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Riyadh, Arabia Saudita, 6 Gennaio. Ci si lascia alle spalle il Deserto dell’Empty Quarter, definizione vagamente sinistra e particolarmente adatta al contesto geografico della regione Sud dell’Arabia Saudita, si punta verso Nord-Est e si raggiunge la Capitale, Riyadh. È il primo terzo di Gara. Consideriamolo il primo capitolo del 42° romanzo della Dakar, e proviamo a leggere gli indizi in evidenza dopo 4 delle 12 Tappe di questa edizione. Succedono cose strane, ma belle. Si mettono a segno colpi strepitosi e si subiscono vere e proprie disfatte. Eppure la guerra è sempre aperta e sono ben pochi gli attori protagonisti della “serie” che non abbiano ancora l’opportunità di dire la loro.
Recordman, primatisti, fuoriclasse, ma anche debuttanti, insospettabili improvvisamente maturati, outsider e gregari che escono allo scoperto. Il modo di interpretare la Dakar è cambiato, soprattutto perché è cambiata la Dakar che tiene in maggiore considerazione l’attrattiva “democratica” di un maggiore equilibrio di possibilità.
Quarta Tappa, da Wadi Ad-Dawasir a Riyadh, la capitale dell’Arabia Saudita. 337 chilometri di prova speciale negli oltre 800 del totale. Non la Speciale, ma la Tappa più lunga. E molto veloce. Anche questo conta. Anche i chilometri apparentemente fuori dal controllo de cronometro.
È la seconda volta di Joan Barreda che si è imposto su Branch e sull’eccellente Sanders, di nuovo a podio. E qui non si capisce bene, al momento, se il catalano ha fatto una grande operazione sul suo carattere, tenendo quindi la velocità sotto il dominio dell’intelligenza di gara, oppure se l’indubbia regolarità di condotta sin qui adottata è figlia degli ammonimenti derivati dalle grandi, infruttuose fughe delle prime tappe, vedi Brabec e Price.
La situazione è particolarmente intricata. Barreda è il più veloce in condizioni ottimali, quindi dimostra di avere la situazione sotto controllo, il suo compagno di squadra Kevin Benavides, invece, è a testa bassa in ogni tipo di situazione, come sua abitudine. I due sono separati da tre minuti sul podio provvisorio virtuale della Dakar e il solo De Soultrait è, al momento, davanti a entrambi.
Tra il catalano e l’argentino, ugualmente ambiziosi, non è mai corso il miglior sangue. È un bel capitolo agonistico di questa edizione, tutto da seguire (soprattutto per Ruben Faria, il bravo Manager della Squadra Honda). Ugualmente, sarebbe interessante stabilire a che gioco stanno giocando, dopo le sfuriate iniziali, Brabec e Price, molto indietro al termine della 4° Tappa (errore di Price, ottavo, e Brabec visibilmente lento, quindicesimo).
Non è da escludere che, visto come girano le cose, i due assi abbiamo optato per una giornata… sabbatica in attesa di sviluppare meglio i loro argomenti nella quinta, alla volta di Buraydah, che si ritiene possa essere una delle più difficili dell’intero Rally.
Brutto incidente per C S Santosh, caduto rovinosamente dopo l’urto contro una pietra. Sullo stesso ostacolo era volato un attimo prima il nostro Maurizio Gerini che, rialzatosi incolume, è corso indietro per mettere in allarme i piloti che sopraggiungevano. Gerini non ha fatto in tempo a evitare l’incidente, ma è stato il primo, provvidenziale soccorritore de pilota indiano, che ha lasciato nelle mani dei medici della Corsa prima di ripartire.
Nella gara delle auto si sente al momento la mancanza di Carlos Sainz, scaduto indietro a causa di un grave errore di navigazione nel corso della terza Tappa. Visto il ritmo della Gara, che ha già perso uno dei suoi potenziai protagonisti, Bernhard Ten Brinke, incapace di stare in scia agli scatenati Al Attiyah e Peterhansel, la situazione diventa molto delicata. Fare un errore può costare molto, ma su questi ritmi è anche molto facile commetterne. È un momento in cui l’esperienza può fare una grossa differenza.
Al Attiyah ha vinto la sua terza tappa consecutiva. La sua andatura è impressionante, e soprattutto è quasi clamorosa la sicurezza con la quale il Principe del Qatar riesce a gestire le sue performance indipendentemente dall’ordine di partenza. Non basta pensare che il qatariota si sente a suo agio in un Deserto così vicino al suo. Sono due giorni che Al Attiyah apre la pista e tre giorni che vince. La sua posizione in classifica non cambia, l’espertissimo Peterhansel riesce a controllare l’avversario forte di un’esperienza senza pari, ed evidentemente di una grande stato di forma… della Mini John Cooper Works Buggy, sino a qui dimostratasi particolarmente efficiente e affidabile.
La conclusione della Tappa non cambia molto. I dieci secondi che separano sul traguardo di Riyadh Al Attiyah da Peterhansel non cambiano la fisionomia del Rally, così come non stupisce più il terzo posto del sudafricano Lategan con la seconda Toyota, e certamente non impressiona il quarto di Loeb con la BRX Hunter.
Nella gernale provvisoria, dunque, Peterhansel e Boulanger, Mini, mantengono 4 minuti di vantaggio su Al Attiyah-Baumel. Sainz-Cruz sono terzi a 36 minuti, Loeb è quarto e Lategan quinto.
© Immagini: “Nani” Roma Media, BRX, Red Bull Content Pool, X-raid, Toyota Gazoo Racing, ASO Médiathèque - DPPI, KTM, Honda, Rally Zone, Francesca Gasperi