernità. Vedere questa auto che partono senza far rumore, come sanno fare le  elettriche, almeno nei primi metri... Negli altri anni erano qualche tentativo c'è stato, ma erano corridori, e perciò marchi di poca performance agonistica, solo curiosità. Questi tre, Peterhansel, Carlos Sainz e Mattias Ekström ,lo svedese. Sono li che spingono, tanto è vero che se guardiamo solo la classifica di ieri, che era sicuramente modesta nei tempi, sono già secondi, perciò c'è qualcosa qui che si sta muovendo, che che sta andando più forte di quelli che hanno la cultura "normale" delle auto. 

 

Questo ci spinge anche a cercare di descrivere meglio nei prossimi giorni quella che è la realtà di questo progetto che probabilmente è stato descritto in una forma abbastanza leggera, eclatante, alla ricerca di un certo clamore. Dall'altra parte però vediamo che ci sono delle questioni sostanziali che vengono affrontate in modo futuribile. Quindi sarà il caso di seguirli attentamente, giusto?

 

Mi diceva ieri Stefan Peterhansel che ogni auto ha 30 persone intorno; fuori da ogni ragionevole equilibrio per la nostra abitudine, perché molti altri sono lì, coi loro  due meccanici e quattro amici che battagliano anche loro per finire la Dakar in maniera agonistica e decente

 

Quindi andiamo a seguire questa seconda tappa e che commenteremo naturalmente domani.

 

Esatto, comincia già la verità oggi, perché la tappa dura molte ore, perciò già vedremo. Nelle moto, invece, come sempre, la loro velocità, l'abilità di questa ventina di piloti che sono il top. Come nel calcio, si sono un po' rubati i corridori fra di loro, quello della Honda è passato alla KTM e viceversa. C'è già un bellissimo movimento, il nostro super velocista Petrucci, tutti noi raccomandarlo di andare piano, e non c'è verso, tutti lo salutano e gli dicono "Petrucci va piano" e lui sorride sotto i baffi e dice" vengo per andare piano, è la prima volta che me lo dicono nella mia vita". Però si rende conto che finire la Dakar sarebbe sicuramente un'enorme successo.

 

Sì, ma io sono fiducioso per lui. Ha una bella testa, vedrai, ha capito e sta capendo bene la Dakar. Dai ci sentiamo tra 24 ore, domani, arrivederci e buona giornata.

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