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Jeddah, Arabia Saudita, 1 Gennaio. Ripeto: 1 UNO GENNAIO! Siamo nell’anno nuovo. Quello che risulterà quanto meno controverso è alle spalle, sia pure di poco. Però un po’ di simbolismo scacciapensieri e scaramantico non guasta. È l’anno nuovo, siamo alla vigilia “vera” della Dakar 2021 Arabia Saudita, 43ma della serie e seconda del terzo capitolo, quello inaugurato lo scorso anno con la miscela 100% Arabica.
La marcia di avvicinamento non è stata rapida né facile. Il lungo viaggio, voli da rifare, incroci e coincidenze, la quarantena… di 48 ore in hotel a Jeddah, un nuovo test a cura degli Organizzatori e dei sanitari in loco, un poco di ansia ancora per il responso. Via libera per quasi tutti, ma non per tutti. Alex Titov, Mario Patrao, Dani Oliveras, Manuel Porem, Giordano Pacheco, Ivan Jakes, per esempio, sono stati rigettati dai test e non partiranno.
Finalmente, comunque, è shakedown e si può tirare un sospiro di sollievo e tirare dritto davanti agli occhi con il cuore puntato al Deserto, l’orizzonte è sgombrato dalla noia feroce della paura del CoViD-19. Lo stress è stato mitigato, almeno in parte, dall’obbligo all’ozio. In fondo è stata l’occasione per rifare mentalmente il percorso sin qui, fino all’imminente partenza della propria corsa, spuntando tutte le operazioni. E anche tempo di saluti, di riassunti mentali, delle prime foto ricordo che riuniamo nel primo album dei nostri Concorrenti.
Adesso la Dakar è nella sua bolla. Asettica, isolata, tagliata fuori dalla ruota del resto del Mondo. Non si entra e non vi si esce, più o meno per nessuna ragione, a meno dell’unica per cui è stato messo in piedi tutto questo, fino alla fine. È stata un’operazione lunga e complessa, molto rigorosa e attenta, anche delicata. Ora è tutto a posto, resta la vigilanza. Più che una bolla, termine molto usato per indicare un sistema protetto e messo in sicurezza, questo mi sembra un tunnel. Il tunnel anti-CoViD della Dakar, lungo 12 tappe e 7.650 chilometri (di cui 4.700 km di speciali), dentro il quale si compete per l’assegnazione dei trofei 2021.
È una Dakar all’insegna annunciata di due elementi fondamentai di riuscita “morale”: sicurezza e “lotta all’imbroglio”. In molte delle nuove regole, o dell’evoluzione di alcune sperimentali fino allo scorso anno, si possono leggere entrambi gli obiettivi. David Castera, il direttore della Dakar dallo scorso anno, si è manifestato al riguardo in modo intransigente.
La prima novità è insita nel nuovo percorso, più “navigato”, in buona parte inedito, con più sabbia e dune, con una maggiore domanda di guida e di tecnica, sostanzialmente più “lento”. A rallentare e tenere concentrati i Piloti e Navigatori entra in scena il road book consegnato agli equipaggi quasi contestualmente alla partenza di ogni tappa, 20 minuti prima per le moto, dieci per le auto. I Piloti Elite di Auto, SSV e Camion, avranno un road book di tipo elettronico, un tablet, gli altri il convenzionale tipo di carta, rotolo per i motociclisti (il CoViD ha impedito di sviluppare il sistema elettronico) o quaderno per gli altri. Non si avrà nemmeno il tempo, quindi, di dare una lettura anche sommaria al percorso che si aspetta, per questo il road book arriva già “a colori”. Spariti i map men e le loro informazioni supplementari.
Per le auto la velocità massima è stata “limitata” a 180 km/h, per le moto si è imposto i gilet “airbag” e un numero massimo, 6, di penumatici posteriori per l’intera durata del Rally. Non tutti sono d’accordo sul reale apporto di quest’ultima soluzione, ma lo dirà la Corsa se è una buona idea oppure no.
Aumenta il numero di camera car con l’occhio puntato all’interno dell’abitacolo, non si sa mai che qualcuno abbia qualche tecnologia accessoria, e anche il numero dei controllori al servizio di questo “grande fratello”.
Poi, alla fine son tutti bei discorsi. La grande differenza la fa quasi sempre la natura e le “scelte” di percorso. L’Organizzatore sa bene come fare per rendere difficile, e dunque più “lenta”, la vita ai suoi Concorrenti. Scopriremo dunque strada facendo come si configura l’edizione 2021 della Dakar.
Per il momento la lunga marcia di avvicinamento si conclude in un clima strano e inedito, che paradossalmente sembra fare bene al morale, più incline ad una maggiore circospezione, una sorta di calma olimpica, dei partecipanti.
Il che favorisce anche il moto dell’anima per definizione più adatto al particolare momento, il saluto al nuovo anno.
Infatti siamo qui per questo. Per augurare a tutti, ai “dakariani”, ai nostri lettori e comunque al resto del mondo, un BUON ANNO 2021!
© Immagini “Nani” Roma Media, BRX, Red Bull Content Pool, X-raid, Gazoo Racing, ASO, Francesca Gasperi