Dakar 2021. Arabia Saudita: porti e aeroporti chiusi. È Dakar in pericolo?

Dakar 2021. Arabia Saudita: porti e aeroporti chiusi. È Dakar in pericolo?
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Notizia clamorosa, l’Arabia Saudita chiude porti e aeroporti. Per una settimana, forse due, cruciale. Niente paura: per la potenza logistica che ha organizzato l’”esodo” della Dakar 2000 è un gioco da ragazzi. Non è questo il rischio, però…
22 dicembre 2020

Riyadh, Arabia Saudita, 21 Dicembre. Il Paese anfitrione della Dakar numero 43 chiude porti e aeroporti. L’Arabia saudita si chiude alla paura che la variante CoViD-19, che spaventa anche… i vaccini in dirittura d’arrivo, attraversi i suoi confini. Dal punto di vista del Coronavirus è una notizia che si allinea alla conosciuta, ultima tendenza europea che sta creando una sorta di “pre-Brexit” di protezione dall’accresciuto rischio di contagio. Dal punto di vista della Dakar 2021 è una notizia bomba.

Vediamo. Gran parte dei mezzi iscritti sono già arrivati, via mare, a Jeddah, la città portuale saudita dove il primo bivacco del Rally è già pronto ad ospitare la “mossa” della corsa. La quasi totalità del "materiale umano", concorrentie e personale, al contrario, si appresta a passare il Natale in famiglia e nel proprio Paese per poi volare, prima di Capodanno, in Arabia Saudita e riunirsi al resto della logistica “overseas”.

Ma dal 21 i voli per l’Arabia Saudita sono chiusi, per una settimana e con una opzione di prolungamento del provvedimento per altri sette giorni. Salvo circostanze eccezionali, certo, ma la Dakar, per quanto importante, non può essere assimilata a uno di quei casi. Dunque quand’anche durante la prima settimana di chiusura il monitoraggio del problema fornisca dati rassicuranti, resta il fatto che fino agli ultimi giorni dell’anno le compagnie aeree internazionali sono inibite dal volare da e per l’Arabia Saudita. Quindi saltano molti dei piani di logistica convenzionali, e sono ancora di più a rischio quelli straordinari, per chi, per esempio, deve trasportare anche i mezzi all’ultimo minuto per via aerea. La situazione diventa ancor più complessa per quei team la cui composizione o logistica si lega più o meno strettamente ai Paesi del Regno Unito. Non è difficile immaginare, per riunire la casistica possibile in un quadro riassuntivo eloquente, che un Team come il Bahrain Raid Xtreme sia in un mare di guai. Base inglese, Piloti francesi e spagnoli, personale internazionale e capitale… fiscale Middle East a… Est del teatro della Dakar. Un autentico rebus. Infatti il Team di Nani Roma e Sébastien Loeb è travolto dai problemi, ma ci lavora con coscienziosa consapevolezza di poterne venire a capo.

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La sintesi della notizia è diventata ben presto una sola, una domanda che ha già fatto un giro e mezzo del Mondo: la Dakar 2021 è a rischio?

La Dakar non risponde esplicitamente alla “provocazione”. Il suo sito ufficiale è fermo da una settimana e riporta solo le solite “raccomandazioni”, per lo più burocratiche che diventano d’emergenza nella immediata vigilia. Il che non vuol dire che il problema sia stato accantonato. Contestualmente alla notizia di chiusura delle frontiere di terra e di aria, infatti, i Concorrenti si sono visti recapitare una rassicurante mail di istruzioni di dettaglio. Non si parla neanche lontanamente della possibilità di cancellare la Corsa.

Bisogna a questo punto ricordare un evento “storico”. L’edizione del 2000 fu sospesa per la minaccia di un attentato terroristico nel Niger. Una bella sera il grande  Hubert Auriol, allora Direttore della Dakar, riunì i giornalisti e ci comunicò, nel pathos di un momento davvero particolare, che la Dakar veniva sospesa per consentire di trasportare l’intera “flotta” del Rally in Libia. Moto, auto e camion in corsa, ma anche elicotteri e mezzi di supporto, e naturalmente tutti i partecipanti e componenti della carovana, direttamente a Sabha dove poi la corsa riprese per concludersi al Cairo. È il famosissimo ponte aereo dei giganteschi Antonov An-124, cinque giorni di viaggi tra Niamey e Sabha per trasferire l’intera Corsa oltre il Ténéré.

Adesso può essere più chiaro che, per una società della potenza logistica di ASO, risolvere un problema di voli, vent’anni dopo l’”esodo” della Total-Dakar-Cairo, è davvero un gioco da ragazzi. E infatti, con la mail indirizzata ai partecipanti, ASO mette a disposizione la propria “agenzia di viaggio” VSO per convertire i voli di linea in charter, per coloro che già hanno un piano di voli “convenzionale”, e per offrire analoga opzione a quelli che non fossero ancora organizzati. Va detto che VSO funziona solo per gli eventi ASO, e che offre soluzioni davvero efficaci, per di più, perla rarissima nel contesto, a tariffe competitive e flessibilità imbattibile. Inoltre la tempestività di ASO denuncia, come per il ponte aereo del 2000, una chiara e attenta vigilanza di una situazione generale già valutata preventivamente.

Dunque no, il problema dei voli… non è un problema che minaccia la Dakar 2021.

Lo è, invece, il contesto “morale” in cui matura la vicenda. Quando, infatti, un mese fa Jean-Louis Schlesser scriveva ai propri partecipanti annunciando l’annullamento dell’edizione 2021 di Africa Eco Race, venne immediatamente da pensare che la Dakar era sulla stessa barca, quindi a rischio.

Adesso la situazione globale, che riguarda assetti nazionali in continuo divenire con chiusure, anche parziali, che possono dividere il mondo in molte parti, subisce una ulteriore, temibile accelerazione, per una evoluzione della vicenda ancor più critica. I piani si rincorrono, i protocolli di contenimento del contagio stanno diventando straordinari e possono mandare la Dakar in un tunnel di asettica sicurezza, però sì, questo può e deve essere considerato un pericolo e un rischio enorme.

Anche se mentre scriviamo è in corso una video conferenza, quel che fa più pena è che i concorrenti saranno sempre i primi a sapere… ma all’ultimo minuto!

 

© Immagini ASO, Red Bull Content Pool

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