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Neom, Arabia Saudita, 12 Gennaio. La Dakar non finirà mai di sorprendere. È la gara dei colpi di scena per eccellenza. Piccoli o grandi, fortunati e non (per lo più), sono i coup de theatre che condizionano il suo andamento e la rendono così incerta. A tre tappe dalla fine della 43ma edizione la gara delle Moto si rimescola completamente e quella delle auto da mostra di voler fissare un “indizio” della prima ora. Ma a tre giorni da Jeddah e con nove “testimonianze” alle spalle, il verdetto è ancora lontano, e le supposizioni quanto mai tali.
Siamo alla nona tappa, tre alla fine dopo questa. È l’anello di Neom, partenza e arrivo in questa città… di domani. 600 chilometri in un paesaggio e con panorami mozzafiato, non c’è che dire, e 465 di prova speciale. Non facile, a tratti veloce, a tratti insidiosa, con una bella navigazione e comunque “appuntita” perché ormai in testa sono tutti con il coltello tra i denti. Abbiamo visto subito che tra le moto si metteva male. Ross Branch andava ad accatastare la sua moto insieme a quelle di Caimi, Mc Canney e Short, lasciando l’unica Yamaha “papabile”, quella del sin qui tremendamente saggio Adrien Van Beveren, in una posizione che non è degna né della Marca né del Pilota. Qualcosa di sbagliato, o di molto sfortunato. Difficile dire.
Kevin Benavides vince la Speciale, Ignacio Cornejo consolida la propria leadership
Poi è stata la volta di Toby Price, abbiamo visto anche quello. In pieno attacco dopo due giorni difficili, l’australiano stava mettendo giù tutto il suo “sapere” di bi-campione per cercare di prendere in mano la situazione. Non gli era riuscito il giorno precedente, fine Tappa Marathon, ma apparentemente stava funzionando oggi. Sicuramente un filo di sfortuna, ma anche un filo di troppo man mano che il numero dei giorni utili per fare la differenza si andava inesorabilmente assottigliando.
E ancora, cade allo stesso modo anche Luciano Benavides, ufficiale Husqvarna Factory, era decimo, ed è un altro volo straordinario dell’elicottero medico alla volta dell’ospedale di Tabuk.
Le classifiche verranno dopo, magari tardi, devono tenere conto dei tempi restituiti ai soccorritori di Toby Price, in particolare Brabec e Sunderland in ritardo in “tempo reale” di 23 e 26 minuti rispettivamente. Sulla pista, di fatto, si apre una grande opportunità di gioco di squadra per il Team Monster Honda. Kevin Benavides, che è indietro nella Generale, può attaccare e così difendere la posizione del nuovo leader della Gara, Ignacio Cornejo.
L’argentino non è solitamente dei più disponibili, e ancor meno lo si può immaginare così altruista con un “vicino” di Paese, ma il gioco diventa automatico perché la cura degli interessi personali di entrambi porta comunque acqua al mulino del Team. Per la Squadra Honda Monster potrebbe essede davvero la giornata clou. Kevin Benavides vince la Speciale, Ignacio Cornejo consolida la propria leadership. Benavides dovrebbe essere adesso secondo a una dozzina i minuti dal compagno di Squadra, Sunderland terzo a quindici.
“Peter” scuote la propria gara, vince la tappa e...
La pista tortuosa e panoramica della nona Tappa dice un paio di cose importanti anche per le Gara delle Auto. La prima è che a tre giorni dalla fine possiamo veder uscire allo scoperto Cyril Despres e Mike Horn che, sinora assai prudenti ai comandi della Peugeot ex Dream Team, concludono nel ristretto giro dei protagonisti. La seconda è che è arrivato anche il grande momento di Stephane Peterhansel. Favorito dal fatto che Nasser Al Attiyah è costretto ad aprire la pista avendo vinto l’ottava tappa, “Peter” scuote la propria gara, vince la tappa e infligge all’avversario uno dei distacchi più importanti dell’intero Rally. Non è una giornata facile per il Principe del Qatar, l’onere di apripista, che porta qualche incertezza di navigazione, e due forature, sono un handicap che potrebbe rivelarsi importantissimo per lo sviluppo della Corsa ormai alla stretta finale.
La vittoria di giornata va a Peterhansel, Al Attiyah è secondo a 12 minuti, Baragwanath terzo a quasi 14. Nella Generale Peterhansel e Boulanger sono primi, al Attiyah e Baumel ancora secondi. Questo, tuttavia, è il profilo di esito più attendibile da quando è iniziato il Rally. Riprendere quasi 18 minuti a Stephane Peterhansel è impresa a dir poco titanica, anche per un irriducibile Asso come Al Attiyah. Ma, naturalmente, non c’è mercato più difficile della Dakar per vendere una pelle dell’orso prima di averlo fatto fuori.
La Dakar è agli sgoccioli. Per qualcuno è già finita da tempo, per altri… da poco, come per Sébastien Loeb che ha gettato la spugna durante l’ottava tappa. Il Team BRX si consola con la solida performance di Nani Roma, che è 5°. Per altri la Dakar… finisce ogni giorno. Come il caso di Mathieu Serradori che, tornato in gara e primo a cento chilometri dal traguardo, si è fermato nuovamente con il buggy Century in panne. La gara ritrova anche qualche buon spunto della prima ora. È infatti una giornata di soddisfazione per Brian Baragwanath, con l’altro Buggy SRT, quinto, e per Giniel De Villiers, terzo con l’altra Toyota ufficiale. Non lo è ancora una volta per Carlos Sainz, invece. Il campione in carica, verrebbe da dire ormai per pochi giorni, si è fermato due volte, per sostituire una ruota forata e per riparare un problema dell’impianto frenante del Buggy Mini JCW.
Decima Tappa. Si lascia il bivacco nel nulla di Neom, e ci si dirige verso Al-Ula. Nel menù il piatto forte di 352 chilometri di prova speciale, con un contorno di trasferimenti per un totale di 583.
© Immagini: “Nani” Roma Media, BRX, Red Bull Content Pool, X-raid, Toyota Gazoo Racing, ASO Médiathèque - DPPI, DPPI-Soldano, KTM, Honda, Rally Zone, Francesca Gasperi